Costumista, scenografa, disegnatrice: ricordando Anna Anni
Anna Anni, instancabile ricercatrice dal gusto raffinato, con i suoi tratti ha incantato Orson Welles, ammaliato Luchino Visconti e stregato Franco Zeffirelli, suo più grande estimatore, amico dell’adolescenza fiorentina ed accompagnatore dei suoi più grandi successi.
Più di cinquant’anni di lavori memorabili che hanno tradotto le visioni dei più grandi registi, dando vita a figurini, disegni preparatori, schizzi di sartoria, delle piccole ed originali opere d’arte.
Un lavoro divenuto oggi un vero patrimonio creativo unico e prestigioso. Nessuno ha mai usato l’acquarello come lei. Sfuggevole e garbato il tocco, imponente e determinato il dettaglio. I suoi bozzetti riflettono mirabilmente il tono su tono, i lucidi e gli opachi, fino al contrasto della vera cromia, pura, forte ed incisiva.
I tratti precisi, i dettagli scrupolosi, i lineamenti dei personaggi straordinariamente caratteristici, espressivi e raffinati. Ogni studio, ogni bozzetto, ogni disegno rifinito e completo parla di Anna Anni, del suo estro creativo, della sua arte e della sua visone. Un patrimonio bellissimo da conservare e da divulgare perché è mestiere, metodo, ricerca e incanto.
Le sue preziose visioni hanno accarezzato divine creature, da Maria Callas a Carla Fracci, da Valentina Cortese ad Anna Magnani ed hanno avvinghiato in perfette armature sceniche Luciano Pavarotti, Placido Domingo, Rudolf Nureyev e Mikhail Baryshnikov.
Con Zeffirelli ha senz’altro lasciato la sua impronta più incisiva. Proprio con il maestro nel 1986 nella versione cinematografica di Otello viene candidata all’Oscar per i migliori costumi insieme all’amico costumista Maurizio Millenotti.
Rimangono memorabili gli abiti tutti rigorosamente ricamati a mano per la Cavalleria Rusticana di Mascagni del 1982 ispirati agli originali costumi tradizionali siciliani del XVIII secolo conservati al Museo Pitriè di Palermo; indimenticabili quelli elisabettiani lastricati di perline e cristalli per Rossella Falk nella Maria Stuarda di Schiller del 1983, entrambe firmate Zeffirelli.
Tornano poi alla mente la faraonica Aida dell’Arena di Verona o la Carmen del Metropolitan di New York del 1996 per la quale realizzò ben 480 costumi dai colori forti e primari che screziavano dai vibranti verdi ai rossi accesi, dai penetranti azzurri fino all’avvolgente nero. E poi, il Don Chisciotte per Rudolf Nureyev tutto giocato sulle naunces delle terre bruciate e dei carmini o la Mirandolina goldoniana per la Fenice di Venezia, maliziosa e fanciullesca, passando ai riflettori degli ultimi capolavori per il cinema con i raffinati ed elegantissimi abiti di Un Tè con Mussolini e quelli straordinari di Callas Forever.
Tanti, tanti, tantissimi “quadri” sorprendenti per la dovizia dei particolari e l’abilità inventiva. Non basterebbe un libro per elencare tutta quella profusione artistica, elegante e raffinata che ha segnato la storia del cinema, del teatro, della lirica e del balletto.
Una vita dedicata all’arte, alla passione creativa, allo studio e alla realizzazione di meraviglie.
Una donna discreta Anna, che lasciava parlare i suoi costumi senza imporsi sulla scena tanto meno in sartoria dove collaborava con sarte e modelliste senza mai avere la presunzione di imporre il proprio lavoro. Anna Anni è stata l’espressione assoluta del non protagonismo, una vera anticonformista moderna: lontana dai riflettori, disinteressata dell’apparire, amante delle cose semplici e del rigore lavorativo. Vestiva in modo garbato e comodo, colori poco sfacciati.
Grande appassionata di houte couture ricordava con entusiasmo quasi fanciullesco la sua prima partecipazione ad una sfilata parigina quando Dior lanciava il new look e le nuove generazioni si appassionavano all’avanguardia del nuovo stile. “Una sfilata memorabile”, rammentava sempre, davanti a lei Marlene Dietrich e Wally Simpson e di fianco la famosa direttrice di Vogue America Diane Wreeland. In quell’occasione Luchino Visconti le regalò una piccola borsetta in raso nero della maison Dior che ha sempre custodito gelosamente.
Questa “piccola, grande costumista” così come la ricorda Zeffirelli è sempre stata profondamente legata alla sua città natale, Firenze, che non ha mai abbandonato. Nonostante i numerosi viaggi ha sempre voluto risiedere stabilmente nel suo appartamento sull’Oltrarno fiorentino; un appartamento piccolo, discreto e semplice dove primeggiavano tutte le tonalità del bianco. E’ lì dove si è sempre rifugiata, dove è sempre tornata al termine di ogni tournèe e dove ha vissuto tutti gli ultimi anni in compagnia dei suoi amatissimi gatti. Viveva fra la gente comune, frequentando i mercati rionali e le botteghe di Via de’ Serragli, una strada del quartiere Oltrarno del centro di Firenze lastricata ancora con pietroni grigi e dove si respira tuttora l’aria di altri tempi.
Anna è stata un personaggio straordinario, una vera signora, una squisita maestra di gusto e di buone maniere che ha fatto della sua fragilità la sua più grande forza. Carattere forte e curioso attratto dall’espressione più pura dell’arte e talento indiscutibile che ha “vestito” con sapienti mani.
Io ho avuto il privilegio di conoscerla e la ricordo con sincero affetto.