Fendi e il suo bianco: glamour d’altri tempi
La sfilata dal “vivo” di Fendi in questa fashion week settembrina va oltre le aspettative.
Una passerella intima, evocativa, essenziale, quasi mistica, che si addolcisce nel movimento fluttuante di drappi candidi e svolazzanti fissati su enormi finestre immaginarie. Un’atmosfera sognante, onirica ma anche vagamente voyeuristica che eleva lo spirito all’armonia dell’eleganza del bianco.
Il candore e la purezza sono infatti la scelta preponderante che contraddistingue la palette cromatica della Collezione Primavera Estate 2021 di Silvia Venturini Fendi – la sua ultima come unico Direttore Creativo – presto sarà affiancata dal “nuovo erede” di Lagerfeld, Kim Jones.
Una intensa melodia di nivore immacolata e splendente che fa da eco a quella raffinata e gradevole ricercatezza delle linee fatta di semplicità ma anche di accorgimenti creativi che contraddistinguono da sempre la Maison.
Si respira in questa collezione tutta la nostalgia di quell’eleganza curata nei minimi dettagli, impressa negli orli e nei tagli sartoriali, nell’artigianalità dei tessuti.
L’indiscutibile manualità di Fendi che qui omaggia i ricami à jour, i pizzi, gli intagli e le lavorazioni a tombolo lascia distinguere nitidamente tutte le gradazioni della purezza del bianco, da quella lattescente burrosa a quella più pura e brillante, da quella accesa leggermente ottica a quella più patinata ed antica.
Un total white dal gusto retrò contemporaneo ben riconoscibile che dimostra quanto questo colore – non colore sia estremamente avanguardista nei contorni e coraggioso nel portamento.
Il ritmo puro e silenzioso del protagonista bianco viene comunque scandito anche da tocchi ad acquarello intrisi di azzurro cielo e beige sabbia del deserto che si muovono con dolcezza su trasparenze impalpabili e voile davvero splendidi. Un vedo non vedo “casto” fatto di sensualità discreta e raffinata che va oltre l’estetica.
Le silohuettes sono morbide ed avvolgenti allo stesso tempo, gradevoli, sofisticate. Una consonanza di sagome e fogge misurate scandisce il ritmo della costruzione sartoriale. Nulla di eccedente o eccessivo. L’attitudine alla raffinatezza e all’equilibrio di Fendi si respirano pienamente.
Meravigliosi i capispalla lunghi a doppio petto con maniche svasate. Una vera sinfonia di eleganza e glamour metropolitano.
La ricerca introspettiva e sofisticata delle linee in alcuni momenti si accende di un feroce rosso e di un definito nero che ci riportano alla determinazione e all’espressività incisiva dei contrasti del realismo cromatico visionario. Uno “screzio” alla purezza romantica che diventa intenso, quasi strong, pur rimanendo nella naturale linearità del buon gusto.
L’anello di congiunzione di questa collezione è indubbiamente l’equilibrio discreto che si scioglie sul corpo in una perfezione quasi architettonica.
Mentre il suo mantra risulta il look iper-coordinato per un approccio più edonistico all’abbigliamento e alla sensibilità di stile, che, come un ossimoro di gioiosa inquietudine, diventa ambiguo e contraddittorio soprattutto nelle pennellate intense di rosa ciclamino e giallo senape degli accessori.
In risalto i dolcevita a body sotto schemisier trasparenti; i demi-boots traforati; i cappelli con visiera ton sur ton ed i guanti attillati che ci riportano alle atmosfere hollywoodiane degli anni Cinquanta intrise di sobria frivolezza. Tra le bags spiccano, oltre le immancabili ed iconiche Peekaboo, i cestini traforati e le borse a mano piumate. Tra i bijoux, prende il suo spazio il mono-orecchino.
La sfilata di Fendi si conclude come si apre, in un turbinuio struggente e romantico di emozioni palpabili dove l’abito è protagionista. Riprendendo un pensiero di Honoré de Balzac questa passerella è il risultato di “un’alto pensiero di ordine e armonia“.