Borsalino in mostra, tra cappelli e cinema
Borsalino non è solo il nome di una casa di moda fondata ad Alessandria negli anni ’50 dell’Ottocento e di un modello di cappello ideato e reso celebre dalla stessa griffe, è anche il titolo di un film del 1970 diretto da Jacques Deray ed interpretato da Alain Delon e Jean-Paul Belmondo (“Borsalino & co.”, seguito della pellicola, è stato girato nel 1974). “Se il cinema è indissolubilmente legato al potenziale narrativo del cappello – ha sottolineato Roberto Gallo, Presidente della Fondazione Borsalino – l’azienda Borsalino ha con l’arte cinematografica un’antica relazione. Oltre a creare un canone estetico che ha dato il via alla leggenda cinematografica, l’azienda è da sempre attenta al linguaggio video in ogni sua forma, come attestano numerosi documenti storici che mostrano come il cinema abbia sempre rappresentato negli anni la chiave per comunicare la qualità del cappello alessandrino”.
Questi assunti costituiscono i presupposti della mostra “Il cinema con il cappello. Borsalino e altre storie”, aperta al pubblico dal 18 gennaio al 20 marzo 2011 e ospitata presso la Triennale di Milano. L’esposizione ideata dalla Fondazione Borsalino e curata dal critico cinematografico Gianni Canova, svela il potenziale narrativo contenuto nel cappello, la capacità di suggerire metamorfosi e di caratterizzare identità differenti, attraverso il dialogo attivato (praticamente da un secolo) con l’universo cinematografico. Il cappello è una scelta sostanziale e non un semplice accessorio. Definisce stili, ruoli e professioni. Svolge un ruolo centrale nel cerimoniale sociale. Più di ogni altro capo di abbigliamento implica una gestualità e dei rituali. Può suscitare lacrime e risate, sentimenti malinconici e passioni. Traveste e sintetizza il desiderio di ribellione, genera mode e comportamenti.
Il percorso espositivo utilizza un linguaggio contemporaneo e ruota attorno a cinque nuclei tematici. Un grande cilindro multimediale, pensato come una macchina del tempo, accoglie il pubblico all’ingresso della mostra, svelando il ruolo chiave ricoperto dal copricapo nella ricostruzione identitaria cinematografica. L’esposizione ricorda protagonisti della pellicola come Charlie Chaplin e Audrey Hepburn, James Dean e Greta Garbo. Non dimenticando grandi registi come Orson Welles, Sergio Leone e Federico Fellini, che hanno legato la propria immagine all’uso di un preciso modello di cappello. La mostra cita Peter Falk nel dialogo tratto da “Il cielo sopra Berlino” di Wim Wenders che racconta il cambiamento identitario sotteso ad ogni cambiamento di copricapo.
Nella sezione finale l’esposizione accoglie una carrellata dei Borsalino più celebri, oggetti di culto che hanno fatto la storia del cinema e del costume. I già citati film di Jacques Deray “Borsalino” e “Borsalino & co”, recavano nel titolo il logo dell’antica casa alessandrina, scelta dal regista per rappresentare il gusto estetico degli anni Trenta; la mostra ospita i bozzetti d’epoca realizzati dal costumista Jacque Fonteray per le due pellicole, oltre a lavori realizzati appositamente dall’artista dell’animazione Gianluigi Toccafondo. Verrà proiettata in prima nazionale la versione integrale e restaurata di un prezioso documentario di cinema industriale, realizzato dalla ditta Borsalino nel 1912 e diretto da Luca Comerio. Il filmato introduce e spiega nello stile della fiction il processo di fabbricazione dei cappelli.