Comitato Made in Italy: raccolta di firme per regole più severe sull’origine dei prodotti italiani
Negli ultimi due anni la situazione del comparto manifatturiero italiano ha segnato un preoccupante declino che si è manifestato soprattutto nei settori del sistema moda, dei gioielli e dell’oreficeria, dei prodotti in legno e sta cominciando ad intaccare tutto il sistema. Il deterioramento di quello che è comunemente chiamato “Italy sounding” (immagine del Made in Italy nel mondo) procede indisturbato a causa della libera circolazione dei “falsi italiani”.
Partendo da questi presupposti allarmanti, il Comitato Made in Italy, fondato a Firenze nel 2004, si è posto l’obiettivo di un intervento concreto ed interdisciplinare per la cessazione della circolazione dei falsi italiani nel mondo e per la proposta di leggi più severe sulla tracciabilità dei prodotti manifatturieri.
Per il raggiungimento di questi obiettivi il Comitato ha optato per il coinvolgimento delle Università di alcune città italiane – Facoltà di Giurisprudenza, Filosofia, Lettere – affinché, attraverso un confronto interdisciplinare, vengano indicate linee concrete per la difesa del Made in Italy.
L’appuntamento sarà quindi ad Urbino con il convegno “Il Futuro del Made in Italy, Progetto e Tutela” (in programma il 21 aprile 2009) e vedrà la partecipazione delle Facoltà di Giurisprudenza e di Lettere e Filosofia; del Corso di Laurea in Design e Discipline della Moda dell’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”con il patrocinio del Comune di Urbino.
Il Convegno vuole essere occasione di un dibattito tra discipline diverse che, partendo dal quadro normativo vigente, getti le basi per interventi multisettoriali a difesa del Made in Italy. Ma soprattutto nell’ambito di questa giornata avrà inizio la raccolta di firme per la ratifica della legge a suffragio popolare sulla dichiarazione di origine dei manufatti prodotti nel nostro Paese. Nella legge, con impostazione di tipo anglosassone, saranno incluse anche le pene previste dal codice civile in materia amministrativa con interdizioni dai 3 anni ai 6 anni per gli amministratori di società che hanno dichiarato il falso sull’origine manifatturiera dei prodotti.
Il presidente del Comitato, Maurizio Bonas, ha spiegato la necessità e l’urgenza dell’approvazione di una normativa europea sulla tracciabilità dei prodotti made in Italy, soprattutto dopo l’ ingresso di Cina, India e Pakistan nell’ OMC (Organizzazione Mondiale del Commercio). L’ unione Europea è in dirittura d’ arrivo per la normativa sulla tracciabilità dei prodotti extra europei, ma si attarda ancora su un provvedimento analogo per i prodotti europei per la resistenza di alcuni paesi, soprattutto quelli del nord, la cui industria manifatturiera nelle rispettive economie incide ormai per il 20-30%, mentre in Italia l’ incidenza è del 90-93%”.
Le azioni che il Comitato ha portato avanti in questi anni sono state dettate dalla convinzione che per realizzare una buona normativa occorra anche il coinvolgimento di quanti sono protagonisti nei settori produttivi italiani e non possa essere relegato a poteri di lobby legati a interessi di altri Paesi stranieri.