Il “Mago di Venezia” in mostra
Fino al 18 Luglio Venezia renderà omaggio a Mariano Fortuny con una straordinaria mostra dedicata ai suoi leggendari abiti (“Mariano Fortuny: la Seta e il Velluto”, ospitata al primo piano di Palazzo Fortuny).
Abiti plissé (i preziosi Delphos), cappe, mantelli, costumi e accessori, provenienti da prestigiose collezioni private americane (Keith McCoy e famiglia Riad), esprimono al meglio l’originale creatività del Maestro, che con la moglie Henriette Nigrin vestì dei più nobili velluti e sete le più eleganti signore dell’altissima società europea e oltreoceano.
Si tratta, a ben vedere, di un ritorno a casa per tanti modelli che furono realizzati proprio nel laboratorio del gotico Palazzo Pesaro degli Orfei acquistato dallo stesso Fortuny (qui egli stabilì la sua dimora ed anche il suo atelier di fotografia, scenografia, pittura, design e sartoria; il luogo è ora proprietà del Comune di Venezia, a cui nel 1956 lo donò Henriette).
Il “Mago di Venezia”, come venne chiamato, era nato a Granada in Spagna nel 1871 (sarebbe poi morto in Laguna nel 1949, venendo però sepolto a Roma nel Cimitero del Verano): il suo cognome completo era Fortuny y Madrazo. Innovatore fin dall’inizio del suo percorso artistico, si dedicò sempre con passione alle arti applicate, riversando nella moda il gusto per le stampe Morris, i motivi decorativi catalani e soprattutto lo stile greco classico, che egli riprese proponendo con successo lunghe tuniche in tessuti leggeri lavorati a piegoline sottili (si pensi ai tanti costumi che disegnò per la mitica danzatrice Isadora Duncan). I motivi così caratteristici delle sue celebri stoffe erano tratti dagli arazzi medioevali e dai dipinti rinascimentali.
Gli stessi tessuti vengono tuttora realizzati sulla falsariga dei disegni originali dalla fabbrica “Tessuti Artistici Fortuny Spa” nel quartiere veneziano della Giudecca.
Tra gli abiti più significativi esposti in questa rassegna carica di un fascino senza tempo, vogliamo citare: un costume teatrale in velluto di seta stampato in oro con bordura di pelliccia, una sopravveste in garza di seta color glicine stampata in oro con perle di vetro, un mantello con cappuccio in velluto di seta stampato in rosa, verde, oro, quattro magnifici pepli di raso di seta in altrettanti colori, una giacca in velluto di seta color rame stampato in argento, un abito di seta blu stampato in oro con inserti laterali di seta plissettata, un abito di velluto di seta color smeraldo stampato in oro con inserti laterali in seta plissettata con perline, una borsetta in velluto di seta stampato verde con perline di Murano. E si potrebbe continuare menzionando decine di altri magnifici mantelli, cappe, sopravvesti, giacche, abiti, tuniche, ecc
Mariano Fortuny è citato da Marcel Proust nella Recherche per i suoi favolosi costumi teatrali e abiti di moda capaci di riflettere lo spirito del tempo. Nella fattispecie, lo scrittore lega le creazioni di Fortuny ad alcuni episodi riguardanti l’amata Albertine (cfr. “La Prigioniera” e “La Fuggitiva”), considerando “il muto linguaggio degli abiti come elemento delle evocazioni di una società decaduta”.
Interessante è il seguente passo dell’opera: “Tra tutte le vesti o vestaglie della signora di Guermantes, quelle che mi sembravano più rispondenti a un’intenzione determinata e dotate di uno speciale significato, erano quelle fatte da Fortuny su antichi disegni veneziani. E’ forse il loro carattere storico, o piuttosto il fatto che ciascuna è unica, a dar loro un carattere così singolare che l’atteggiamento della donna che le indossa acquista un’importanza straordinaria, come se quel vestito rappresentasse il frutto d’una lunga deliberazione”¦ Prima di indossarne uno, la donna ha dovuto scegliere tra due vestiti, tutt’altro che simili, ciascuno dei quali è anzi profondamente individuale e potrebbe portare un nome”.
E’ facile intuire una “corrispondenza” di idee e sentimenti tra Proust e l’artista ispano-veneziano, entrambi attenti a cogliere le rivelazioni dei simboli che come una foresta popolano il mondo.
La mostra in corso a Venezia è corredata da un bel catalogo a cura di Daniela Ferretti (Skira).