Avedon, l’arte di immortalare il glamour
Corpi dinamici, sguardi intensi, atmosfere magiche,
come in un ciak: è in corso
a Milano, fino all’8 giugno, presso lo spazio Forma (http://www.formafoto.it/)
la retrospettiva dedicata al fotografo americano che reinventò la fotografia di moda.Immagini vive e reali, molto più che semplici fotografie:
è questa l’impressione che si ha guardando gli scatti
di Richard Avedon (New York, 1923 – San Antonio, 2004), uno dei più grandi fotografi americani, di cui è in corso una mostra a Milano, fino all’8 giugno, presso lo spazio Forma (la retrospettiva, in arrivo da Copenaghen, sbarcherà poi a Parigi, Berlino e San Francisco).
Più di 250 immagini raccontano il percorso del fotografo che ha reinventato l’arte della fotografia di moda, trasformando le modelle da semplici manichini su cui appendere le creazioni, a personaggi veri, che danno vita all’abito. Corpi dinamici, sguardi intensi, atmosfere magiche, come in un ciak: così gli scatti del fotografo americano, raccontano storie, alla maniera, quasi, di un regista.
Come nella celebre immagine Dovima e gli elefanti al circo d’inverno. Abito Dior, 1955, in cui alla leggerezza della seta Avedon contrappone la pelle ruvida dei pachidermi; o nello scatto che coglie la modella Veruschka in movimento, mentre sembra faccia una danza.
Ispirandosi all’opera dell’ ungherese Martin Munkacsi,
che per primo utilizzò il movimento nelle foto di moda, Avedon comincia la sua carriera, nei primi anni ’40, nella marina mercantile, dove aveva il compito di scattare le foto di identità. Dopo dodici anni di lavoro presso la rivista di moda Harper’s Bazaar, si specializza nella realizzazione dei ritratti collaborando con Vogue.
Alla fine degli anni ’70, avviene il fortunato incontro con lo stilista italiano Gianni Versace, con il quale darà vita ad un sodalizio artistico durato circa vent’anni.
Ma la retrospettiva dedicata al fotografo della Parigi degli anni ’50, è una galleria di volti (ritratti di uomini di stato, gente comune, artisti, attori ed attrici) e spaccati di realtà che ripercorrono l’intera esperienza professionale di Avedon: dai primi scatti del 1946, che raccontano la Sicilia del dopo guerra, alle immagini del capodanno del 1989 alla Porta di Brandeburgo a Berlino, appena due mesi dopo la caduta del muro. Fino all’ultima immagine scattata alla cantante Björk, quattro mesi prima che Avedon morisse, mentre stava lavorando su incarico del New Yorker.