Gli spiriti della terra e della mente
“La cultura è l’unico bene dell’umanità che, diviso fra tutti, anziché diminuire diventa più grande”. (Hans Georg Gadamer).
Il prestigioso Premio Nonino, dedicato a V.S. Naipaul ed Ermanno Olmi, giunto alla sua 44esima edizione, quest’anno è stato consegnato a Juan Octavio Prenz (Premio Internazionale Nonino 2019), Anne Applebaum (Premio Nonino 2019 A ‘Un Maestro Del Nostro Tempo’), Damijan Podversic e alla Ribolla Gialla (Premio Nonino Risit D’aur Barbatella D’Oro 2019).
Il Premio Nonino è un alto riconoscimento culturale, letterario ed enogastronomico, che ha come scopo dichiarato “la valorizzazione della civiltà contadina”. Dalla sua istituzione, nel 1975, è organizzato e gestito dalla famiglia Nonino, distillatori di lunga tradizione a Ronchi di Percoto in provincia di Udine. La sua missione originaria è quella di salvare dall’oblio una serie di vitigni autoctoni in via di estinzione. Nel 1977 la famiglia Nonino decise di estendere il premio all’ambito culturale, destinandolo a chi si fosse distinto in ambito nazionale nel valorizzare la civiltà contadina e puntando fin dall’inizio su un elevato profilo di qualità, come mostra la composizione della giuria della prima edizione, che riunì Elio Bartolini, Gianni Brera, Morando Morandini, Giulio Nascimbeni, Padre David Maria Turoldo e Luigi Veronelli, con Mario Soldati a presiedere.
La Giuria del Premio Nonino 2019, presieduta da Antonio Damasio, è composta da intellettuali internazionali di chiara fama come Adonis, John Banville, Ulderico Bernardi, Peter Brook, Luca Cendali, Emmanuel Le Roy Ladurie, James Lovelock, Claudio Magris, Norman Manea, Edgar Morin.
Juan Octavio Prenz è nato a Ensenada (Argentina) nel 1932 da genitori istriani e si è laureato in Lettere all’Università di La Plata (Argentina). È vissuto a Belgrado tra il 1962 e il 1967 e tra il 1975 e il 1979, anno in cui si è trasferito a Trieste, dove risiede attualmente, con lunghe pause in Argentina. Ha insegnato Lingua e Letteratura spagnola presso le Università di Buenos Aires, La Plata, Belgrado, Lubiana e Trieste. Ha pubblicato su riviste latinoamericane ed europee diversi saggi sulla narrativa spagnola e ispanoamericana, oltre a racconti e poesie, e ha curato e tradotto opere dei più noti autori della poesia slovena e serba. Lui stesso si definisce come uno scrittore jugo–italo–argentino. Importante nell’attività letteraria di Juan Octavio Prenz è la sua produzione poetica, che comprende otto libri di versi e un’intensa attività di traduzione dei più noti autori della poesia slovena e serba. È da poco uscita la raccolta di liriche Figure di Prua per La nave di Teseo, e In italiano sono stati tradotti i suoi romanzi Favola di Innocenzo Onesto, il decapitato (Marsilio), Solo gli alberi hanno radici (La nave di Teseo), mentre è appena stato pubblicato il romanzo Il signor Kreck (sempre con la casa editrice La nave di Teseo). Ha ricevuto il premio “Promoción literaria de la Provincia de Buenos Aires”, il “Faja de honor de la Sociedad de Escritores de la Provincia de Buenos Aires”, il “Premio Casa de las Américas”, il “Premio Povelja” massima distinzione dell’Unione dei traduttori letterari della Serbia e lo “Zlatno Pero” (Penna d’oro) dell’Unione dei traduttori letterari della Macedonia. “Solo gli alberi hanno radici è una frase che ho utilizzato spesso per rispondere a chi mi incitava a dichiararmi unilateralmente argentino, jugoslavo o italiano, avendo io scritto in queste lingue e vissuto nei paesi che le par- lavano. Tutto nasce dalla mia diffidenza per le metafore facili, una delle quali fa dell’uomo un essere con radici. A volte, mi sono trovato a rispondere: se si tratta di fare delle metafore, allora, perché radici e non ali? perché non pensare che l’identità possa anche definirsi in funzione di un futuro da condividere, piuttosto che di un passato da contemplare?”.
