Cosa metteremo per la P/E ’09?
L’autunno-inverno 2008 ci aveva offerto l’immagine di una donna rassicurante e accogliente; molto femminile: seducente ma vestita. Sembrava abbandonata l’icona di una femminilità sexy e aggressiva, bandite le ostentazioni e le trasgressioni: l’eleganza si presentava rigorosa.
Le sfilate primavera estate 2009 mostrano un ritorno delle trasparenze. Dobbiamo attribuire questo dato solo al fatto che stiamo entrando in quella stagione che ci invita a mostrare maggiore nudità?
Per saperlo dovremo attendere le sfilate del prossimo febbraio. Solo allora saremo in grado di valutare se l’immagine di una donna seducente ma vestita andrà rinforzandosi e se la crisi economica finanziari che ci ha investito ci avrà resi tutti più sobri e misurati, meno inclini alle stravaganze e alle trasgressioni.
Bisogna dire che, al di là delle trasparenze, c’è continuità di stili tra le collezioni autunno inverno e quelle della stagione successiva. Il dubbio che ci assale è se mantenere gli stessi elementi stilistici non sia dovuto ad un certo timore di osare novità, dal momento che non è dato prevedere l’accoglienza che troveranno tra i consumatori.
Risulta dunque molto difficile segnalare delle vere tendenze per la prossima primavera/estate poichè la nota dominante delle collezioni presentate a settembre 08 è stato una carenza di novità che potessero catturare davvero l’attenzione
Possiamo però provare a segnalare gli elementi ricorrenti. Cominciamo dai capi di abbigliamenti.
L’abito. In tutte le sue forme è vincente.
I più nuovi sono a forma di caftano o di sari. Non è certamente una novità l’ispirazione tratta dal caftano, questo radizionale abito marocchino che nella sua forma originale presenta il cappuccio, maniche ampie e linea scivolata. Nella interpretazione dei nostri stilisti lo ritroviamo libero nel collo, spesso corto ridotto ad una camicia, a volte con la vita sottolineata. I tessuti usati sono i più svariati: più consistenti, come il lino candido per Laura Biagiotti, tricottati e coloratissimi per Missoni; con disegni di palme e foglie tropicali per i tessuti leggeri di Pucci, serici e dal colore acceso per Bluegirl. Ma anche Antonio Marras nella sua coerenza per i colori della terra, ne propone una sua interpretazione corto e in colori scuri.
I pantaloni. Sempre presenti. Rinnovandosi nel taglio in vita “riprendono vita”.
La tendenza della primavera li vuole larghi con pinces che quasi simulano pieghe e con risvolti. I più estremi sono di Marras bianchi. Prosegue comunque la foggia del pantalone stretto alla caviglia, di stile vagamente anglo-americano. Ricordate i vecchi New York?
E’ stato il capo must dell’autunno inverno e permane tale per la primavera con nuove interpretazioni: sfumato, riflettente, lucido per Burberrye e indosso a tutte le celebrità internazionali che lo portano con grande disinvoltura.
Il trench. Sull’onda della stagione scorsa, prosegue la sua corsa, sempre impeccabile, da vero campione quale è.
Moschino lo interpreta da par suo con maniche corte gonfiate da strati di tessuto, doppia abbottonatura, revers grandi, cintura in vita in un colore fango molto indovinato. Ermanno Scervino lo trasforma in un leggerissimo soprabito celeste, dove gli elementi trench sono ridotti ai passanti delle maniche, spalline, e un residuo di mantellina solo sulla parte destra del davanti.
Lo spolverino. Over all, ciò che può essere indossato sopra tutto.A volte confuso con il trench, in realtà è un soprabito leggero che può essere anche di stoffa impermeabile, ma non esclusivamente. Anzi spesso è caratterizzato da una pluralità di tessuti che vanno dal jersey alla gabardina, al cover leggero, alla saglia di lana, nonché al lino, alla canapa, e al cotone pesante o alla renna, andando avanti con la stagione. Nelle ultime passerelle lo abbiamo visto comunque accorciato rispetto alla sue iniziali proposte. Dà un tocco di bon ton, oltre ad essere pratico, dal momento che copre anche eventuali magagne nella sua sobria linearità.
Il petite robe noir. Il piccolo vestitino avvitato.
Continuano tutti a dirci che averlo nell’armadio è veramente fondamentale e quindi la sua reinterpretazione è una continua sfida per tutti gli stilisti. Il più bello è sempre quello smanicato, a giro collo, con la lunghezza che sfiora il ginocchio.
La camicia. Preferibilmente bianca, preferibilmente lunga, preferibilmente amplia.
La gonna. Un po’ meno a palloncino, e un po’ più alta in vita. Plissé e frange per dare movimento; micro fantasie o grandi fiori per rinfrescarla.
La tuta. Felice ritorno degli anni ’70. Non per tutte, ma se qualcuna può osare, lo faccia.
La giacca. Come sempre, veste moltissimo. Un po’ più lunga, un po’ più ampia nelle spalle. Nuovo, nuovo, era un po’ che non si imponeva, il gilet. Bello se si distacca decisamente dal tessuto della giacca.
Il tailleur. Rigoroso (ne abbiamo visti molti a pantalone) ma giocato con tessuti e fantasie morbide e piacevoli al tatto.
by Marinella Calzona