C’è un tempo per ogni cosa
by Simona Como Bersani
Un piccolo vadmecum per vestire bene anche nei momenti di transizione delle stagioni.
Una giornalista che si occupa di alimentazione ha scritto un libro intitolato “Mai fragole a dicembre: l’importanza e il piacere di nutrirsi secondo le stagioni”. Nell’abbigliamento dovremmo dire lo stesso: mai sandali a dicembre con la neve. Ne va di mezzo lo stile e la salute.
Guardandomi intorno per strada una delle scorse mattine, mi ha colpito quanto le persone fossero, più del solito, malvestite.
È vero, mi sono detta, che ciò capita spesso nei momenti di transizione, durante i cambi di stagione, quando gli armadi si affollano di capi preesistenti e di capi nuovi.
È vero, mi sono detta, che il tempo, non essendo ancora stabile, aiuta poco e crea nostalgie dell’estate appena trascorsa.
È vero, mi sono detta, che il termine adeguatezza quasi scandalizza e appare anacronistico, ma…. a tutto c’è un limite.
Ci siamo abituati a vedere in città pantaloncini inguinali abbinati a stivali pesantissimi, i classici corpetti da trapezista indossati con fantastica disinvoltura da una baby-sitter ai giardinetti, trasparenze evocatrici di misteriose odalische sfoggiate in ambienti decisamente poco attinenti.
La moda propone di tutto e soprattutto non si cura più né delle stagioni né delle circostanze.
O perlomeno non dà indicazione al proposito.
Lars Svendsen, filosofo contemporaneo che molto si è interessato al fenomeno moda, sia dal punto di vista sociologico che antropologico, nel sottolineare il pluralismo stilistico come l’elemento più caratterizzante di esso, cita Baudelaire che così descriveva una mostra d’arte a lui contemporanea:
“Disordine, mesci mesci di stili e di colori, cacofonia di toni, trivialità smisurate, una prosa di gesti e di atteggiamenti, una nobiltà di convenzione, banalità allineate di ogni sorta, e tutto questo chiaro e visibile, non soltanto nei quadri che si succedono via via, ma persino dentro lo stesso quadro: in poche parole, un’assenza completa di unità, col risultato di una fatica spaventosa per la mente e per gli occhi”. C. Baudelaire (OPERE)
È questo lo stato attuale della moda, dunque?
E’ questo che vediamo per le strade indosso ad una pluralità di persone?
E’ questo che percepiamo a volte di un’unica persona?
Una tale miriade di stili eterogenei sfocia alla fine in un non-stile, dove tutto è permesso e dove non prevale nessuna tendenza particolare.
Manca dunque l’armonia, quella che si coglie sì in modo sfuggevole, ma certo solo quando c’è veramente.
Per prima cosa quindi, ricominciamo semplicemente ad adeguare gli abiti, gli accessori, alla stagione giusta.
*Riserviamo il lino ai mesi più caldi e non portiamolo avanti fino ad ottobre.
*Togliamoci i sandali dopo l’estate.
*Riscopriamo la morbidezza dei tessuti fresco-lana così adatti alle stagioni di mezzo.
*Non emuliamo pateticamente le serate trascorse “pied dans l’eau”: è ridicolo in città, soprattutto quando l’aria si rinfresca.
*Lasciamo alle veline i bikini bordati di visone o in vellutino simil-panterato! Sono così belli quelli a righe marinari o a piccoli disegni geometrici!
*Ci hanno stancato le gambe rese livide dal freddo esibite nude nei mesi più rigidi.
*Che dire dell’ostentazione quasi grottesca in città di calzature nate per le passeggiate montane, indossate invece quando la canicola impera?!
*Il pullover blu che in primavera abbiamo indossato accostandolo al bianco o al rosso, non mettiamolo in naftalina. Trasformiamolo, adattandolo alla nuova stagione, con accessori di colore diverso. I marroni, i grigi, i neri, gli azzurri porcellana, i verdoni e i bordeaux lo faranno sembrare nuovo e consono al resto dell’ armadio.
*Se indossiamo a metà ottobre una giacca di piumino perché improvvisamente il freddo ci sorprende, stacchiamo, nel caso l’avesse, il collo di pelliccia: lo riapplicheremo più avanti. Basta poco per far scattare l’adeguatezza favore o a sfavore dello stile.
*Concediamoci il vezzo un po’ retrò di un paio di guanti color pastello in primavera (è così chic!) che sostituiremo con quelli in filo di scozia in estate.(Sui mercatini se ne trovano di fantastici).
*Sfoggiamo in autunno una tracolla in un tessuto tweed che in inverno si arricchirà di una bordura di pelliccia.
Una giornalista che si occupa di alimentazione ha scritto un libro intitolato “Mai fragole a dicembre: l’importanza e il piacere di nutrirsi secondo le stagioni”.
L’autrice ci insegna che occorre cercare i prodotti stagionali invece di essere catturati dal loro stonato arrivo sul mercato, spesso fuori tempo: è il corpo che richiede gli alimenti giusti, senza che ce ne rendiamo conto.
È un po’ la stessa cosa.
C’è un tempo per ogni cosa.
La metafora è calzante.
Regaliamoci il tempo per osservare le stagioni, in tutti i sensi, con tutti i sensi.
Se la nostra cultura ci ha frammentati, inducendoci a mangiare cocomeri a Natale e ad indossare sabot con la neve, rimettiamoci in riga, riprendiamoci il posto.
Ne guadagneremo sicuramente in stile ma, ne siamo certi, anche in salute!!
A volte le piccole discipline adottate per motivi apparentemente ludici o futili portano a rivedere, migliorare, ridefinire valori a cui forse pensavamo di non dover essere più soggette.