Dialogo tra arte e tempo nel capoluogo lombardo
Fino alla fine di giugno, il meraviglioso Palazzo dei Giureconsulti -che troneggia in via Mercanti a Milano- ospita una mostra dal titolo ammaliante e ricco di promesse: “L’arte e il tempo”.
L’evento, official event di EXPO IN CITTÀ e unico nel suo genere, nasce -con Gianmarco Puntelli come co-curatore- dalla mente aperta e curiosa di Giulia Sillato, Storica dell’arte di scuola longhiana, e si pone come fine quello di tracciare sensibilmente nuove linee nella storia dell’arte del futuro.
93 artisti e maestri contemporanei, quasi tutti italiani e operativi in ambito internazionale, schierati nel luminoso spazio a dimostrazione della autentica capacità di “segnare” il proprio periodo storico da consegnare a chi verrà….
Gigantografie in bianco/nero di grandi maestri del passato allineate in modo da “raccogliere” sotto di sé opere -190 tra pittoriche e plastiche- di artisti di oggi che dai “primi” -da Giotto a Wharol, passando da Caravaggio e Monet- hanno “raccolto” eredità e spunti fecondi.
Il filo “ininterrotto” tra passato, presente, futuro.
La domanda -“mai interrotta”- su cosa sia davvero rimasto del passato nel presente.
Il confronto continuo e semprevivo tra chi “è stato” e chi “sarà”, tra cosa “ha dato significato” al tempo e cosa “ha tolto significato” all’arte.
E viceversa, naturalmente….
Quesiti quasi inquietanti (perdonate la “q” ricorrente e dura!) a cui rispondere e far fronte, durante la mattinata introduttiva all’inaugurazione:
“In che termini e modi può sopravvivere ancora un qualsivoglia legame con i modelli storico-artistici che ci hanno preceduto?”
“Quanto e come le espressioni artistiche odierne hanno conservato della storia dell’arte?”
“Che rapporto hanno le arti figurative odierne con le Avanguardie del Novecento?”
“È possibile, oggi, fondare la storia dell’arte di domani e in che modo?”…..
Sfida importante quella lanciata con questa mostra.
Sfida che vuole abbattere barriere e trovare assonanze e/o dissonanze trasversali al tempo e allo spazio in modo nuovo e -anche se provocatorio- decisamente profondo.
Da sempre desiderosa di trovare “legami” e “relazioni”, Giulia Sillato, famosa per aver introdotto la contemporaneità in sedi storiche, monumentali e museali, ha dato vita nel 2010 -a partire da questa sua passione per il connubio antico/moderno- al concetto di “METAFORMISMO”, suo Copyright esclusivo.
Una visione delle arti non figurative “che propone e sollecita una lettura di esse con la chiave della forma pura e non della riconoscibilità oggettiva”.
“Figure” e “forme” che giocano a rimpiattino, regole non accademiche che strizzano l’occhio a quelle classiche, passaggi ora indolori ora stridenti tra il vecchio e il nuovo, scambi costruttivi tra il prima e il dopo, Kronos e Kairos che si rincorrono.
Contaminazione, ma non solo.
Voglia di testimoniare, ma non solo.
Pretesto per inseguire sogni, ma non solo.
Meraviglioso, accanto a quello dei due “padroni di casa”, l’intervento dell’esimio ospite Stefano Zecchi, docente di Estetica e magnifica testa liberamente pensante -parole che hanno toccato sul vivo e ponti lanciati fiduciosamente in avanti-:
“Non c’è epoca storica in cui l’idea della contemporaneità sia così estesa nel tempo…. Picasso è nostro contemporaneo”; “Occorre un’educazione estetica al gusto, al bello, allo stile e occorre una responsabilità politica nei riguardi degli spazi pubblici che, al pari delle opere d’arte, possono -se ben “curati”- trasmettere sensibilità estetica e desiderio di bellezza”; “L’arte ha la grande funzione di rappresentare il mondo, di tentare di dire qualcosa di positivo sulla vita, al di là della sciatteria imperante”; “E sono convinto che, dove c’è tensione verso la creatività, verso il senso dell’arte, verso il senso utopico dell’esistenza, lì c’è ancora una vita che cresce. Ed è buona”.
L’ARTE E IL TEMPO.
PALAZZO GIURECONSULTI
VIA MERCANTI, ANGOLO PIAZZA DUOMO, MILANO.
FINO AL 30 GIUGNO
CATALOGO EDITORIALE MONDADORI