Glamour orientale da Raffaella Curiel
Regala grandi emozioni la collezione P/E 2014 di Raffaella Curiel nella sala del complesso Monumentale di Santo Spirito in Sassia ad AltaRomAltaModa. Sala gremita: un lungo applauso del pubblico accompagna la passerella finale e l’uscita di Raffaella assieme alla figlia Gigliola e le nipoti che consegnano un mazzo di fiori alla Sig.ra Cloe; poi gli abbracci e i complimenti del Cav. Boselli Presidente della Camera Nazionale della Moda e di Silvia Venturini Fendi Presidente di AltaRoma.
Come sempre, quella di Raffella Curiel, una collezione ricca per il numero di capi presentati; coerente, con una chiara ispirazione orientale non solo nelle prime uscite, e negli abiti da sera, ma in quasi tutti gli outfit, magari nel taglio delle spalle, nell’uso dell’obi, negli accessori, ecc.
Ancora una volta la stilista svolge la sua personale visione dell’abbigliamento che deve esaltare la femminilità, aggiungendo bellezza al corpo e al viso, e deve regalare alla donna quel pizzico di sensualità necessario per essere ammirata e desiderata. Si potrebbe dire che la bellezza è l’ispirazione più profonda del suo lavoro; non a caso per descrivere la sua collezione riporta una citazione di Oscar Wild “La bellezza è l’unica cosa contro cui la forza del tempo sia vana, ciò che è bello è una gioia per tutte le stagioni ed è un possesso per tutta l’eternità”.
La scelta dell’ispirazione orientale -oriente ha sempre affascinato gli stilisti da Poiret a Fortuny fino ai designer di ultima generazione- le consente inoltre di fare sfoggio delle sue capacità non solo sartoriali, ma anche culturali.
Le prime cinque uscite di grande effetto rivelano una ricerca minuziosa dei costumi di varie etnie, Malesia, Cambogia, le pendici dell’Himalaya, Thailandia e Cina; ma anche dei tessuti originali provenienti da questi Paesi; spesso si tratta di sete tessute a mano; oppure le stoffe –crêpe de chine- di provenienza occidentale sono stampate come da antichi ricami. L’ispirazione decisamente orientale torna negli abiti da sera dove saranno ancora i tessuti e i ricami o la seta dipinta a mano a riempire di stupore.
La parte centrale della collezione, fatta di tailleur e abiti dove è evidente la cifra stilistica della Couturier milanese, non manca di dettagli orientalentaleggianti: l’intera collezione è così coerente perché di fatto ha una unica e medesima fonte di ispirazione. Ciò si nota a volte nelle spalle delle giacche dritte o pronunciate all’esterno, o le baschine e le cinture che segnano il punto vita come fossero obi giapponesi; anche una semplice cintura su un abitino a balze di sapore bon ton, acquista una suggestione diversa se arricchita da un gioiello che ricorda un ramo di pesco. Dove si rivela la capacità sartoriale della stilista è proprio nelle giacche con giochi di nervature e sbiechi che richiedono saper fare, tempo, lavoro attento. Non è meno impegnativo il lavoro necessario a comporre a mano le pieghe, a ricamare, o ad applicare sull’abito dei fiori; o scegliere l’intarsio dei tessuti; o per ottenere su una gonna con uno sbieco e un leggero drappeggio, l’elegante effetto del sari indiano. Ma l’Alta Moda è questo, un lavoro sapiente e paziente, che mette in moto mestieri antichi che non hanno fretta, perché le mani qui sono più esperte delle macchine. Ogni capo è esclusivo, unico, irripetibile. Ricordo con quanta soddisfazione una persona che ha lavorato con Gigliola Curiel (la madre di Raffaella) mi raccontava: “Noi non conoscevamo le pinces, la rotondità del seno la creavamo con il ferro; lavoravamo tanto, giorno e notte, ma che soddisfazione quando vedevamo gli abiti indossati all’ apertura della Stagione della Scala”.
Torniamo alla collezioni. Gli abiti per il giorno sono i tipici “curiellini” eleganti e di particolare vestibilità da portare rigorosamente con guanti. Gli abiti da cocktail sono in chiffon leggeri e movimentati da volantini e volute a sbieco; quelli in crêpe sono in nero, blu, turchese, rosso, bianco e bianco nero. L ‘ispirazione orientale in questa parte della collezione la troviamo nelle stampe floreali o nelle applicazioni di fiori che fanno pensare immediatamente al Giappone. Per ultimo, come da tradizione, l’abito da sposa, particolarmente castigato rispetto a ciò che siamo abituati a vedere in questi ultimi anni -chiusura a girocollo, maniche lunghe, velo di tulle con applicazioni di fiori- : bello nella sua semplice, non era all’altezza del resto della collezione.
Tra gli accessori, curati dalla figlia Gigliola, sono da notare le scarpe, sandali che ricordano i geta o i più femminili okobo giapponesi –da cui derivano le infradito- che contribuiscono a mantenere la coerenza della collezione anche nelle parti meno ispirate all’oriente. Importanti i gioielli collane e orecchini, creati da Gerardo Sacco, anche essi di ispirazione etnica, che completano bene l’abito, senza offuscare la ricchezza dei tessuti . Cappelli anche essi di fattura orientale e guanti completano l’eleganza della collezione.