Gianni Versace. Retrospective. Una Mostra a Malaga

La Spagna dedica una importante retrospettiva a Gianni Versace.
La mostra, patrocinata dall’ Ambasciata d’Italia a Madrid, inaugurata il 7 febbraio a Malaga presso il Centro Cultural Fundaciòn Unicaja, rimarrà visitabile fino al 30 giugno prossimo.
Precedentemente a gennaio si era svolta la presentazione ufficiale presso l’Ambasciata d’Italia a Madrid dove erano esposti 4 storici modelli dello stilista; ciò a conferma dell’impegno del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale per il sostegno del settore moda nazionale anche attraverso la mobilitazione di ambasciate, rappresentanze permanenti, consolati e istituti italiani di cultura, come abbiamo evidenziato già sulla nostra rivista.
Nel corso della presentazione, l’ambasciatore Giuseppe Buccino Grimaldi ha evidenziato quanto Gianni Versace “rappresenti ancora oggi una eccellenza del Made in Italy riconosciuta a livello mondiale”. A sua volta e nella stessa serata a Madrid, il curatore della mostra il tedesco Karl Von der Ahé ha sottolineato come “La sua (di Versace) moda è stata molto più di uno stile…. “,
Sorprende la scelta di Malaga. Il quotidiano spagnolo El Paìs, riporta un lungo articolo sulla Mostra, tentando, attraverso le parole degli organizzatori, di trovare la connessione tra Versace e Malaga. Una motivazione, secondo il curatori della mostra il tedesco Karl Von der Ahé insieme a Saskia Lubnow, potrebbe individuarsi nell’ammirazione di Versace per Picasso, originario di Malaga. “Picasso è il mio eroe” pare abbia dichiarato in una intervista. Altra possibile motivazione, individuata sempre dal curatore, potrebbe stare nel fatto che “Málaga è una città meridionale con sole, e palme e Gianni Versace è uomo del sud dell’Italia”. Infine, sempre secondo il curatore la scelta della sede del Centro Cultural Fundación Unicaja, esempio del barocco del siglo XVIII, stabilisce una connessione con la casa neocoloniale di Versace a Miami costruita negli anni trenta avendo come fonte di ispirazione l’ Alcázar de Colón, en Santo Domingo, prima residenza del regno spagnolo in America. I due edifici -afferma sempre il curatore- si somigliano per il fatto che ambedue sono costruiti con elementi architettonici tipicamente andalusi. Altro fatto che pone un interrogativo è che la retrospettiva che, ripercorre in senso temporale l’itinerario professionale e artistico di Versace, composta da 500 pezzi originali, provenienti da collezioni private, soprattutto europee, che includono abiti e accessori, bozzetti, prototipi, tessuti stampati e fotografie inedite, non veda nessun apporto da parte della famiglia Versace, e degli attuali proprietari del marchio che presumiamo conservino tutto l’archivio a testimonianza del lavoro dello stilista. Concepita come un viaggio nella vita di Gianni Versace, a partire dall’infanzia trascorsa a Reggio Calabria fino ad arrivare agli anni trascorsi tra Milano, New York e Miami, la retrospettiva prende l’avvio dall’infanzia a Reggio Calabria, nel laboratorio di sua madre: lì apprende i rudimenti del cucito e cresce la sua passione per la moda. Lì nell’estremo sud dell’Italia, culla della Magna Grecia il giovane Versace si imbeve della cultura classica greca/romana; da lì attinge i disegni geometrici delle greche che compaiono tanto spesso stampate su tessuti, ceramiche, piastrelle, oggetti di arredamento oltre che su abiti, e l’immagine della Medusa, simbolo mitologico della bellezza e del pericolo scelta personalmente da Gianni come marchio identificativo del suo brand; compare anche essa in tanti abiti e accessori. Ecco un altro interrogativo che pone questa retrospettiva, la Medusa non è riprodotta in nessuno dei manifesti della Mostra; eppure è ancora oggi il marchio di riconoscimento immediato di Versace ed era una presenza fissa nel lavoro dello stilista, oltre che stampata in tanti capi, era riprodotta nei bottoni delle giacche, nei fermagli delle borse, raffigurata come mosaico in una delle sue case, quella di Miami. La mostra ripercorre i diversi periodi creativi ed evidenzia come Versace abbia accolto ispirazioni provenienti da varie culture, dalla classica, al barocco siciliano, alle tendenze punk e rock, alla pop-art di Andy Warhol.” Era un misto di diverse culture e ispirazioni: dal Barocco siciliano alle tendenze punk e rock, dalla cultura classica ai riferimenti alla mitologia greca, fino alla pop-art di Andy Warhol”, ha osservato Karl Von der Ahé. Ha sperimentato con profusione tanti possibilità creative: la pelle trattata come tessuto nell’ 81; nell’autunno-inverno ’82-83 gli abiti in maglia di metallo; gli stampati a motivi geometrici nell’89; gli spilloni da balia di metallo dorati che tengono insieme la tela del famoso tubino nero degli inizi del ’90 indossato da Elisabeth Hurley alla prima del film “Quattro matrimoni e un funerale”. La mostra che, attraverso i 120 look che presenta, vuole indicare le diverse tappe creative percorse da Gianni Versace, si arricchiste inoltre di materiale inedito come le foto che il fotografo italiano Paolo Castaldi ha scattato nei baskstage delle sfilate e la ricostruzione del suo spazio di lavoro attraverso tessuti e bozzetti. “Versace ha cambiato la moda per sempre. – dichiarano ancora i curatori della mostra – Forma parte degli dell’ultima generazione dei grandi stilisti che hanno saputo combinare un lavoro di maketing globale con una grande abilità sartoriale.” Da parte nostra vorremmo ricordare un aspetto dell’attività creativa di Gianni Versace, tacitato nella retrospettiva, cioè la sua esperienza di costumista iniziata al Teatro alla Scala nel ’82, poi l’incontro con Maurice Béjart senza dimenticare il suo ultimo lavoro nel ’97 pochi giorni prima della morte per il balletto “Barocco Bel Canto” di Bejart presentato a Firenze, ma anche il lavoro con Roland Petit e con la coreografa Twyla Tharp e altri. |





