Ethical Fashion e Alta Moda
Giornata dedicata all’ Ethical Fashion. Pur con le riserve già espresse riguardo all’inserimento del tema all’interno di una manifestazione dedicata all’alta moda bisogna riconoscere che nel suo insieme è stata molto interessante. Ethical Fashion all’interno di Alta Roma è un progetto che nasce dalla collaborazione dell’ ente moda romano, l’ ITC (International Trade Centre) agenzia dell’ONU e del WTO (World Trade Organization), l’organizzazione mondiale per il Commercio, che regola gli scambi commerciali dei maggiori Paesi mondiali e richiede ai governi la trasparenza delle loro politiche commerciali.
Il progetto di Alta Roma intende favorire la produzione e consumo di moda etica. Coinvolge aziende invitandole a produrre moda nelle comunità più svantaggiate dell’Africa sub-Sahariana per offrire una possibilità reale di riduzione della povertà e al contempo dare un sensibile contributo all’emancipazione della donna e al rafforzamento del suo ruolo come fattore produttivo nel Paese. Una importante sottolineatura del progetto è quella di assicurare un alto livello nel manufatto per qualità, creatività e stile, coniugato con le capacità artigianali e artistiche della tradizione africana. Il progetto ha un solo anno di vita e coinvolge 700 microproduttori in prevalenza donne. Entro 5 anni i lavoratori coinvolti potrebbero arrivare a 15.000.
La giornata di Altaroma si è sviluppata attraverso un interessante dibattito che ha messo a fuoco lo stato del progetto. Scopriamo così che si è già affermato con la commercializzazione della Borsa prodotta e distribuita da Max & CO e la distribuzione della linea Solidal attraverso Unicooop Toscana.
La giornata prevedeva la presentazione di tre collezioni: Banuq di Marina Spadafora, Mario Pavesi e Davide Grazioli, African Summer Hi-life collection dello stilista ugandese Kofi Ansah e Carmina Campus di Ilaria Venturini Fendi.
La collezione di Marina Spadafora evidenzia la possibilità di creare un prodotto di classe, dal design raffinato, in grado di smentire lo stereotipo che la moda etica è inadatta a soddisfare le esigenze estetiche e qualitative del mercato più esigente. Si tratta di abiti maschili e femminili senza tempo -al di là della stagionalità della moda-, pantaloni, giacche e capispalla dalla lavorazione accurata e di lunga durata. Bello il copri abito lungo di colore violetto terroso in cotone e a lavorazione uncinetto portato su una tunica di cotone leggero. Tutti i capi sono realizzati in materiali biologici e con filiera produttiva interamente africana. I tessuti sono cotone e lino provenienti dall’Egitto; la confezione avviene in Etiopia; lì sono realizzate le sciarpe di seta tessute a mano e tinte con colori vegetali. I bottoni sono in legno di ulivo etiope e cocco proveniente dalla Tanzania. Tra gli accessori spiccano le scarpe lavorate a uncinetto, il turbante, ed i gioielli. La collezione, a nostro parere, per la connotazione stilistica i tessuti e colori, può incontrare un mercato favorevole in occidente e rispondere alla mission di Ethical Fashion.
Il tema della collezione di Kofi Ansah è “Il giardino incantato dell’Africa” e ci mostra il continente sotto una luce diversa da come siamo abituati. Sono abiti da cocktail e da sera. La silhouette si ispira, ai petali e alle orchidee, ai bulbi delle piante. I tessuti sono prevalentemente kente ghanese. Si tratta di una tessitura eseguita esclusivamente dagli uomini su telaio costruito a mano con legna del posto; produce strisce della larghezza che varia dai 10 ai 15 cm e la lunghezza dal metro e trenta al metro e novanta. Successivamente le strisce vengono cucite assieme per formare un telo di grandi dimensioni. Ogni disegno Kente ha un suo nome ed un suo significato. Altri tessuti sono stoffe artigianali dell’Africa occidentale, materiali a larghe trame, sete fabbricate a mano e decorate con merletti. La collezione costruisce, con stoffe africane, abiti di stile poco occidentale che dubitiamo incontreranno il gusto della donna europea. Molto interessanti invece i gioielli che interpretano un trend di moda.
L’ultimo progetto è quello di Carmina Campus di Ilaria Venturini Fendi. Il marchio produce borse, accessori, mobili utilizzando materiali di riuso. La manifestazione romana accoglie una mostra fotografica che ritrae le persone che in Africa contribuiscono a creare le borse che vengono montate in Italia e assemblate con materiali di riuso.