Nata a Washington nel 1964 da famiglia ebraica e naturalizzata polacca, Anne Applebaum è sposata con il politico e scrittore polacco Radoslaw Sikorski con cui ha due figli. È editorialista del The Washington Post, professoressa di Practice alla London School of Economics, storica, saggista e vincitrice del premio Pulitzer. Dopo la laurea all’Università di Yale, ha vinto una borsa di studio Marshall presso la LSE, dove ha conseguito un master in Relazioni Internazionali ed in seguito ha studiato al St. Antony’s College di Oxford. Nel 1988 ha iniziato il suo lavoro di giornalista come corrispondente per The Economist a Varsavia. Il suo primo libro Between East and West: Across the Borderlands of Europe è il resoconto di un viaggio attraverso Lituania, Ucraina e Bielorussia, Stati che stavano percorrendo gli ultimi passi verso l’indipendenza. Dopo aver vissuto più di 15 anni in Europa, nel 2002 diventa editorialista per The Washington Post per il quale è stata membro del comitato editoriale fino al 2006. Vincitrice del premio Pulitzer nel 2004 con il saggio Gulag: A History, è docente di Practice presso l’Institute of Global Affairs (l’Istituto di Affari Globali) della LSE, dove gestisce Arena, un innovativo programma sulla disinformazione e la propaganda nel XXI secolo. Ha inoltre lavorato come Direttore Estero e Vice Direttore della rivista The Spectator a Londra, come Redattore Politico di The Evening Standard, come redattore per Slate e diversi giornali britannici, tra cui il The Daily e Sunday Telegraph. I suoi scritti sono apparsi su The New York Review of Books, The Wall Street Journal, New York Times, Financial Times, International Herald Tribune, Foreign Affairs, The New Criterion, The Weekly Standard, The New Republic, The National Review, The New Statesman, The Guardian, Prospect, Commentaire, Die Welt, Cicero, Gazeta Wyborcza e The Times Literary Supplement, oltre che in diverse antologie. Nel 2012-13 ha ricoperto la Philippe Roman Chair di Storia e Relazioni Internazionali presso la LSE. Nel 2012 ha pubblicato La Cortina di Ferro: La disfatta dell’Europa dell’Est, 1944-1956, Ed. Mondadori – 2016 (Iron Curtain: The Crushing of Eastern Europe, 1944–1956, Ed. Penguin Books) che descrive l’imposizione del totalitarismo sovietico nell’Europa centrale dopo la seconda guerra mondiale, saggio che le è valso il Premio Cundill 2013 per la Letteratura Storica e la Duke of Westminster Medal. Gulag: A History e La Cortina di Ferro: La disfatta dell’Europa dell’Est, 1944-1956 sono stati pubblicati in molte traduzioni, comprese tutte le principali lingue europee. Entrambi i libri sono stati finalisti del National Book Award. Nel 2017 pubblica Red Famine: Stalin’s war on Ukraine, la cui traduzione italiana verrà pubblicata in maggio 2019 dalla casa editrice Mondadori.
Damijan Podversic, friulano di minoranza slovena è nato a Gorizia nel 1967. Sogna di fare il viticoltore da quando aveva 12 anni e si ritiene molto fortunato a poter svolgere il lavoro che sognava da bambino. Si avvicina al mondo del vino grazie a suo padre, Francesco, oste a Gorizia, che negli anni aveva acquistato due terreni sul Monte Calvario per produrre il vino per la propria Osteria. Damijan segue studi professionali all’ERSA (Agenzia regionale per lo Sviluppo Rurale del Friuli Venezia Giulia) e comincia a lavorare con il padre, ma quando gli propone di provare a produrre ‘Grandi Vini’ non trova appoggio e così decide di seguire la sua strada. Non avendo terre di proprietà e molto denaro, inizia acquistando dei piccoli appezzamenti abbandonati sul Monte Calvario. Ha tre Grandi Maestri: Josko Gravner, Nicola Manferrari e Mario Schiopetto che, nel tempo, gli hanno trasmesso tanto del loro sapere sul vino. Il suo obiettivo è fare ‘Grandi Vini’ che alimentino l’anima. La Ribolla gialla è un antico vitigno autoctono del Friuli Venezia Giulia a bacca bianca.
