Dior: il prossimo inverno Parigi sarà romanticamente punk
Un vortice di decadente new romantic e sperimentazione punk con raffinati dettagli estetici. Questa in sintesi la sfilata uomo autunno-inverno 2021-2022 di Dior.
Kim Jones omaggia e riprende il vibe di Judy Blame, icona punk della moda scomparso prematuramente, riproponendo un “ideale” fashion eccentrico, originale ed orgogliosamente fuori dagli stereotipi e dai cliché.
Ma c’è di più in questa collezione.
Si ricreano modelli iconici con creazioni sartoriali al passo con i tempi.
Sovrapposizioni decise, tagli netti e dettagli vistosi. Il mood è assai sofisticato e glamour ma anche dichiaratamente stravagante e dal rituale punk.
Per le fantasie dei pullover in lana spazzolata e delle camicie fluide la maison si è affidata alle visioni dal quotatissimo pittore Peter Doig, definito da tutti il nuovo Gauguin scozzese. Mentre per i baschi francesi e i berretti invernali, si è appoggiata alle mani geniali del “cappellaio matto” e pop Stephen Jones.
Risalta su tutto l’outfit a strati ma in particolar modo la giacca da nobile soldato con abbottonatura alta e collo alla coreana. Abbiamo assistito ad una vera e propria parata di ufficiali senza mostrine ma con al seguito lussuose spille a medaglia realizzate per l’occasione dalla famossissima influencer Yoon Ahn – oramai affermata direttrice del design di gioielli Dior Homme.
L’eccesso garbato del lusso e l’aria dandy sofisticata e androgina si impossessa di questa collezione che ci regala comunque dei Monsieur introspettivi ed anche un po’ malinconici.
Superlativi i guanti lunghi da opera su cappotti lucidi in stile tabarro e l’accecante paltò nero punteggiato da strass taglio brillante e paillettes ricamate tutte a mano; 964 ore di lavoro per un pezzo da collezione.
Vezzi frivoli e dettagli estetici non indifferenti che si fanno largo nell’abito da sera riuscendo a far emergere nel sofisticato, l’esplosivo.
Ecco che l’irriverenza punk emerge e celebra l’art de vivre con quell’idea indipendente e quella emancipazione che distinguono l’uomo volitivo e contemporaneo.
L’intromissione sportiva con jogger e windbreaker, come la stravaganza dei cappotti in visone, porta l’idea e la sensibilità creativa di Kim Jones a qualcosa di originale e complesso. Un vero mix tra la moda dei clubbing inglesi anni ’80 e l’antan luxory un po’ nichilista ed anarchico.
Anche le sollecitazioni visive sono articolate nella palette cromatica, che vede alternarsi grigi luminosi a blu e violacei intensi, taupe in diverse sfumature e albicocca accesi , fino al bianco cremoso, al giallo illuminating – pantone di quest’anno – e al carta da zucchero.
Una sfilata forte, intensa, maestosa ed ispirata quella di Dior che è riuscita a fare emergere anche un lato maschile influenzato dall’estetica della subcultura punk con un piglio di eleganza, stile e garbo che non guasta mai.