Fashion In torna a sorprendere
Cosa fare di un vecchio copriletto bianco? E’ ancora in buone condizioni, ma non si usa più.
E poi in fondo ad un cassetto ho tanti centrini ereditati da mia nonna, assieme a scatole piene di matassine multicolori di fili di cotone e di seta da ricamo: ma oggi chi sa ricamare?
I collant…ne abbiamo tanti –in fondo costano poco- e non ci pensiamo troppo a disfarcene appena un filo si rompe. Sempre mia nonna diceva che “prima” esisteva uno strumento per riprendere il filo e far durare le calze di nailon più tempo.
Guardo ancora nel ripostiglio di cose che non uso e trovo cappelli di feltro, zaini consumati, una vecchia gonna a ruota…sono 15 metri di stoffa! Gli ombrelli usati e rotti – mi piacevano tanto le stampe del tessuto- non so dove buttarli.
Buttarli? No davvero!!!!!! Tutto può essere utile, tutto può riprendere una nuova vita, se messo in mano a giovani creativi con sensibilità ecologica. Poi con le loro creazioni si può costruire una mostra piacevole, singolare, insolita, sorprendente – sicuramente interessante- fatta di abiti, gioielli, accessori moda. Ma non si tratta solo di una mostra. Fashion in, alla sua terza edizione è un progetto etico, didattico, culturale che ruota intorno alle materie prime secondarie con l’obiettivo di sperimentarne il riciclo, il recupero di materie di scarto e l’ecosostenibilità . E’ un progetto didattico perché coinvolge Accademie di Belle Arti, Università e scuole Pubbliche di Formazione Superiore nel settore Arte, Design, Moda
Ed è un progetto culturale perché si innesta sulla tradizione artistica e creativa tipicamente italiana, vuole evidenziare che anche a partire da materiali “poveri”, rigenerati, è possibile creare oggetti “belli e ben fatti”. Dopo aver lavorato per due anni sulla carta, il progetto si orienta su un materiale molto diffuso, il tessuto, che sperimenta oggi, proprio a causa della aumentata offerta dei prodotti di abbigliamento immessi sul mercato, un aumento grandissimo di scarti e pone con urgenza il problema del riutilizzo. Un progetto culturale anche da un altro punto di vista perché in epoca di crisi, sta nascendo un modo di consumare nuovo, un cambio di prospettiva intorno all’utilizzo dei materiali, un ritorno verso la mentalità del recupero e del rendere durevole a fronte della mentalità dell’usa e getta.
L’allestimento, in linea con il concept della mostra, immagina di essere in un centro di raccolta. Accoglie una selezione delle opere realizzate dagli studenti di Afol Moda Milano, Politecnico di Milano, Accademia delle Belle Arti di Brera, di Torino, di Firenze, Frosinone, Foggia e dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria. I manufatti rispecchiano le caratteristiche di ogni scuola partecipante: Afol, Scuola di Moda ha curato maggiormente gli aspetti sartoriali; il Politecnico ha evidenziato aspetti tecnici per la creazione e utilizzo di tessuti rigenerati; e le scuole di Arte hanno badato agli aspetti scultorei delle realizzazioni finali.
Interessante poter dialogare con gli studenti sulle loro creazioni. Uno studente di Afol ci ha esposto il suo punto di partenza per realizzare un voluminoso giacchino da donna, sorprendente ma perfettamente realizzato dal punto di vista sartoriale. Proprio la Moda e la sua “crisi concettuale” attuale è stata la fonte di ispirazione. Guardando nel proprio armadio una serie di t-shirt piegate e impilate ha notato come nessuna lo attraeva più, nessuna, eppure erano tante, gli sembrava in grado di rappresentarlo:allora ha pensato che proprio questi anonimi pezzi, piegati e tagliati potevano costituire il corpino. Poi riflettendo che l’eccessiva offerta del mercato della moda in fondo rende indifferenti ad una scelta mirata e di qualità, ha pensato che le maniche potessero essere fatte con le etichette dei capi di abbigliamento mescolate tra di loro quelle di griffe di alta gamma, con quelle di prodotti di fast fashion o ancora di capi reperibili sui mercatini rionali con etichette di dubbia provenienza. Pazientemente ne ha staccate qualche centinaio, le ha cucite su una base di tessuto in modo che comunque si potesse leggere un nome e ha realizzato le voluminose maniche.
Infine, e non è aspetto da trascurare, la mostra è una vetrina per i giovani, per evidenziare il loro talento e la loro creatività, un modo di farsi conoscere, e di mettere in contatto le scuole con il mondo del lavoro, non solo a Milano, culla della Moda e del design, ma anche in altre città anche e all’estero fino a Londra come successo per le precedenti edizioni.
Nell’impossibilità di descrivere gli oggetti esposti, una bella galleria di immagini farà entrare nel Paese delle Meraviglie