Farfalle pensanti
La filosofa romana Michela Marzano, nota anche al grande pubblico per aver sollevato in tv e sui giornali importanti questioni legate all’identità della donna ed alla sua rappresentazione mediatica, è ormai uno degli intellettuali più influenti di Francia (così è stata definita dal quotidiano d’Oltralpe “Le Nouvel Observateur”), Paese in cui lavora insegnando Filosofia Morale all’Università parigina “René Descartes”. La professoressa Marzano, che è un’ottima divulgatrice capace di rendere accessibile a tutti una materia così complessa, ha approfondito la sua riflessione etica sulla fragilità della condizione umana e in particolare sul corpo, sulla sua carnalità e sull’immagine che occupa nella società contemporanea. Curatrice del fondamentale “Dictionnaire du corps”, è autrice di libri di notevole popolarità come “Sii bella e stai zitta”, in cui denuncia gli stereotipi che deformano i modelli femminili riducendo le donne ad essere schiave dell’apparenza e del consumismo, e l’ultimo pubblicato “Volevo essere una farfalla”, dove affronta il delicato tema dell’anoressia, disturbo di cui lei stessa è stata vittima. Michela Marzano ci ha concesso un’interessante intervista.
1) Lei ha dichiarato di avere strutturato la sua filosofia a partire dalla personale esperienza dell’anoressia. Può spiegarsi meglio?
Come diceva Hannah Arendt, la filosofia non può accontentarsi di un pensiero sterile e astratto. Per dire qualcosa del mondo in cui si vive, la filosofia deve partire da quello chela Arendtchiama l’evento, ossia tutto ciò che accade, ci attraversa, ci sconvolge. Nel mio caso, l’evento che mi ha spinto ad interrogarmi sul senso della vita è stato l’anoressia, questo sintomo terribile che esprime la sofferenza di coloro che non riescono a sottrarsi al giudizio altrui, che sono pronti a dimenticarsi di chi sono pur di corrispondere alle aspettative degli altri. Ecco perché l’anoressia è stato il punto di partenza dei miei studi sull’etica, che ha come unico scopo quello di proteggere l’estrema vulnerabilità della condizione umana.
2) L’anoressia ha origine dal senso di vuoto, di abbandono, di amore negato, di mancato riconoscimento che molte giovani donne percepiscono attorno a sé (e quindi dentro di sé), soprattutto in ambito familiare. Perché alcune riescono ad elaborare questo travaglio senza apparenti conseguenze, mentre altre lo vivono come una condizione infamante per cui decidono di auto-punirsi fisicamente?
Quando si è sperimentato il vuoto, l’amore negato o il mancato riconoscimento, ci sono sempre delle conseguenze. Anche se poi queste conseguenze non si traducono sempre negli stessi sintomi. L’anoressia è uno dei tanti sintomi che esprime questo malessere. Ma ce ne sono altri. È difficile vivere come se non fosse successo nulla. Se non si è imparata la gioia, perché nessuno ce la ha insegnata, il percorso che ci porta a scoprirla è sempre lungo e complesso.
3) L’illusione che l’anoressia dà di poter controllare tutto e tutti, di bastare a se stessi ovvero di poter essere autonomi dagli altri sotto ogni aspetto, emozioni comprese, porta la persona ad isolarsi. Si verifica sempre questo circolo vizioso o può assumere altre modalità?
Quando ci si illude di poter essere completamente indipendenti da tutti e da tutto, il risultato è sempre lo stesso: la solitudine. Anche se per trovarsi prigionieri della solitudine non si deve per forza passare attraverso l’incubo dell’anoressia. Ma la solitudine è sempre un incubo, anche quando assume forme e modalità differenti.
4) Perché l’anoressia interessa sempre più anche i maschi?
Perché il bisogno di essere amati è universale. Riguarda tutti. E se non si è stati accettati per quello che si era da bambini, allora il controllo di sé e della propria immagine è una reazione che possono avere non solo le donne, ma anche gli uomini.
5) Secondo Lei, l’eccessiva magrezza imperante nella moda è unicamente indotta dai diktat delle passerelle o può ricollegarsi al fenomeno dell’anoressia più in generale?
Coloro che lavorano nel mondo della moda hanno tendenza a dire che un corpo magro è un “corpo-moda”, cioè un corpo capace di far risaltare da un punto di vista estetico alcuni abiti e vestiti. Poco importa, poi, se alcune ragazze si trovano prigioniere dell’anoressia. Molti pensano che si tratti solo di un problema collaterale che non ha niente a che vedere con la moda.
6) Perché la moda, se da un lato esalta il corpo femminile vestendolo di abiti splendidi, dall’altro lo svilisce riducendolo a un mero manichino pelle e ossa?
Perché il corpo che viene esaltato è il “corpo-moda”, che non ha più niente a che vedere con la realtà del corpo delle donne.
7) Malgrado le lodevoli iniziative di alcuni stilisti che hanno elevato le taglie nelle loro sfilate, scegliendo modelle più in carne, stenta a diffondersi un paradigma di donna-donna. Secondo Lei, il mercato gioca un ruolo in tutto questo?
Il mercato, ormai lo sappiamo bene, gioca sempre un ruolo importante. Ma dietro questo fenomeno, c’è anche un’ideologia ben precisa, quella del “controllo”: chi è capace di controllare il proprio peso, è considerato come capace di controllare anche la propria vita; e chi si controlla, è un “vincente”. Naturalmente è un’ideologia folle, perché ormai sappiamo bene che più si cerca di controllare tutto, più tutto sfugge al controllo.
8) Corpi tatuati, forati, palestrati, dopati, siliconati, scolpiti dal bisturi”¦ Perché oggi più che mai non riusciamo ad accettare il nostro corpo così come la natura ce l’ha donato? Perché la donna, in particolare, accetta di violare se stessa per compiacere canoni estetici altrui?
Perché si pensa che compiacendo i canoni estetici altrui, si otterrà visibilità e successo. E ci si illude che la visibilità e il successo siano dei succedanei dell’amore.
9) Come si risolve quello che Lei ha definito “l’enigma del desiderio”? Dove troviamo l’Edipo contemporaneo?
Il desiderio è sempre qualcosa di misterioso. Il problema è accettarlo. Sapere che non lo si può controllare. E che non è perché si desidera una persona, che questa persona automaticamente ci desidera. Anzi. Tanto più che l’oggetto del nostro desiderio non lo si può mai “possedere” del tutto. È solo quando si accetta di convivere con quel vuoto che ci portiamo tutti dentro, perché a tutti manca sempre qualcosa, che si possono poi costruire delle relazioni umani autentiche e soddisfacenti.
10) Lei è anche autrice del best-seller “Sii bella e stai zitta”. Ai nostri giorni, secondo Lei, a chi giova di più l’immagine di una “bella senz’anima”?
A tutti coloro che hanno il potere e che non hanno nessuna intenzione di condividerlo. Avere a che fare con delle persone belle e silenziose, è il miglior modo di controllarle e sfruttarle, senza che nessuno si ribelli.