Essere elegantemente alla moda: una ricetta per i giovani
Educare all’eleganza con una circolare scolastica? Si, si può!!! E’ quasi doveroso.
E’ un modo per educare al bello. Così dichiara la preside del liceo scientifico Righi, Monica Galloni, nella circolare che ha inviato ai genitori ed alunni proponendo un preciso dress code per assistere alle lezioni. “Si badi bene che non si tratta né di imporre uniformi, né di porre limiti alla creatività modaiola di alcuni, né, tantomeno, di impedire di esprimere le individualità di ciascuno mediante la scelta delle mise più originali, quanto, piuttosto, di continuare a svolgere, anche in questo caso, la primaria funzione della scuola, educare. Educare, nello specifico, all’eleganza».
Si può educare all’eleganza? Certamente molto si può fare, anche se non tutti possono arrivare ad incarnare quell’eleganza che è charme in alcune donne e uomini del nostro tempo.
Vestirsi è un’arte: è scegliere (eleganza dal latino eligere) il meglio per se. E comporre i colori, le forme, le linee dei capi nel modo migliore per offrire di se un’immagine corporea armonica.
Vestirsi è un’arte: è scegliere ciò che è più in armonia con il contesto, l’abito adatto per quella cerimonia in quel luogo preciso; quello adatto a quell’ incontro, quello vincente nel primo colloquio di assunzione; quello che mi assicura di fare una prima buona impressione a degli interlocutori sconosciuti ma importanti; quello adatto sulla spiaggia o in discoteca e quello adatto in ambiente di lavoro o a scuola; quello adatto alla mia età, al mio ruolo sociale;quello adatto ad un matrimonio in campagna, ad una prima teatrale, ad una scampagnata tra amici, quello adatto per una scalata in montagna, quello adatto ad una passeggiata pomeridiana sul lungomare; quello adatto allo shopping mattutino e quello che è giustificato per una festa. Con molto spirito, ma con precisione degna di un consulente di immagine la professoressa Galloni segnala esempi, diretti a ragazzi e ragazze, di cui vale la pena prendere nota. ” A titolo meramente esemplificativo: a scuola le infradito non sono eleganti. In spiaggia, magari, sì. A scuola una minigonna non è elegante – ma neppure una generosa scollatura, anche se si tratta di una professoressa, aggiungiamo noi– . In discoteca, magari, sì. A scuola, un pantalone corto (con eventuali peli sulle gambe, di varia lunghezza, annessi) non è elegante. E non lo è da nessun’altra parte. A scuola, far vedere le ascelle non è elegante. Dal dottore, magari, sì. A scuola, mostrare le proprie mutande mentre si cammina per i corridoi non è elegante. Se si dovesse diventare testimonial di qualcuno, magari, sì”. La regola base dell’eleganza è l’armonia con il contesto. Il problema non sta tanto in cosa porto indosso, ma il luogo dove lo porto. Ricorda saggiamente la docente: “ un uomo in smoking, o una donna in abito da sera, non necessariamente saranno i più eleganti laddove l’occasione non richieda un abbigliamento del genere». Cosi gli shorts cortissimi, il pareo, l’abitino decolté, le infradito, le canotte , giustificati in una località marina ma non se lasciano intravedere il reggiseno, non lo sono in città, neppure se sono arricchiti da incrostazioni di pietre o di perline, anzi……
Vestirsi è un’arte. L’abito ha il compito di abbellire il corpo. Bisogna innanzi tutto conoscere la propria conformazione corporea e scegliere quelle linee, quegli stampati, quei colori che sono in grado di camuffare i difetti e di esaltare invece i punti forti. Anche la silhouette più esile ha i suoi punti deboli, che con un po’ di furbizia potrebbero rimanere nascosti. Anche la più graziosa fanciulla rischia di “farsi del male” (nel senso di imbruttirsi), adottando supinamente un tipo di abbigliamento solo perché di moda senza badare all’effetto che fa su di lei; oppure sbagliando il colore dei capelli o il tipo di trucco. Guardandosi allo specchio vale la pena chiedersi se quell’abbigliamento mi migliora e non se sono alla moda, o se sono sexy e provocante.
Vestirsi è un’arte. L’abito mi deve rappresentare nel modo migliore; deve esprimere la mia identità, la mia personalità. Se sono amante dello sport e della vita all’aria aperta, non saprò portare con disinvoltura un abito romantico con balze, nastri, ecc. La consapevolezza di se, chi sono, quanto valgo sono indicatori nella scelta dell’abbigliamento, per non “svendersi” o vendersi agli sguardi.
E’ un’arte non facile essere alla moda ed essere elegante. Si impara con l’esercizio, con tanto spirito critico di fronte alle proposte degli stilisti, ma anche dello street style: quella moda giovanile imperante per le strade. Non è necessario copiare l’abbigliamento di donne eleganti ma vale la pena avere qualche buon esempio che non siano le presentatrici o peggio le veline della nostra televisione di Stato e non, che brillano per il loro cattivo gusto.
Potremmo continuare. Ma ci fermiamo.
Plaudiamo all’iniziativa del liceo romano, che ha avuto altri precedenti addirittura in un asilo dove le insegnanti hanno dovuto indicare ai genitori -era chiaro che ne fossero i responsabili-, come far vestire i bambini per andare a scuola. Una classe di un Liceo milanese, per iniziativa del professore di Storia dell’arte, lo scorso anno ha vissuto la giornata dell’eleganza.
Perché è chiaro:come l’arte educa alla bellezza, a riconoscere quell’armonia che è corollario essenziale della bellezza;, l’eleganza che è armonia, può educare al bello; l’eleganza è bellezza. E’ la bellezza espressa nelle relazioni sociali: “rispetto del luogo istituzione (si legga l’istituto scolastico) e delle persone (voi studenti in primis) che ci lavorano”- sempre con parole della prof. Galloni.
Codivido pienamente la circolare della preside che dovrebbe essere di esempio per tutti i presidi delle scuole italiane.Apprezzo il fatto che si faccia anche un discorso generale sullo stile e sull’armonia che è bellezza.