Corti, ma Fashion
Il Fashion Film Festival svoltosi il 14 e 15 Settembre scorso a Milano (al Piccolo Teatro Paolo Grassi) è stato la prima rassegna cinematografica di respiro internazionale incentrata sulla moda che abbia mai avuto luogo in Italia. L’iniziativa, che si è opportunamente tenuta a ridosso della Fashion Week meneghina ed ha ricevuto il sostegno della Camera Nazionale della Moda italiana, ha avuto la sua ideatrice nell’italo-argentina Constanza Cavalli Etro (moglie di Kean), la quale aveva già al suo attivo il Festival Latinoamericano de Cine.
La creativa Constanza non poteva non essere interessata al rapporto dialettico tra l’idioma del cinema e quello della moda, entrambi specchio della cultura di una nazione, e in effetti i cortometraggi trasmessi al Festival hanno rappresentato efficacemente l’anima artistica di marchi che sono icone popolari, con cui da un lato gli stilisti e dall’altro i registi hanno potuto esprimersi liberamente.
Le 30 opere in concorso – ma in totale erano 70 i “corti” proiettati nei due giorni, selezionati su un totale di 350 giunti da tutto il mondo – attraverso cui si sono condivisi molteplici punti di vista, codici estetici, narrativi e stilistici, erano divise nelle due categorie “nuovi talenti” e “giovani affermati” (ovvero con qualche esperienza cinematografica alle spalle).
La prestigiosa giuria internazionale presieduta da Franca Sozzani (Direttrice di Vogue Italia) era composta da Jane Reeve (AD della Camera Nazionale della Moda Italiana), Claudia Donaldson (Editor in Chief di Nowness),Tim Blanks (Style.com), Luca Guadagnino (regista e film-maker a 360 gradi).
Alla fine vincitore del Festival, che si è rivelato un valido incubatore di talenti creativi, è risultato l’americano “The Purgatory of monotony” di Ace Norton, il cui tema è il “surrealismo del banale”, interpretato da Sonja Kinski, che si è aggiudicato tre riconoscimenti, ritirati dalla fashion designer Rhié Yamagata dell’omonimo brand (i premi assegnati consistevano in opere del Maestro Barnaba Fornasetti).
Tra le pellicole in gara ci ha colpito anche “Amor Sacro Amor Profano” di Luca Maria Piccolo, una rivisitazione artistica delle ultime ore di vita di Gesù. “Prada – Asmara” di Babak Jalali ha voluto raffigurare la creatività italiana attraverso gli occhi dei giovani talenti, al pari del progetto “Versace – Asmara” per la regia di Martijn Maria Smits. In gara si è distinto anche “Invisible City” del marchio Several, diretto dall’americano Stewart Maclennan, un significativo omaggio cine-narrativo allo scrittore Italo Calvino. Curioso il corto “Nothing more than whispers” dello stilista Tom Rebl, per la regia di Nicola Garzetti, il quale racconta di un’anima in attesa di reincarnazione che si interroga sul significato del vestirsi e del nascondere il proprio corpo e le conseguenze di queste scelte sulla sua vita e sulla sua morte.
Solo per citare qualche altro brand in concorso: Dsquared2, Etro, Dana Lee, Karla Colletto, Kuwaii…
Tra i marchi fuori concorso sono da segnalare Ann Demeulemeester, Azzedine Alaia, Balmain, Cartier, Diesel, Dior, Dazed and Confused, Etro, Fendi, Gareth Pugh, Gucci, Love Magazine, Louis Vuitton, Missoni, Nowness, Opening Ceremony, Prada, Proenza Schouler, Rochas, Rodarte, Salvatore Ferragamo, Trussardi, Valentino, Zegna. Coinvolti registi importanti come Roman Coppola, Wes Anderson e Spike Jonze.
Giorgio Armani ha pure partecipato fuori concorso presentando “Films of City Frames” con focus sugli occhiali, diretto da Piero Messina e avente come interprete principale niente meno che il regista da Oscar Paolo Sorrentino. Parimenti interessante il contributo di Prada con “Castello Cavalcanti”, diretto da Wes Anderson & Roman Coppola, che ha messo in scena una gara sulle strade aperte di “Molte Miglia”, una sera del 1955. Invece Cartier ha proposto “Odyssey” per la regia di Bruno Aveillan, un percorso attraverso gli occhi del celebre ghepardo della maison francese.
In definitiva ci è piaciuta questa prima edizione del festival milanese che ha voluto raccontare la moda attraverso il medium immortale del cinema. In un mondo dove l’immagine digitale è sempre più importante e presente, i Fashion Film sono apparsi un lucido riflesso dei nostri tempi e della cultura nazionale; così la piattaforma espositiva milanese ha dimostrato veramente di poter essere un punto d’incontro ideale per stilisti, videomaker, registi, artisti, fotografi, agenzie creative, insomma per tutti coloro che amano l’arte e la bellezza.