Foulard
Questo accessorio tanto chic, oggi immancabile nel guardaroba sia delle signore mature sia delle giovani, nonché di qualche maschio sofisticato e modaiolo, richiama nel nome la tipica usanza contadina di pigiare l’uva: la follatura, infatti, oltre ad essere l’operazione da cui si ricava il vino, consiste nel rassodamento dei panni di lana mediante pressione, sfregamento e bagni alcalini o acidi. Foulard ha origine, appunto, dalla voce provenzale foulat, da foular, follare. Ne deriva un tessuto leggero e brillante, morbidissimo, sia che venga realizzato in seta o cotone sia che venga tessuto con fibre artificiali. In termini pratici, lo si impiega non solo per foulard, ma anche per cravatte, vestaglie, fazzoletti, fodere, abiti.
Da qualche anno è tornato ad essere un must per ogni donna e, se non incarna più il bon ton degli anni ’60 sulla scia di Grace Kelly o Jacqueline Kennedy, ha certamente guadagnato in versatilità. Infatti, se una volta lo si indossava soprattutto al collo, sovente come copri-décolleté (chi non ricorda quelli di piccolo formato sobriamente annodati sotto il mento di Catherine Deneuve?) o in testa (l’impeccabile Audrey Hepburn ha fatto scuola in tal senso allacciandolo sia sul davanti che dietro la nuca), oggi – fattesi extra-large le dimensioni e vivacissimi i colori e le fantasie – li si usa come originale cintura, turbante esotico, fascia per capelli bohemienne o addirittura bandana corsara, vezzoso ornamento per il manico della borsetta, top sensuale, costume da spiaggia trendy, pareo malizioso, gonna gitana o abito floreale, scialle elegante, sciarpa hippy (come il Twilly di Hermès) e via annodando.