Due passi nei giardini d’Italia
E’ tornata la passione per orti e giardini, come conferma il recente successo di “Orticola” a Milano. Da sempre gli esseri umani amano vivere tra le piante, da cui traggono alimento e combustibile. Ma soprattutto amano vivere circondati da piante ornamentali che, lungi dal soddisfare le mere necessità materiali, ne appagano le esigenze spirituali, garantendo loro quella gratificazione estetica a cui aspirano e che si manifesta attraverso i sensi. Di questo interesse dell’uomo per il verde resta testimonianza in innumerevoli documenti e reperti archeologici. L’arte, la letteratura, la religione, il folklore, la musica, la mitologia, la storia, la simbologia, la cultura tout court hanno sempre trovato nelle affascinanti creature vegetali sicura fonte di ispirazione, di idealizzazione, di espressione.
I primi giardini fioriti si possono far risalire a ben 5000 anni addietro, costituendo un indubbio segno di civiltà dei diversi popoli che li hanno concepiti, dall’Estremo Oriente all’Asia Minore. In Europa, dopo la distruzione dei giardini antichi in epoca alto-medioevale, si assistette alla rinascita degli spazi verdi come elementi architettonici armonici e complessi solo nel XV secolo grazie all’Umanesimo (poi trionfò il cosiddetto “giardino all’italiana” rinascimentale). Ma fu soprattutto con l’esplorazione delle regioni tropicali, in tempi più recenti, che nel nostro continente dilagò una vera e propria passione per le piante decorative, a cominciare dall’Inghilterra. Nell’Ottocento, in particolare, il business delle piante esotiche conobbe un autentico boom, mentre esplodevano in successione le varie “febbri”: per cactus, felci, orchidee, ecc.
Con la tendenza, in seguito, ad un “ritorno alla natura” furono nuovamente valorizzati anche i fiori locali e in questo modo si sviluppò notevolmente la concezione del giardino paesaggistico, ancora in gran voga al giorno d’oggi. Non è priva di fondamento, pertanto, l’idea di sviluppare in Italia un tipo sofisticato di turismo che, in parallelo, ai circuiti classici, privilegi i giardini più belli.
Solo per citare qualche esempio, potremmo menzionare, partendo da Sud, lo splendido parco di Villa Bellini a Catania, aperto al pubblico nel 1882 e dedicato al più grande musicista locale. Ricca di fiori, palme, alberi secolari, questa oasi verde che sembra spezzare il ritmo frenetico della città siciliana è nata dalla “fusione” di due giardini, detti “Il Labirinto” e “L’Orto di San Sebastiano”, e si caratterizza per un’antica scalinata alla sommità della quale si trovano un curioso orologio floreale con meccanismo elettronico e la galleria dei busti di insigni personaggi.
Meraviglia delle meraviglie è a Firenze il Giardino dei Boboli, uno dei più celebri e visitati al mondo, esteso ben 45000 mq alle spalle di Palazzo Pitti, tipicamente “all’italiana”, con i suoi viali e aiuole dal tratto geometrico perfetto, progettati secondo vaste prospettive ed ornati di fontane con squisiti giochi d’acqua, statue, architetture verdi in cui trionfa l’arte topiaria. Commissionato nel 1550 dai Medici al progettista Niccolò Pericoli, detto il Tribolo, fu completato da grandi artisti come l’Ammannati, il Buontalenti, i fratelli Parigi. Ancora oggi cornice di prestigiosi eventi, il Giardino dei Boboli – e il suo anfiteatro settecentesco in particolare – ospitò le feste e le cerimonie più sontuose dell’aristocrazia fiorentina.
Nella verde campagna di Valeggio sul Mincio (VR) sorge un altro magnifico parco, visitato ogni anno da circa 100000 persone (a partire dal 1978, anno di apertura al pubblico). Concepito dal conte Giuseppe Carlo Sigurtà, che volle fare di50 ettaridi arida collina un giardino lussureggiante, il luogo rifulge di incredibili alberi ad alto fusto, profumati sottoboschi, fiori di ogni sorta, cascatelle, laghetti con fresche ninfee, prati smeraldini, “statue verdi” (ottenute con potature artistiche), viali ombrosi, rocce piene di fascino e romantici angoli panoramici sull’ariosa valle del fiume Mincio. Vero capolavoro di giardinaggio, che fonde insieme gusto italiano ed inglese, il Parco Sigurtà è paradossalmente visitabile meglio in auto che a piedi, seguendo un itinerario prestabilito a tappe, che consente di apprezzare al meglio l’intero complesso.
