“ˆ stata lei!” Alessia Giacobino la stilista di Jo No Fui
Totalmente godibile la collezione autunno inverno di Jo No Fui. L’impressione generale è quella di una collezione ben pensata, in modo che i capi si equilibrassero e potessero tutti nel loro insieme rappresentare il perfetto e ordinato guardaroba della donna di oggi.
Ma prima di scrivere, viene la curiosità sul nome del brand e su si chi nasconde dietro ad esso: perché a prima vista fa pensare ad una azienda orientale ed invece qui sta la sorpresa: dietro questo apparente esotico nome c’è l’architetto Alessia Giacobino nata a Rimini nel 1972 da famiglia di imprenditori e proprietari di attività commerciali. Terminati gli studi, nel 1999 inizia a lavorare aprendo uno studio di architettura di interni. I suoi primi clienti sono proprietari di negozi di abbigliamento, per i quali si occupa della progettazione degli interni e di visual merchandising. Dopo poco più di un anno un suo cliente, titolare di un importante catena di negozi di lusso della riviera romagnola, le chiede di disegnare una capsule collection da vendere nella sua boutique. Da qui nasce la sua prima collezione e parte l’ avventura di Jo No Fui, con un piccolo errore grammaticale perché il marchio deriva dalla frase spagnola che tradotta suona”¦.”non sono stata io” risposta che soleva dare Alessia a chi le chiedeva se quei capi fossero suoi.
La crescita de brand è sorprendente, iperbolica se si pensa che nel 2008 l’ incremento del giro d’ affari si è attestato intorno al +130%.
Evidentemente lo stile di Alessia Giacobino piace pur essendo controcorrente, perché è senza tempo ma contemporaneo, garbato ma grintoso, snob e allo stesso tempo semplice, adatto a donne che sanno distinguersi per coerenza ed eleganza, con una femminilità che non si fa contaminare dalle mode.
Molto chiara la fonte di ispirazione della collezione della passerella di Milano autunno inverno ’11-12. Anche per lei è il passato, gli anni ’70. “Quegli abiti” dice la stilista, ricordando il guardaroba di sua madre, “con forme nette, decise, pulite, da quei tessuti pesanti che delineavano silhouette perfette. Aprivo le ante degli armadi e avevo quasi paura a toccarli, mi sembravano irraggiungibili. Ammiravo gli abiti lunghi da sera con le gonne ad A e i bustini semplici in cui spiccava solamente un dettaglio, un fermaglio in metallo, un volant accennato. Erano gli anni ’70: linee precise, materiali preziosi, dettagli unici”.
Linee pulite, sobrie ed eleganti, silhouette allungata, accenni alla linea A nelle gonne lunghe e negli abiti. Vita segnata. Rigore anche negli accostamenti dei colori di una paletta decisamente uniforme sui toni del grigi, il verde felce, l’ebano e i bruciati mescolati tra loro, interrotti però da lampi di arancio come in un scivoloso abito e top in crêpe de chine.
Taglia a sorpresa negli abiti che aggiungono una punta di sensualità al rigore della collezione e delle forme. Una sobria tuta in cady color ebano svela una profonda scollatura sulla schiena trattenuta da un nodo; un lungo abito apparentemente casto, scandito da rigorose pieghe, rivela un seducente taglio verticale in doppio colore;eleganti completi sono interrotti da un tailleur composto da short e mini montgomery in panno di lana e mini dress, in verde felce.
Belli e lussuosi i maglioni in cashmere a coste, arricchiti da Swarovski in tono indossati con stole in volpe taglio vivo dello stesso colore. Predominante è l’uso della pelliccia: rifinita o lasciata a taglio vivo e selvaggia.
Se la sfilata apre con outfit di eleganza informale il finale è più glamour, ma sempre garbato e vede protagonisti mini top in seta dai toni polverosi cosparsi da maxi cristalli e mini pull e abiti che ricordano le felpe ma in organza intagliata à jour ed incrostata da frammenti di cristallo.