Attendendo la prima luce del Nuovo Anno
Solitamente, quando pensiamo a quel che si dovrebbe indossare la notte di Capodanno, facciamo fatica a immaginare colori diversi dal rosso -il più tradizionale-, dal nero -il più rassicurante-, dall’oro -il più appariscente-, dall’argento -il più “stellare”.
Si valuta immediatamente l’idea di ricorrere a micro o macro paillettes, a strass, a ricami, ad applicazioni, a lustrini………….
Bene! Personalmente, quest’anno il desiderio corre altrove. Segue itinerari alternativi. Si lancia verso orizzonti aperti e “chiari”. Ha “voglia” di chiaro. Di luce nuova che si affaccia e che, facendo pian piano capolino, riesce a inondare in modo prorompente il solito scenario.
Cosa dunque di più giusto che orientarsi verso una scelta “diversa”? Verso qualcosa che non segua “per forza” la moda corrente o i canoni prestabiliti?
“Le mode non nascono né sono sempre nate da propositi consapevoli degli stilisti. Ci sono e ci sono state mode che devono la propria esistenza a episodi fortuiti, a soluzioni occasionali che si sono prodotte senza la minima intenzione di divenire indicazioni d’eleganza né simili”….
Così scriveva nel 1945 Pedro Rodríguez, esaltatore di tutto ciò che denota stile al di là dell’apparenza…….
Un abito a palloncino con le maniche a tre quarti crema, per esempio. Sofisticato e positivamente imperioso come il profilo di una statua di Canova. Sicuramente inusitato ma, proprio per questo, evocatore di nuovi appagamenti.
O un lungo vestito frusciante dai pallidi e timidi riflessi degno di una donna dalla sensualità evanescente e dal portamento regale o vagamente angelico come il Sommo Poeta ha tante volte ben descritto parlando della sua diletta.
“Mostrasi sì piacente a chi la mira
che dà per li occhi una dolcezza al core, che ‘ntender no la può chi no la prova….”
O ancora un larghissimo pantalone di fluido cady miele corredato da una blusa altrettanto morbida e leggera di un tono leggermente più caldo come sarebbe piaciuto alla divina Garbo o all’algida Dietrich.
E perché non una gonna croccante “chicco di grano” a metà polpaccio accostata a una piccola dolcevita smanicata ton-sur-ton dal gusto minimale come si vede in certi film di Rossellini?
Il richiamo alle innumerevoli sfumature che vanno dall’avorio al latte, dal panna al vaniglia, dal gesso al burro, dal banana al biondo crea infatti già al solo nominarle un senso di pacatezza, di “nutrimento”. Un gradevole connubio tra la tinta del tessuto e quella dell’incarnato. Quasi a confondersi e a intercambiarsi. L’uno protesi dell’altro. L’altro accessorio dell’uno. Il “contenitore” simile al “contenuto. In un “continuum” delicato che tinge di bagliore il rigido inverno così abituato ai colori profondi e freddi.
“Entrare” in tale mise è un po’ come entrare dentro un paesaggio innevato, conforto e copertura per la terra cupa e desiderosa di riposo. E tutto rallenta e si fa più pulito, fermo, calmo, leggero.
È grande la necessità del ritorno ad un’eleganza naturale che emerga dalla serenità personale.
È tanto il bisogno di quiete, di armonia con l’ambiente, di chiarezza.
Di chiarore.
D’altra parte si dice “una giornata chiara” per indicare un cielo splendente.
E si dice “con voce chiara” per definire qualcosa che si percepisce in modo nitido, non confuso.
E ancora si dice “mettere in chiaro” per togliere dubbi e infingimenti, per mettere ordine al disordine.
Sì, decisamente questa cosa ci piace. Questo ricorrere alla sobria ma significativa luminosità che arriva a “toccare” anche noi -pur solo semplicemente attraverso un vestito festoso- ci garba molto.
E crediamo che dare il via a quel che ci aspetta dopo il 31 dicembre così “abbigliate” -così “abbaglianti”- possa essere di buon auspicio. Per aprirsi con ritrovata fiducia a quel che verrà.
E se proprio proprio non dovessimo riuscire a rinunciare al colore scuro, accendiamo questa notte con tante romantiche candele, con tanti fiori bianchi, con tante decorazioni brillanti, con tanti smaglianti sorrisi, con tanti amorevoli amici. Una sorta di benevola aura che, avvolgendoci di luce, ci rimetta in sintonia con tutto ciò che conta veramente. E il mattino successivo chissà,….. …….
“Wow, ha davvero nevicato stanotte! Non è fantastico? Tutto ciò che era familiare è scomparso e il mondo sembra nuovo di zecca! Un nuovo anno… un nuovo inizio! E’ come avere una gigantesca pagina bianca su cui disegnare. Un giorno pieno di possibilità! E’ come un magico mondo, Hobbes, vecchio amico mio… andiamo ad esplorarlo!” -Bill Watterson, E’ un magico mondo, Calvin & Hobbes-