Curiosità di Moda (seconda parte)
A Catania, al Museo Civico Castello Ursino, fino al 22 Ottobre è allestita una mostra davvero interessante, “Pezze di storia”, che ci propone mille anni di memoria pubblica e privata attraverso le collezioni tessili Benedettini e Biscari. Si tratta di un “racconto” inedito che accosta in modo originale sacro e profano, ricchi abiti settecenteschi e paramenti sacri di particolare raffinatezza.
Progettata dalla stilista Marella Ferrera in veste di concept creator, la pregiata rassegna si avvale del lavoro in sinergia di storici dell’arte e pubbliche istituzioni per valorizzare lo straordinario patrimonio culturale locale, di cui la passione per l’arte, la moda, il bello è sempre stata parte.
Basta osservare da vicino gli splendidi oggetti provenienti dalle Wunderkammer dei Principi Biscari ed i manufatti artistici dei Padri Benedettini, abiti e accessori che documentano l’educazione e il gusto ricercati dei ceti alti siciliani per preziosi pezzi d’antiquariato, articoli fulgidi di creatività e qualità eccelsa, prodotti da mani sapienti e cervelli inventivi.
E’ la prima volta che queste “mirabilia” appartenute ad aristocratici e religiosi di speciale prestigio (confluite al Museo Civico di Catania nel 1934) possono essere fruite dal pubblico. Va sottolineato, infine, che tutti i modelli esposti sono stati oggetto di un’accurata opera di restauro conservativo, curato da specialisti senesi guidati da Grazia Palei.
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E’ una lettura particolarmente gustosa quella del “Trattato della vita elegante”, scritto nientemeno che da Honoré de Balzac nel 1830 (pubblicato a puntate sulla rivista “Mode”), recentemente riproposto dalle edizioni Piano B, a cura di Alex Pietrogiacomi (con illustrazioni di Massimiliano Mocchia di Coggiola). Si tratta di un’arguta raccolta di commenti e aforismi sulla moda e, più in generale, sul concetto di “chic” nella vita. Per il grande romanziere francese l’eleganza è la via maestra per preservarsi dal “male di vivere”, dal quel tedio che in ogni tempo assilla gli individui. E’ l’arte di animare la vita civile esprimendo in forma pratica gli ideali di armonia, ordine, pulizia, semplicità.
Ciò comporta spese elevate, tuttavia, e per seguire fino in fondo la moda bisognerebbe “essere figlio di un milionario, principe, sinecurista o accentratore di cariche”. Allora, si deve fare di necessità virtù, facendo diventare un’arte lo spendere ciò che si ha col giusto spirito.
Balzac nei suoi giudizi non è tenero né con i dandy, né con i borghesi troppo ricercati, né con chi sperpera denaro in abiti e accessori. Ma biasima pure chi fa economia e lo lascia trapelare: “Qualsiasi cosa che riveli un risparmio è inelegante”. Egli non sopporta nemmeno chi si mostra eccessivamente attento e preciso nell’agghindarsi: “L’uomo e la donna perfetti sono gli esseri peggiori”. Ma soprattutto lo scrittore stigmatizza “l’eccesso negli ornamenti”, che pregiudica ogni velleità di chic rivelandosi un vero boomerang: “Nuoce all’effetto”.
Come dargli torto allora come adesso? In fondo, l’eleganza resta sempre la “scienza delle buone maniere” ossia il rifiuto del cattivo gusto. Ecco perché, come sentenziava Balzac, “uno strappo è una disgrazia, una macchia un vizio”.
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Un retrospettiva per celebrare Annie Lennox, mito del pop e icona di stile: è l’idea che ha avuto il Victoria & Albert Museum di Londra, dove sino al 26 Febbraio 2012 va in scena il mondo intimo della famosa artista scozzese, con il suo straordinario guardaroba per la prima volta ricomposto e reso accessibile al pubblico. In “The House of Annie Lennox” fanno bella mostra di sé non solo quindi i completi di taglio maschile indossati negli anni ’80 e ’90 quando era l’efebica star degli Eurythmics, ma anche creazioni più romantiche e fantasiose come gli abiti che Stella McCartney disegnò per il suo tour estivo 2004 o i costumi creati da Dolce&Gabbana a lei ispirati, assieme ad altri outfit di stilisti più o meno noti accomunati da una grande originalità e carica innovativa.
A proposito dell’audace look androgino a cui per tanti anni ha associato il suo “brand”, attirandosi il soprannome di “Grace Jones bianca”, la Lennox stessa ha rivelato di averlo scelto solo per ragioni economiche, non potendosi allora permettere altri modelli, mentre poi ha sempre optato per il cambiamento continuo di stile, comunque sempre privilegiando i designer che “con le proprie creazioni esprimono qualcosa di nuovo” esulando dallo “show trito e ritrito con le modelle in passerella”.
La cantante ora 57enne, dopo 40 anni di eccezionale carriera prima in gruppo e poi da solista, con 80 milioni di dischi venduti in tutto il mondo ed i riconoscimenti più prestigiosi conseguiti (ultimo dei quali la nomina a Ufficiale dell’Ordine dell’Impero Britannico), continua ad influenzare le nuove generazioni musicali anche in fatto di stile: basta guardare Lady Gaga o Florence Welch per capire che la musa per tutte è lei, la quale intanto continua a portare avanti il suo impegno umanitario a favore di donne e bambini, pace e giustizia, lotta all’Aids e alle mine anti-uomo.