Iceberg interpreta a modo suo il folklore argentino
Il piumino è morto. Viva il cappotto!? Non sappiamo ancora se è vero. Non sappiamo ancora se il ritorno al classico che è stato già ampliamente dichiarato a Pitti e accolto anche qui a Milano, ci imporrà di tralasciare il piumino e di tornare al classico elegante cappotto.
Paolo Gerani sembra aver fatto una scelta chiara: il rivestimento esterno dei capospalla deve essere rigorosamente in maglia o in tessuto anche se il “ripieno” è in piuma d’oca. Ci tiene a sottolineare il ritorno a ciò che rappresenta un ritorno alla specialità della griffe, “ciò che sappiamo fare bene”: la maglieria con un evidente lavoro di ricerca sui tessuti a maglia agugliati per ottenere cappotti o giacche rifinite con un elegante bordo lavorato ai ferri. Una maglieria di sapore irlandese per i disegni aran e le trecce, una maglieria che si alterna a pelli e a montone rovesciato; ma che diventa più sottile nei cardigan corti o lunghi da portare sopra la giacca per sostituire il cappotto e si trasforma in bei pullover delle grandi righe con begli accostamenti di colore, beige e bordeaux , fango e azzurro polveroso. La collezione è pensata per un pubblico giovane e per questo permangono i must di questa fascia di età: le sovrapposizioni; il taglio a vivo dei capospalla; molti capi sono invecchiati per dare un aspetto vissuto; il pantalone ha il cavallo basso, è stretto, corto, portato con scarpe stringate anche colorate e con un copricapo di rottura di colore contrastante; un abbigliamento approssimativo è impreziosito da un classico gilet.
L’ispirazione della collezione è un richiamo al poncho del gaucho argentino riconoscibile nelle strisce colorate che decorano i cappotti e le giacche, ed anche le sciarpe. Una versione dl poncho a mantella attraversa la passerella a completare non solo l’abbigliamento più casual, ma anche capi più formali. Le stampe dei tessuti sono i classici dell’abbigliamento maschile : il pied de poule, il principe di galles, i quadri tartan e lo spigato.
Tra i colori sembrerebbe che Paolo Gerani abbia voluto privilegiare le nuances di marrone, cammello, grigio-nero come base, ma poi ha aggiunto tocchi di verde, bordeaux e azzurro polveroso. Ciò che ha certamente mantenuto è il suo fare ironico, dove i mescolamenti di stile servono a stemperare la tentazione di cadere nel troppo classico o nel troppo tecnologico o nel giovanilistico; tralasciando per un momento le ispirazioni artistico/avarguandiste si è attenuto ad un sano realismo, non scevro però di una vena intellettualistica, più consono al momento e più atto a superare il momento di crisi.