Forever Norma Jean
L’astro di Marilyn Monroe torna a splendere più che mai in questo 2012, a 50 anni dalla sua prematura e tuttora misteriosa fine, con i numerosi omaggi che le tributano il cinema, l’arte, la letteratura e, non da ultima, la moda.
In particolare a Firenze il Museo Salvatore Ferragamo (Palazzo Spini Feroni) le dedica una grande mostra (curata da Stefania Ricci e Sergio Risaliti) intitolata semplicemente “Marilyn”, che espone vari oggetti a lei appartenuti, tra cui naturalmente le scarpe (adorava quelle “aristocratiche”, a tacco altissimo, realizzate da Ferragamo) – 30 paia di décolleté – e una cinquantina di abiti originali, che il suo corpo tenero e sensuale allo stesso tempo sapeva valorizzare come nessun altra. Ma la rassegna fiorentina offre anche documenti e filmati degli anni ’50 che “raccontano” il personaggio Monroe dal quasi anonimato di Norma Jean (il suo vero nome) ai fasti del mito eterno, cercando di ricostruirne le ambivalenze e le contraddizioni, la complessità e la poliedricità, l’intelligenza e la determinazione, la natura fragile e il vulnerabile candore, che sono alla base della sua perdurante contemporaneità. Dalle sue lettere e dalle sue poesie specialmente emerge la figura di una donna sensibilissima, assetata di conoscenza, desiderosa di affetto, tutt’altro che superficiale e lontana dal voler essere una mera icona erotica. Eppure lei, che pure era così ammirata e concupita da tutti, era preda di continue insicurezze, sensi di colpa e inadeguatezza, perché non si sentiva compresa e, contemporaneamente, temeva di apparire “vera”, ossia diversa dall’immagine della bambola sexy che affascinava tanto il mondo. Per tutta la vita, quindi, l’appariscente “diva bionda” per antonomasia ha cercato di nascondere le ferite del suo spirito finché queste non si sono infettate irrimediabilmente, stroncandola a soli 36 anni, complice un micidiale cocktail di barbiturici. Secondo me, Marilyn è paradossalmente morta di pudore, lei che non aveva esitato a spogliarsi innumerevoli volte davanti all’obiettivo del fotografo, non riusciva a mettere a nudo la sua anima nemmeno davanti a se stessa.
Uno dei pochi a comprenderla profondamente fu forse Pier Paolo Pasolini che, subito dopo la scomparsa dell’attrice, le dedicò la “Poesia a Marilyn”, in seguito incastonata nel film “La Rabbia” del1963. Inlei il fine intellettuale vedeva l’ultima dea olimpica, la cui “caduta” è conseguenza della stoltezza e della malvagità degli uomini che offuscano le menti non consentendo di cogliere la vera bellezza, vale a dire ciò che è buono e giusto. Questa fu la tragedia di Marilyn, di fronte a cui ancora ci commuoviamo ravvisandovi la cifra di un autentico mito della femminilità moderna.
Nella mostra che il Museo Ferragamo dedica alla Monroe, oltre a calzature e abiti della vita privata e di scena, si possono ammirare molte foto e opere d’arte del Novecento ispirate alla diva: da Cecil Beaton a Andy Warhol, da Klein a Canevari, da Rotella a Dienes. Il grande evento fiorentino, in programma fino al 28 Gennaio 2013, è accompagnato anche da un pregevole catalogo.
Un altro grande della moda – il brand Fratelli Rossetti – ha invece voluto celebrare i 50 anni dalla scomparsa di Marilyn con una décolleté in edizione limitata (battezzata “Lady Brera”) e con l’adesione a “Tribute to Marilyn” dell’artista Alessandro Gedda, che ha messo insieme 50 dipinti e 5 sculture aventi la diva come protagonista. Tali opere, esposte fino al 10 Luglio all’Umanitaria di Milano, passeranno poi a Cannes, Lugano e Mosca.
A proposito di Cannes, va ricordato che quest’anno il prestigioso Festival del Cinema si è aperto con un omaggio alla “mitica bionda” della vecchia Hollywood, eletta a icona della 65a edizione e posta sulla locandina ufficiale. Il cinema, del resto, le sta dedicando in questo periodo molte produzioni importanti, tra cui citiamo “Poupoupidou” del regista Gérald Hustache-Mathieu, “Marilyn” di Simon Curtis (con Michelle Williams protagonista, candidata all’Oscar come miglior attrice), la docu-fiction “Fragments: Marilyn Monroe” di Liz Garbus (con attori del calibro di Uma Thurman, Glenn Close, Paul Giamatti), in attesa infine di “Blonde” di Andrew Dominik, prodotto da Brad Pitt (le riprese inizieranno nel 2013). E poi tanti libri che ne narrano la storia in parole e immagini da togliere tuttora il fiato: “Marilyn” di Norman Mailer (Baldini, Castoldi, Dalai), “Marilyn e Magnum” (Gerry Badger, Contrasto), “Marilyn. L’ultima seduta” (Frassinelli).
Last but not least, segnaliamo la mostra valdostana “Marilyn, the last sitting”, al Forte di Bard fino al 4 Novembre, che, attingendo ad una ricca collezione privata, propone intensi ritratti dell’attrice nelle ultime fotografie scattate poche settimane prima della morte, avvenuta il 5 Agosto 1962.
“Il successo comporta troppe lacrime ingoiate… Darsi al pubblico è darsi in pasto” scriveva Pasolini di lei, fatta emblema della grazia. Riposa in pace, goodbye Norma Jean (come cantava Elton John), tu che sempre resterai “viva” perché il tuo “essere bella” ci sarà di perenne consolazione.