Carlo Pignatelli in bilico tra tradizione e innovazione
Se il vestito da sposa vanta una lunga storia fatta di trasformazioni ed evoluzioni, racconti ed aneddoti tanto da farlo diventare gettonatissima fonte di ispirazione per autori e registi, lo stesso non si può dire per l’abito dello sposo. Alla penombra dell’abito di lei, quasi a seguire una regola del bon ton, per non togliere nulla alla scena della dolce metà, è sempre stato considerato, almeno fino a poco tempo fa, di secondo piano anche dagli stessi stilisti. E infatti è alquanto difficile tracciare le linee della storia dell’abito dello sposo: dai fasti e il lusso che caratterizzava i matrimoni regali del passato, che quasi sempre coincidevano con il momento dell’incoronazione, si è passati poi all’abito del secolo scorso, dove non vi era poi così tanta differenza tra un abito formale e quello dedicato alla cerimonia in questione.
Ma i tempi sono cambiati e anche lo sposo sembra aver raggiunto un sano protagonismo per il giorno del sì. In questo senso è stata tanta la strada percorsa e tra gli stilisti pionieri di questa nuova rinascita, la nostra attenzione va sullo storico marchio di Carlo Pignatelli, intervistato da Imore per la rubrica “Sposarsi”.
La storia del designer è iniziata presso laboratori sartoriali prestigiosi da cui apprese l’arte della sartoria, un’arte che lo accompagnerà negli anni a venire, caratterizzando il suo stile ricercato e personale. Con lui a partire dagli anni ’80 si inizia a parlare di una vera e propria rivoluzione nella storia dell’abito da sposo: alla base di tutto l’idea che “ciò che un uomo indossa per il giorno del suo matrimonio è importante almeno quanto l’abito della sposa”.
Il suo estro e la sua creatività lo portano infatti a pensare e disegnare forme e contenuti innovativi, che superano in un certo senso le tradizioni legate fino a quel momento al classico ed anonimo abbigliamento da cerimonia per lui, ma volendo comunque cercare un equilibrio tra tradizione ed innovazione, con l’intento di mantenere saldi determinati valori considerati fondamentali. Gli chiediamo:
Il marchio Pignatelli ha sicuramente portato grandi novità nella storia dell’abito dello sposo: ma proprio in questa evoluzione non potrebbe esserci una frattura con la tradizione? Come non tradire quella che è la tradizione legata al matrimonio?
E’ vero, Carlo Pignatelli ha portato la “novità” nell’abito da sposo, ovvero il colore: questo risale agli anni ’80, con il colore blu cina. Ma non credo ci sia una rottura con la tradizione, parlerei piuttosto di innovazione che sposa la tradizione, tradizione intesa come sartorialità del capo. La tradizione legata al matrimonio non viene tradita ma evoluta, in quanto si evolve la società che si confronta con i tempi, mode e stili di vita che viviamo.
Oramai è un dato di fatto che esistono collezioni di abiti da uomo riservati alla cerimonia. Da dove arriva questa tendenza?
Si cerca di trovare un equilibrio tra quello che il mercato chiede e la tradizione che non si deve perdere. Così nascono delle intere collezioni dedicate allo sposo o alla cerimonia in genere, che di conseguenza diventa tendenza.
Prima si riservava l’abito bello o il tight alla cerimonia, ma non esisteva un commercio di abiti specifici per il matrimonio. Il passaggio che è avvenuto è un dato culturale o più un fatto commerciale?
Bella domanda! L’abito bello al quale si fa riferimento o tight che sia, vuol dire abito molto formale di colore grigio e nero, come si usava un tempo. Il passaggio avvenuto è stimolato dalla curiosità che lo stilista propone con i suoi capi al mercato, e di conseguenza, dal mercato che apprezza in forme diverse questa innovazione. A mio avviso la derivazione diventa culturale nel momento in cui il mercato mostra un’attenzione particolare al capo cerimonioso, come ormai accade da quarant’anni a questa parte. Ogni paese ha la sua cultura, vediamo per esempio la Germania con le auto, così come l’Italia per l’abbigliamento: non dimentichiamo che il popolo italiano è riconosciuto nel mondo come migliore cultore del settore dell’abbigliamento, questo perchè il territorio è ricco di stilisti che propongono il miglior stile per la popolazione nazionale e mondiale; da qui nasce la cultura del Made in Italy.
Qualche nota di stile, qualche consiglio da dare allo sposo, per essere all’altezza dell’abito della sposa, ma al tempo stesso senza cadere nell’eccesso?
Lo sposo deve scegliere l’abito che più lo rappresenta, è per questo che nelle mie collezioni propongo dettagli differenti per tutti i gusti ma con un unico stile.