Ecco le motivazioni con cui sono stati assegnati I vari riconoscimenti:
- A Damijan Podversic “per aver dato appassionato impulso alla coltivazione della Ribolla gialla, antico vitigno autoctono del Friuli Venezia Giulia, e avviato l’iter per il recupero di terreni vocati alla viticultura e abbandonati dal 1940 sul Monte Calvario nella provincia di Gorizia. Il suo lavoro rappresenta simbolicamente una straordinaria occasione di ricerca e una delle espressioni più genuine del mondo vitivinicolo regionale. L’assegnazione del premio vuole anche essere un appassionato appello ai vignaioli della Regione affinché trovino l’accordo sul disciplinare di produzione per ottenere al più presto la D.O.C. per la Ribolla gialla che ne garantisca la produzione esclusivamente per il territorio del Friuli Venezia Giulia”.
Ha consegnato il premio Giannola Nonino.
- A Juan Octavio Prenz, “Scrittore di assoluta originalità e felicemente appartato, Prenz unisce in un’opera inconfondibile la fantasia epica della grande letteratura latinoamericana e l’ombra misteriosa in cui si dissimulano i personaggi della grande letteratura Argentino di origine istro-croata, Prenz è un sommesso e appassionato cantore dell’errabonda, dolorosa, sanguigna e picaresca odissea che disperde gli uomini nel labirinto dell’esistenza umana, li fa vagabondare nel mare della vita strappandoli ad ogni irrigidita identità, ma senza sradicare dal loro cuore una comune fedeltà di destini, affetti, bizzarrie, il gioco a carte nell’osteria e la resistenza alla violenza, al potere tirannico. Nelle poesie di Polene le immagini femminili che dopo aver attraversato gli oceani in prua ai velieri si smangiano nell’acqua della baia, diventano storie d’amore, di solitudine, di beffa e di lotta. Il romanzo grottesco Favola di Innocenzo Onesto, il decapitato è una parabola dell’inumanità incombente sulla sorte di ognuno. Un capolavoro come Il signor Kreck intreccia la sanguinosa dittatura militare argentina – che ha spinto pure Prenz all’esilio – e il destino di un uomo che cerca di sparire nell’ombra anonima, in una narrazione che ha molte voci, molti punti di vista. In un altro stupendo epos, Solo gli alberi hanno radici, il fluire di migranti diventa una coralità di vicende umanissime, tragiche, cialtronesche, scapestrate, sempre fedeli a se stesse, un affresco di migrazioni, di legami affettivi, di trasgressioni nel mare di quella che Saba chiamava la calda vita.”
Ha consegnato il premio Claudio Magris.
- A Anne Applebaum, “una delle più grandi testimoni morali del nostro tempo, e una fra i più importanti intellettuali pubblici È una storica e giornalista, il cui lavoro sulla storia dei totalitarismi nel ventesimo secolo e sulla rinascita del nazionalismo e del populismo nel ventunesimo, è della massima importanza. Nata a Washington DC, la Professoressa Applebaum ha sia la cittadinanza Americana sia quella Polacca. Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti accademici. Il suo libro, Gulag: Storia dei campi di concentramento sovietici, le è valso il Premio Pulitzer e la candidatura per il National Book Award. Ha scritto per molti giornali e quotidiani in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, e ha fatto parte del consiglio editoriale del The Washington Post dal 2002 al 2006”.
Ha consegnato il premio John Banville.
“Senza cultura e la relativa libertà che ne deriva, la società, anche se fosse perfetta, sarebbe una giungla. Ecco perché ogni autentica creazione è in realtà un regalo per il futuro”
(Albert Camus).