Coerenza di stile nella collezione A/I ’16/-’17 di Antonelli Firenze
Uno showroom ridente e luminosissimo ospita una ricca e affascinante presentazione di magnifici capi per la prossima stagione invernale di Antonelli Firenze.
Siamo a Milano, in zona Navigli, nel cuore della creatività e del fermento che ne deriva. Un ballatoio dal sapore antico ombreggiato da piante verde chiaro introduce nelle stanze chiare e accoglienti. E accoglienti figure si offrono per rispondere alla nostra curiosità di conoscenza.
È bello sentire la storia di questa azienda solidamente familiare -fondata nel 1950 a Castelfiorentino da Luciano Antonelli– dalla voce di Enrica e Roberta, le sue figlie subentrate nel passaggio generazionale.
La passione espressa per la ricerca della qualità, per l’accuratezza dei dettagli, per la difesa della tradizione legata al Made in Italy.
La scelta di espandere il proprio prodotto in area europea, senza andare troppo lontano.
La volontà di creare ponti “veri” tra innovazione e radici.
La determinazione di trasmettere un’immagine femminile pensata “dalle donne per le donne”.
La capacità di dare un’impronta soft ed elegante ad ogni pezzo, come se il vestire fosse qualcosa di naturale e mai imposto.
La decisione di non cadere nella trappola imperante dell’eccesso e del “troppo”.
La sicurezza di “difendere” la propria identità perché sempre più vincente -ogni anno l’incremento degli ordini, sia per quantità che per importo medio, si rinsalda-.
La meraviglia di vedere al proprio fianco una figura di terza generazione –Marco Berni, il direttore marketing finanziario figlio di Enrica-.
La possibilità di avere tutto sempre operativo ed efficiente -nella sede toscana la struttura di impresa familiare riesce a garantire in modo organizzatissimo un veloce servizio di riassortimento in ventiquattro ore solamente- che dà adito ad avere grandissima fiducia da parte della affezionata clientela.
L’arte di rimanere legati al territorio e alla bellezza indotta da esso -quell’“effetto Rinascimento” che tanto influenza, anche se in modo inconscio, quel che esce dalle idee e dalle mani di chi vi è immerso-.
E negli occhi di queste due sorelle dall’accento così inconfondibile e unico scorgiamo, mentre ci illustrano la raffinata collezione che occupa tutta la parte centrale dello spazio espositivo, una sana consapevolezza: quella di chi sa bene quel che occorre fare per far “star bene” i fruitori delle proprie “creature”, coloro che si caleranno -letteralmente- “nei panni loro”………
C’è emozione nel modo in cui descrivono il lavoro sotteso a quei superbi cappotti oversize dal taglio a kimono; c’è delicatezza nel gesto delle dita che accarezza certi abitini bon-ton dal taglio sartoriale che farebbero resuscitare Audrey Hepburn; c’è entusiasmo nella spiegazione dell’accostamento di tessuti apparentemente lontani come la tela di lana e il neoprene resi “amici” con maestria innovativa e bravura artigianale; c’è orgoglio nell’esaltare i pregi della maglieria così confortevole e rassicurante declinata in tutti i colori – i beige, i panna, i neri, i canna di fucile, ma anche gli audaci gialli e i dirompenti toni del ruggine- che caratterizzano l’insieme.
C’è amore, insomma, in questo luogo dove la moda e l’umanità legata ad essa sono un tutt’uno -“Lieve è l’oprar se in molti è condiviso”, ci sussurra Omero-.
Ne usciamo arricchiti, portandoci a casa la sensazione che, dove il bello abbraccia con forza il ben fatto -DNA concreto del Brand fiorentino-, la vitalità di questo settore non potrà che aumentare senza tema.