“Giapponismo” ovvero l’arte di Raffaella Curiel
Raffaella Curiel spiega l’ispirazione alla base della sua collezione, proposta per l’autunno/inverno 2010/2011: «Le arti figurative giapponesi, i loro diversi volumi, la grazia degli equilibri dei kimono mi hanno letteralmente rapita e sono stata fortemente affascinata dalla grazia delle dame aristocratiche dipinte da Hosoda Eishi e da Utamaro Kitagawa, dai costumi del periodo Edo, dalla creatività nel mescolare i tessuti» sottolineando anche la propria ammirazione per «“˜l’incedere meditativo’ che si può notare “˜nell’incedere eretti’ che, non solo determina la posizione della donna, ma ne valorizza la veste di cui viene messo in rilievo il colore interno e la pittura delle stoffe».
La collezione, presentata nell’ambito della settimana dell’alta moda romana, mette al centro i tessuti che ebbero un successo eclatante a Parigi dal XVIII secolo, soprattutto «esercitato dal colore, in cui il disegno particolare, come deve essere in tutti i disegni, scompare nell’effetto dell’opera». Tessuti doubleface e pashmine vestono il giorno, la sera sceglie ricercati broccati, velluti e mousselines. Conquistano la passerella raffigurazioni multicolore in cui si intrecciano esili canneti ed alberi in fiore, rocce a strapiombo sul mare e straordinarie composizioni di nuvole, vulcani stampati su lane cashmere morbidissime. Alcuni ricami ricordano le lacche delle scatole inro.
Raffaella Curiel rielabora i kimono, dalle tessiture elaborate e dipinti a mano dall’artista Itchiku Kubota. Il costume tradizionale, elevato al livello di forma artistica, attraverso un nuovo concetto di rappresentazione dei paesaggi dipinti su stoffe, viene ripreso e accostato all’uso del patchwork. Del resto la passione di Raffaella Curiel per il mondo della pittura non è una novità, la storia della maison è scandita da collezioni che attingono dettagli e sensazioni dai quadri di Klimt o Schiele, Van Googh e Toulouse-Lautrec, Vermeer e Velazquez, dalle illustrazioni di Aubrey Beardsley.
In questa collezione la vita degli abiti e completi è spesso segnata da obi in tinte contrastanti, guarniti di piccoli gioielli e abbinati a gonne multistrato, che richiamano l’infiorescenza del loto, dai tagli arrotondati o decisi e geometrici, a volte caratterizzate da volumi a spada. Le giacche dei tailleurs presentano lavorazioni ispirate alle corazze dei samurai, mescolano stoffe diverse ricamate su tartan, tweed o principe di Galles. I giochi di righe, assecondano i bordi doppi o tripli che accarezzano i colli, realizzati in tessuti differenti o guarniti di pelliccia di visone o di zibellino. Gli stivali e le scarpe sono dipinte a mano, gli accessori curati da Gigliola Curiel Jr completano la sfilata- tableau vivant dedicata al Giappone.
Ma la femminilità secondo Raffaella Curiel non è solo eleganza, la stilista di origini triestine non dimentica la capacità di sacrificio, l’impegno sociale e il coraggio, che hanno caratterizzato il nostro genere attraverso i secoli.
A fine sfilata una rappresentanza del Corpo delle Infermiere Volontarie della Croce Rossa Italiana è salito in passerella, facendo da corteo alla sposa, il sottotenente del Corpo Barbara Lamuraglia, fasciata in un romantico e seducente abito in pizzo ecru (la modella d’eccezione non era nuova alle passerelle, avendo sfilato in passato per diversi stilisti fra cui Pino Lancetti).