Centomila applausi per Stella Jean
Stella Jean continua a porsi come ponte tra culture. Lo fa in modo significativo con la collezione A/I 2017-18 presentata durante la FW Milanese di febbraio u.s. Lo fa personalmente tramite il suo lavoro che carica di significati densi di solidarietà e umanità: non pura teoria e parole lanciate al vento, ma fatti concreti, oggettivi e tangibili a beneficio di chi patisce e sente il peso di una sventura.
Come non evidenziare che i capi di maglieria della collezione sono stati realizzati e ricamati interamente a mano in Umbria, Italia, dalle artigiane locali, in una terra toccata pesantemente da terremoti? Ma Stella spazia oltre i confini, con lo sguardo posto sugli eventi più dolorosi e inquietanti dei nostri giorni e apre un finestra di speranza. Ospita così nella sua collezione Asaad Khalaf un giovane fashion designer siriano, che dopo aver studiato architettura nella sua patria nel 2013 lascia Damasco e la guerra e inizia un percorso accademico in Italia che si conclude con un Master in Haute Couture all’Accademia Costume & Moda di Roma.
La stilista accoglie tra gli accessori della collezione la clutch “PROPAGANDA”del designer e assegna ad essa il compito di rappresentare la capacità – così lo dimostra il lavoro del giovane siriano- e la volontà di far fronte positivamente alle difficoltà della vita, ricostruendo il proprio contesto, ma senza alienare la propria identità. La cluth “Propaganda” concepita a partire da una scatola del backgammon, gioco tradizionale popolare in Siria, è stata realizzata in un laboratorio di Damasco, nascosta poi in un furgoncino notturno raggiunge Beirut e arriva a Milano. Può essere quindi il simbolo di una cultura che non vuole soccombere e vuole invece conservare un patrimonio di antichi saperi. Un obiettivo concreto e non solo ideale quello che Stella Jean vuole raggiungere: la speranza che Asaad Khalaf possa creare impresa a supporto delle popolazioni siriane, ma anche che si possano produrre connessioni significativa tra Italia e Siria. Non si tratta di innescare processi di “filantropia” verso un Paese(la Siria) o una Regione(l’Umbria) in difficoltà, ma di adoperarsi per lavorare insieme.
Non finisce qui il percorso che la stilista ci fa fare.
Ci offre ancora un claim di pirandelliana memoria che spicca sulle t-shirt e gli abiti in maglia su cui riflettere “One, No One and One Hundred Thousand Kilometres”che viene da lei stessa tradotto in questo modo: “Uno: si parte dal proprio territorio di nascita e formazione con il sapere della tradizione e lo sguardo al futuro; Nessuno: zero km è l’interiorità di ciascuno, un viaggio all’interno di sé per pescare nella propria memoria; Centomila: i chilometri che scegliamo di percorrere partendo dal nostro angolo visuale per spingerci all’interno di storie e culture di popoli lontani. ……….”
La moda, il suo lavoro, è per Stella Jean uno strumento per veicolare messaggi culturali e sociali, etici, uno strumento per conservare saperi e tradizioni che ogni cultura racchiude e che sono come baluardo contro qualsiasi sopraffazione e colonizzazione.
Cosa dire della collezione.
Una performance stupefacente. La stilista mescola spudoratamente tutto: fonti di ispirazione, stampe, colori, materiali, lunghezze, forme; un melting pot pittoresco, incrocio di visioni e crogiolo di culture diverse e distanti. Convivono l’ispirazione militare, nei riferimenti alle armate statunitensi e sovietiche fatte di medaglie ricamate e di gradi militari, con il fiabesco candore dei pittori naif russi.
Una performance coinvolgente e non solo per l’accompagnamento musicale ritmato che accompagna ogni uscita. Stella Jean sa entusiasmare con la sua capacità di creare attingendo alle tradizioni popolari e culturali; accostando l’eco-pelliccia alla gonna con disegni africani; il giacchino a stampa di paesaggio siberiano con la gonna di tessuto africano. Bellissimi gli abiti e le gonne con i nevosi paesaggi russi portate con una camicia di stile militare. Ogni uscita è assolutamente nuova, nessun pezzo è ripetuto, ma il filo conduttore di ciò che la collezione deve comunicare non è mai smarrito.
Le stampe provengono da culture differenti. Stampe a motivi wax a cera di origine africana, le stampe tipiche del tessuto kente composto da seta e cotone intrecciate, stampe di ispirazione yoruba, stampa figurativa tipo naïf russo, stampe di ispirazione russa (galletti e fiori con effetto punto croce, balze russe).
I colori sono rosso, blu, verde saturi , nero, marrone, grigio, verde militare, bordeaux nei toni invernali , cipria, ruggine, oro.
I materiali spaziano dal cotone smerigliato, alla flanella, panno, tessuti uniti da capospalla e pantalone (principe di Galles, ecc.), mikado, crepe de chine, tessuti da camiceria a quadri, eco-visone, eco-pelliccia maculata. Affrontano tecniche di stampa, laminatura, ricamo a filo, ricamo con elementi 3d di paillettes e perline.
Le lunghezze vanno da maxi, midi, a mini. Le linee sono fluide, ad anfora.
Talvolta si insinuano elementi maschili derivati dall’ispirazione militare o nell’uso delle camicie a quadri, ma la cifra stilistica di Stella Jean è una femminilità composta che non viene mai meno.