“Dark Shadows”: streghe, licantropi, vampiri e fantasmi versione anni Settanta
Strani ma veri. O almeno, questo è quanto recita la locandina di “Dark Shadows”, il nuovo attesissimo film del genio visionario Tim Burton, ispirato all’omonima serie televisiva in onda negli anni Sessanta.
Infatti, i membri della famiglia Collins non possono certo definirsi normali, così come tutti gli altri personaggi che li circondano: tra streghe, licantropi, vampiri e fantasmi non c’è certo da meravigliarsi. Tim Burton ha sempre offerto al pubblico personaggi strani e fantastici, a volte addirittura eccentrici, ma stavolta l’impatto è completamente diverso, perchè ciascuno nasconde la propria vera natura dietro una facciata apparentemente normale; e i costumi di Colleen Atwood, immancabile collaboratrice del regista, invece di prendere la piega del sorprendente e dello stravagante, contribuiscono a creare questo effetto senza però lasciare da parte quel gusto gotico che caratterizza i film dell’acclamato regista.
Il film è ambientato nel 1972, nella cittadina immaginaria di Collinsport: il vampiro Barnabas Collins (Johnny Depp) viene risvegliato dopo centonovantasei anni di sonno. Figlio del fondatore della cittadina, Barnabas è stato trasformato in vampiro dalla strega Angelique Bouchard (Eva Green) perché non ricambiava il suo amore, dopo che questa gli aveva ucciso i genitori e l’amata Josette, ed aveva lanciato una maledizione sull’intera famiglia Collins. Ora Barnabas vuole tornare a Collinwood, l’antica dimora di famiglia, per ridare lustro al nome dei Collins, odiati dagli abitanti di Collinsport e in inarrestabile decadenza, soprattutto da quando sono stati soppiantati nella loro attività dalla società gestita dalla perfida Angelique. E una volta che Angelique scopre che Barnabas è stato risvegliato, o lo legherà a sé per sempre, o concluderà la sua opera di distruzione della famiglia Collins.
Barnabas, emaciato e ceruleo a causa della sua natura vampiresca, è sempre vestito di nero, sia quando appare la prima volta nel suo abito settecentesco riccamente decorato, sia nel resto del film, in cui indossa un completo dal taglio minimale decisamente moderno, da cui però spunta un grosso medaglione con incastonato un rubino rosso sangue: nero e rosso, questi sono i colori che lo distinguono, per ricordare al pubblico la sua natura mostruosa e sanguinaria. Tuttavia, Barnabas appare sempre come un gentiluomo d’altri tempi (infatti lo è), algido e severo, e addirittura con un certo fascino.
Ma sono i personaggi femminili ad attirare maggiormente l’attenzione dello spettatore. Tanto per cominciare, la famiglia Collins è guidata dall’inarrestabile Elizabeth Collins Stoddard (Michelle Pfeiffer), una vera e propria matriarca, che mostra di non aver paura di niente e di essere disposta a tutto pur di salvare Collinwood e i propri cari. Elizabeth è estremamente elegante e autoritaria nei suoi abiti leggermente sotto il ginocchio, accollati e maniche lunghe, in colori scuri (nero, bordeaux, verde foresta), che abbina a sandali alti neri con cinturino.
L’unica che mette in dubbio la sua autorità è la figlia Caroline (Chloe Grace Moretz), quindicenne ribelle, che sogna di andare a New York, lontano dalla madre e da Collinwood. Languida e lasciva, con un debole per la musica rock, si veste secondo la moda anni Settanta, con pantaloni a zampa, minigonne, camicette e stampe astratte, in tonalità scure ma con una predilezione per il viola.
Coi Collins vive l’eccentrica dottoressa Julia Hoffman (Helena Bonham Carter), esperta psichiatra, inizialmente assunta per pensare al piccolo David ma poi stabilitasi a Collinwood. Si fa subito notare per i capelli corti rosso acceso, gli occhiali da sole chiari per nascondere i postumi delle sue leggendarie ubriacature e le fantasie psichedeliche immancabili su ogni suo completo, nei toni del viola e del rosa. Il suo modo di vestire segue la moda del tempo, nel vano tentativo di apparire più giovane, e infatti trova affascinante, troppo affascinante, l’eterna giovinezza a cui è condannato Barnabas.
L’ultima arrivata a Collinwood è la giovane Victoria Winters (Bella Heathcote), istitutrice del piccolo David, dall’aspetto angelico, innocente e puro, e infatti la vediamo indossare camicie da notte lunghe, bianche e eteree, e abiti e completi femminili che ricordano vagamente le divise scolastiche, caratterizzati da un candore e da una femminilità delicati e al tempo stesso decisi. Tra l’altro, Victoria è la perfetta sosia di Josette, e Barnabas inevitabilmente si innamora di lei.
Infine, non si può non parlare di Angelique, la protagonista femminile del film, strega perfida e fatale. Se nel Settecento era una serva anonima e invisibile, nel 1972, coi capelli passati dal castano al biondo platino, è un’importante donna d’affari che non si fa mettere sotto i piedi da nessuno, e un’ammaliante seduttrice. Mentre all’inizio appare con completi giacca e pantalone da ufficio di taglio sartoriale, pian piano il suo stile cambia: viene fuori la femme fatale, che tenta di conquistare Barnabas in tutti modi, dalla gonna aderente nera al ginocchio con uno spacco notevole, abbinata a una camicia bianca accollatissima, fino alla vestaglia blu broccata che nasconde una seducente sottoveste, senza dimenticare il lungo abito rosso di pailettes con scollatura profondissima che indossa durante la festa a Collinwood. Da vera combattente, le scarpe che preferisce sono stivali stringati, neri e alti fino a poco sotto il ginocchio, che accompagnano quasi tutti gli abiti che indossa nel film. I suoi abiti vivono una parabola discendente, l’eleganza che li caratterizza all’inizio pian piano si frantuma, come dimostra l’ultimo vestito che indossa, una lunghissima vestaglia color petrolio scuro con inserti neri e notevoli trasparenze. E, ai piedi, gli immancabili stivali.