Dior Cruise 2022. Tra dee, sacerdotesse, cariatidi e amazzoni.
Una scelta coraggiosa quella di Maria Grazia Chiuri. Ispirata dal book fotografico della collezione haute couture di Dior del 1951 realizzata nei pressi del Partenone da Jean-Pierre Pedrazzini per Paris Match, la designer ha ripreso l’idea romantica del classico e l’ha rivoluzionata completamente.
Il richiamo alla magnificenza ellenica che nella moda ha sempre offerto ispirazioni romantiche e piene di charme femminile, improvvisamente si distacca dalla sua primigenia idea estetica e si dichiara messaggero di un nuovo modo di concepire la bellezza molto più disincantata e pragmatica. Al passo con i tempi.
Di notevole rilevanza l’esplorazione attraverso la trama e l’ordito dei mutamenti del gusto contemporaneo che Maria Grazia Chiuri ha voluto sottolineare per la Dior Cruise 2022.
L’allestimento scenico della sfilata è quello “olimpico” dello stadio Panathinako di Atene. Un teatro meraviglioso che riecheggia i fasti antichi e le divinità leggendarie. Perfetto spettatore della discesa sulla terra delle nuove muse.
La collezione si impone per il carattere fiero e l’indole rigorosa ed esigente, oseremmo dire di una sconcertante modernità. Offre spunti per proiettare lo sguardo sui nuovi valori di affermazione e personalità al femminile.
La tradizione artigianale e haute de gamme di Dior anche in questa occasione trova risalto. Maria Grazia Chiuri per questa sfilata si è avvalsa di maestranze artigianali in loco davvero superlative. Dai ricami sartoriali di Tzonevrakis alle pregiate sete del Peloponneso di Silk Line. Una perfetta simbiosi lavorativa dove il passato dal carattere conservativo e storico di antiche botteghe reinterpreta la tradizione secondo i nuovi dettami prêt-à–porter.
Il design è legato all’arcaismo classico, ne riprende le basi e le forme. Ma il concept si allontana dall’antico. Il mood è fluido e versatile. Le influenze contemporanee sono evidenti e marcate. Pur seguendo le linee dell’estetica tradizionale questa collezione pone attenzione al “realismo” della moda di oggi e delle mille sfaccettature dell’idea femminile moderna ed evoluta.
Così le dee dell’Olimpo, le sacerdotesse di Delfi, le cariatidi del Partenone e le amazzoni omeriche si incontrano e si raccontano attraverso un percorso divulgativo delle proprie individualità.
I plissè bianchi candidi dall’effetto piumoso e le trasparenze seducenti evidenziate da monospalla e drappeggi rimandano a giochi di seduzione di moderne Afroditi. Mentre gli argenti e le sete dorate dei pepli morbidi e austeri ci restituiscono delle giovani e rigorose sacerdotesse templari.
Davvero notevoli le armature in cuoio portate come bustier per le “guerriere” di nuova generazione. Ardite e succinte Pentesilee che orgogliosamente sfoggiano un forte appeal fisico e che si contrappongono agli statuari e marmorei completi giacca, camicia e pantalone prediletti da coeve cariatidi.
Una mimesi molto efficace di rimandi e originalità. Un’idea audace che “osa” far risaltare unioni e lontananze, diversità e similitudini, esistenze e perfino distacchi di due culture storicamente distanti.
Un vero e proprio classicismo in controtendenza copioso di scambi e contaminazioni ma del tutto contemporaneo e attuale.
Non ritroviamo citazioni stilistiche ma giochi di metamorfosi. Le tele di Aracne come pettorine, le farfalle di Psiche come monili leziosi su camicie in voile. Chi si aspettava infine delle mini tracolle preziose o dei sandali alla schiava come accessori in stile, è stato disilluso.
Solo borse da viaggio a baule dallo stile sporty chic e sneakers, uniche calzature della sfilata che si tingono di “divino” e sottolineano la versatilità della collezione che strizza l’occhio al teen age.
L’idea dello street wear si riversa sulle “divise” ginniche ed atletiche di nuova generazione che si distinguono per trame jacquard dai colori quasi acidi, motivi optical, pied de poule incisivi e grafiche dal sapore antico ma rigorosamente attuali. Per queste ultime la Chiuri si è avvalsa della collaborazione di Pietro Ruffo che con le sue “letture visive e semantiche” ha definito in modo ancora più marcato l’idea di un pragmatismo moderno della moda.
Splendidi i minidress bianchi con le effigi riprese da antiche anfore attiche. Anche gli shorts, i bermuda come i soprabiti ad accappatoio hanno un loro senso in una sfilata che riecheggia i fasti antichi e li trasmigra nelle metropoli cosmopolite di oggi.
Definiremmo il gioco di stile quello di un diversivo del quotidiano portabile convincente e anticonformista.
Questa sfilata ha il pregio di essere stata persuasiva, emancipata e matura senza essere enfatica. Un bel Like!