Capucci prêt-à-porter: la prima collezione
Il più famoso creatore italiano di alta moda Roberto Capucci torna alla ribalta con la collezione prêt-à-porter A/I 2015-16. Per il nuovo marchio battezzato semplicemente Capucci, il Maestro ha affidato a Cinzia Minghetti la guida del team creativo, ma ha riservato a se stesso la supervisione delle collezioni.
Questa prima, presentata a Milano durante la Fashion Week di febbraio, stupisce per la leggerezza. Ci aspettavamo capi dalle strutture architettoniche ed in effetti ci sono, ma rese più semplici e portabili, perché la tradizione deve sposarsi al fatto di essere adeguata all’indossare di oggi.
Notiamo subito la linea a scatola -nelle maglie, giacche e nei sopra-, perché giustamente questo fu l’inizio della modalità di disegnare del Maestro Capucci: la linea quadrata ha fatto scaturire tantissime tra le sue opere più belle. Le maglie sono molto semplici, ma dotate di un quid che le rende preziose. Una filettatura tono su tono di seta e paillettes crea, nell’abito smanicato semplicissimo leggermente a trapezio, una geometria particolare.
Ammiriamo i capi nelle varie tonalità di grigi. Molto elegantemente resa la mantella aperta dietro che risulta essere quasi un semplice copri spalla; il dettaglio della sartorialità, sempre molto ricercato, è reso da una circolarità del tessuto double che torna su se stesso. Golfetti dalla mano morbidissima e dall’aspetto vissuto. Classiche le giacche, quasi tutte trapezoidali con maniche tre quarti dal taglio sartoriale. Crêpe di lana per i tailleur, con le cuciture dei pantaloni sempre dettagliate e le impunture stesse fatte esclusivamente a mano. Un cappotto tradizionale, dal taglio chiamato milano, ma pià amplio e maschile.
Una seconda vetrina sfoggia capi verde petrolio abbinato al verde bottiglia. Meraviglioso il soprabito patchwork che racchiude tutti i colori della vetrina. Cappotto di maglia con una “plissettatura” orizzontale dove l’interno lavorato a jacquard risulta essere altrettanto bello dell’esterno. Golfetti e maglie con “plissettatura” verdone e ottanio, piccoli golfetti minimali che possono valorizzare la preziosità dei capi principali e più ricchi come il cappotto e il soprabito. Abiti dal sapore retrò, pantaloni stretti e al malleolo. Impunture a vista che definiscono gli sfondo piega sia sui lati che sul dietro del capo. Cadì per gli abiti più adatti ad un cocktel o una piccola cerimonia.
Terza vetrina, dove i tessuti sono più preziosi. Boleri a scatola nei toni dei verdi: dall’oliva al felce, al bosco, spezzati da toni allegri di giallo lime nel collo di spicco della matellina di volpe che rallegra e impreziosisce la linearità minimale degli abiti, delle gonne e dei corpetti. Una giacca patchwork analoga al cappotto resa preziosissima da un interno di visone con gonna classica a tubino da vera lady. Visone rasato blu per l’interno di un bolerino blu scuro fatto da micro pieghe e micro quadrettini plissettati.; magnifico il composè che simula abiti degli anni ’80 dove la linea rettangolo, l’impuntura viva del pantalone e degli angoli sono di una rara raffinatetezza.
Quattro capi in rosso ciliegia esclusivamente in raso, tutti connotati dal dettaglio del bicolore che richiama gli abiti storici del maestro, pantaloni, gonna sontuosa lunga con inserti di colore contrastante in questo caso viola.
Total black: meravigliosi i capi in maglia dorato e nero che formano plissettatura; a contrasto le camicie bianche , camicie mantelle over di crêpe de chine, camicia di popelin sempre bianca con piccoli quadretti simili a plissettature.
Accessori portabili. Guanti di cavallino lunghi, sciarpe e mantelle che riprendono la plissettatura orizzontale, che arredano la semplicità di un tubino nero riproposto nelle forme degli anni ’50 , ma che risultano attualissime.