Eleganza e bellezza
L’eleganza si nutre del patrimonio interiore della persona, della capacità di contemplare il bello, dell’emozione che il bello suscita, ma anche della razionalità che permette una valutazione critica ed una scelta conseguente.
La persona elegante non è quella che veste secondo un classicismo stantio, ma quella che fa sua la novità, anche di moda, con un equilibrio che non la fa essere “alla moda”, ma appunto, modernamente e rigorosamente elegante.
L’eleganza si nutre della bellezza: è capacità di scegliere il bello per se stessi. E’ la volontà che quegli oggetti che sono più direttamente coinvolti nella propria sfera vitale siano belli: la casa, l’arredamento, il vestito che si indossa.
Per arrivare ad essere eleganti bisogna saper riconoscere ciò che è bello, avere gusto estetico: qualità innata che permette di percepire la bellezza, ma anche acquisizione dello spirito.
Il bello non è apprezzato come tale a prima vista, a meno di non possedere un gusto molto educato. Solo la prolungata e silenziosa osservazione, ascolto o lettura permette che le emozioni immediate prendano consistenza e diventino espressione di un giudizio estetico. E’ per questo che in un museo, durante un concerto c’è silenzio: per facilitare quel silenzio interiore in cui nasce la percezione del bello. E’ nella propria interiorità dove si forgia il gusto estetico, la capacità apprezzare secondo un codice personale e di conseguenza scegliere il bello.
Con grande meraviglia ho ascoltato un esperto affermare che nel campo della pubblicità si va affermando sempre più la considerazione antropologica della complessità dell’essere umano. Dico “con meraviglia” perché le osservazioni, dette in forma attuale, appartengono al patrimonio dell’antropologia classica. Il mio interlocutore descriveva tale complessità come una casa con due stanze, la stanza dell’emozione e la stanza della ragione: la comunicazione -è dato assodato – mira alle emozioni; ma – seguendo le considerazioni dell’esperto di cui sopra – deve raggiungere anche la stanza della ragione. La percezione del bello non è solo emozione, è anche giudizio razionale, valutazione critica di ciò che si percepisce e di ciò che si sceglie.
Quindi l’eleganza si nutre del patrimonio interiore della persona, della capacità di contemplare il bello, dell’emozione che il bello suscita, ma anche della razionalità che permette una valutazione critica ed una scelta conseguente rispetto all’oggetto contemplato adesso.
L’ eleganza nel vestire, è quindi espressione di una
personalità capace di innestare il nuovo su qualcosa di già posseduto: un patrimonio estetico. Si è così in grado di giudicare e scegliere la novità che può sottolineare, arricchire la propria personalità, senza però cedere alle stravaganza o allo spontaneismo privi di misura e di stile. La persona elegante non è quella che veste secondo un classicismo stantio, ma quella che fa sua la novità, anche di moda, con un equilibrio che non la fa essere “alla moda”, ma appunto, rigorosamente elegante. Un look totalmente alla moda e ostentatamente firmato non è mai elegante.