Degno dell’incanto di Torino è, invece, il Parco Europa, che si stende per13 ettarisulle pendici della collina di Cavoretto, rigoglioso di vegetazione mediterranea grazie alla sua riparata posizione volta a sud. Nato nel dopoguerra su una superficie dove i Savoia coltivavano ulivi per la produzione di olio, era in origine destinato ad area di erezione di un castello dei duchi d’Ormea che, allo scopo, nel ‘600 avevano addirittura spianato un’altura. Oltre agli ulivi, le piante più diffuse sono lecci, allori, pini, querce, castagni, carpini, frassini. Vi si trovano poi bellissimi ciliegi, roseti, rampicanti come il glicine e tanti altri fiori. Da questo giardino si gode pure di una vista straordinaria sul catino delle Alpi e sulla città sabauda, per proseguire con lo sguardo su Langhe e Monferrato.
Spostandoci sulla costa ligure, troviamo i più unici che rari Giardini botanici Hanbury sul promontorio della Mortola (Ventimiglia), che occupano un’area di18 ettari. Tipicamente all’inglese, con vialetti irregolari e suggestive costruzioni, sono attraversati dalla via consolare Julia Augusta, con il mare sullo sfondo. Creati a partire dela 1867 dall’inglese Thomas Hanbury, che aveva fatto fortuna in Cina come mercante di tè e si era poi stabilito in Rivera acquistando il palazzo dei marchesi Orengo, ospitano 6000 specie botaniche provenienti dall’intero pianeta, in prevalenza tropicali e subtropicali (agavi, aloe, cactus, eucalipti, euforbie, passiflore, agrumi, banani, yucca, ginko-biloba, rose, peonie, piante aromatiche, ecc.). Nel 1960 lo Stato italiano acquistò il complesso e, dopo alterne vicende, nel 1987 la gestione venne affidata all’Università di Genova (nel 2000 una legge regionale ha istituito l’odierno parco con solido vincolo storico-paesaggistico).
Mi fermo qui, ma potrei continuare citando a ragione, quali edenici esempi diffusi nel Belpaese, i Giardini di Villa Olmo a Como, di Villa d’Este a Tivoli, D’Avalos a Pesaro, di Villa Taranto a Pallanza, di Villa Torreggiani a Camigliano (LU), di Palazzo Reale a Caserta, Villa Pasole a Pedavena (BL), Bomarzo (VT), della Palazzina di Marfisa d’Este a Ferrara, di Villa Carlotta a Cadenabbia sul Lago di Como, di Castell’Arquato a Piacenza, di Villa De Capua a Campobasso, di Parco Ducale a Parma. Buona passeggiata allora nella bellezza del verde!
Molto interessante questo articolo, descrivi giardini famosissimi e molto conosciuti. Noi abbiamo, in Friuli Venezia Giulia, una iniziativa innovativa, facciamo conoscere giardini privati, non famosi, ma pieni di charme e sopratutto adorati dai proprietari che sono gli artefici del proprio piccolo Eden, lo amano e lo curano personalmente e lo aprono gratuitamente una volta all’anno a metà Maggio. A Maggio 2012 abbiamo festeggiato il 3° evento di questo bel regalo che facciamo a tutti gli appassionati di giardini, di fiori e del verde. In tutta la nostra Regione 66 giardini privati hanno aperto le porte a tutti. Per ulteriori informazione entrate nel nostro sito: http://www.amicingiardino.it e digitate GIARDINI APERTI 2012. Ovviamente i nostri giardini sono tutt’altra cosa dei giardini citati nell’articolo, i nostri giardini sono espressione del giardino ‘moderno’ grande e piccolo di cui è ricca l’Italia non sono patrimonio dello Stato, ma sono l’espressione di una passione privata che si chiama: giardinaggio.
Grazie. Stiamo ricevendo molti complimenti per il nostro lavoro. Vi ringraziamo e vi chiediamo di far conoscere la nostra rivista