Elisabetta in passerella
Tre grandi mostre di moda “reale” si sono susseguite una dopo l’altra in Gran Bretagna per celebrare i novant’anni della sovrana Elisabetta II, sul trono dal 1952 (titolo: “Fashioning a Reign: 90 Years of Style from The Queen’s Wardrobe”). Ed a “sfilare” era proprio Sua Maestà, o meglio 150 dei suoi abiti più iconici, a cominciare a quello indossato il giorno delle nozze con il prestante Philip Mountbatten, Principe di Grecia e Danimarca prima di essere nominato Duca di Edimburgo, e quello della storica incoronazione nell’Abbazia di Westminster nel 1953. Non mancavano però i capi pratici e sobri sfoggiati nella vita di tutti i giorni, che ci restituiscono la genuina immagine della longeva regina.
Del resto, è arcinoto che l’insigne personaggio disdegna l’alto profilo, gli eccessi, i fronzoli, l’eccentricità, i colori sgargianti, ma predilige uno stile piano e rassicurante.
Nell’esposizione a Holyroohouse in Scozia (durata fino al 16 Ottobre 2016), i protagonisti erano i vestiti e gli accessori dell’infanzia e dell’adolescenza di Elisabetta (selezionati dalla governante Bobo, tutt’altro che sofisticata) fino all’ascesa al trono. Fa tenerezza pensare che la principessina li indossava quando, lungi dal sognare un futuro da regina, si dedicava ai suoi interessi per la letteratura, il teatro, l’equitazione.
A Londra invece, nella superba cornice di Buckingham Palace (fino al 2 Ottobre 2016 ), sono stati esposti gli outfit delle cerimonie e degli eventi ufficiali, come abiti da sera, da cocktail e completi formali che hanno costellato la carriera politica di Elisabetta dagli anni ’20 ad oggi.
Infine, nel Castello di Windsor si potevano ammirare fino all’8 Gennaio 2017 le mise più informali della sovrana, compresi gli amati foulard Hermès, indossati sulla testa durante i soggiorni in campagna.
Si tratta comunque di capi sartoriali raffinati, che – quando creati per grandi cerimonie – sono esaltati da tessuti finissimi, ricami e applicazioni di pregio, molti disegnati dal fidato stilista inglese Norman Hartnell.
Era possibile così ammirare il mantello e il copricapo con le insegne dell’Ordine cavalleresco scozzese del Cardo, l’abito di nozze costellato di stelle e fiori, con uno strascico lungo 4 metri, il soprabito giallo canarino sfoggiato in occasione delle nozze del nipote William con Kate Middleton, gli abiti floreali per tante occasioni, la divisa (con pantaloni e berretto grigi) indossata durante il servizio nell’esercito come autista ausiliaria (“Sono la prima regina capace di guidare” ha affermato lei stessa).
Una postilla sul vestito del matrimonio ispirato alla “Primavera” del Botticelli, che è in seta importata dalla Cina (chiudendo un occhio sulla qualità non eccelsa, preferita a quella italiana benché superiore, per non favorire il nemico bellico): le applicazioni sono realizzate con cristalli e 10mila perle fatte arrivare dagli Stati Uniti. Per pagarlo si dovette ricorrere ai buoni emessi dello Stato (per il razionamento conseguente alla guerra). Ben più prezioso appare quello indossato il giorno dell’incoronazione: un trionfo di ricami e preziosità varie che richiamano i simboli floreali dei diversi territori del regno su scala planetaria.
Oltre agli abiti, la triplice mostra intendeva valorizzare gli accessori della sovrana, tra cui i celebri cappelli decorativi, che solo a lei sembrano addirsi perfettamente e che addosso ad altri finirebbero per risultare ridicoli. A idearli sono stati soprattutto Frederick Fox e Rachel Trevor Morgan. Neppure le “mitiche” borse potevano mancare, tra cui quelle di Launer London, produttore di pelletteria di lusso.
Oggi il guardaroba di Elisabetta è gestito da un team di 12 persone coordinate da Angela Kelly e dallo stilista Stewart Parvin, che vanta ormai una dozzina d’anni di servizio presso la Royal Family. Per la precisione, il look della potente sovrana è stato curato da Ian Tomas negli anni ’70 e ’80, poi a occuparsene ha provveduto Hardy Amies sino al 2002, mentre Angela Kelly ha scelto per lei gli ultimi modelli (molto apprezzati dal pubblico per la ventata innovativa che li ha caratterizzati).
Comunque la sovrana inglese, che è anche a capo del Commonwealth e della Chiesa Anglicana, è da sempre più attenta alla sostanza che alla forma, malgrado la cerimoniosità – anche vestimentaria – esibita negli atti pubblici, come traspare dalle sue edificanti parole: “È sempre stato più facile odiare e distruggere. Costruire e gioire è molto più difficile. Oggi abbiamo bisogno di un tipo speciale di coraggio. Non il tipo di coraggio che serve in battaglia, ma quello che ci fa lottare per quello che sappiamo essere giusto, vero e onesto”.