Chiodo
Ci sono attori che rimangono nella leggenda. Ci sono film che segnano epoche e generazioni come, ad esempio, “Gioventù Bruciata” che ha consacrato James Dean come l’attore ribelle per eccellenza, come colui che, suo malgrado, ha influenzato la moda dei giovani americani degli anni 50 (e non solo).
Il successo del film non si limita alla grande interpretazione del protagonista, ma anche alla storia del brusco passaggio degli adolescenti all’età adulta dopo aver vissuto il dolore della Seconda Guerra Mondiale.
L’uso del giubbotto di pelle di Dean, simbolo di quello “essere duro” del giovane attore, riflette rabbia e dolore ma, anche forza di reagire. E’ proprio per questo che, ancora oggi, il giubbotto di pelle è indice di un atteggiamento ribelle e “rivoluzionario”.
L’America ne fece un modello da esportare grazie ai personaggi della tivù che lo indossavano: Fonzie, in Happy Days, che lo portava sopra una tshirt bianca e John Travolta, cioè Danny Zuko, in Grease.
Questo capo venne ripescato dai giovani negli anni ’80. Si indossava con catene, borchie (da qui il suo secondo nome “il chiodo”), toppe colorate dalle band musicali diventando, ancora una volta, simbolo di una generazione di ribelli: i metallari, i rockers.
Lo si vede in ogni video di Madonna, abbinato ad una maglietta a righe in “Papa don’t preach” oppure addosso a Michael Jackson, classico nero in “Bad” oppure rosso con borchie bianche in “Beat Hit”.
Oggi viene riproposto nelle sfilate, diventando un must have del popolo dei modaioli: più corto, più aderente, più sexy; piace ai giovani anche senza anima rock. Le opzioni sono molteplici, ma le celebrities concordano sulla versione “spalline all’insù” di Balmain.