Il fascino dell’antico di Antonio Marras
Gusto retrò. In scena San Pietroburgo, Giappone e Sardegna. Attenzione a tutto. Dalle calze di lana al ginocchio, alle ciabatte, su abiti importanti, pensati sino all’ultimo dettaglio, dal ricamo, ai fiocchi, alle ruches.Avrebbe potuto fare lo stilista in una corte del 600. Potrebbe comunque lavorare per un film d’autore, storico.
D’altronde la sua collezione ha incantato, commosso. Le modelle sembravano bambole di pezza, quelle antiche bellissime, vestite con pizzi, abiti voluminosi, importanti o personaggi di un film (non so perché ma mi vengono in mente i misteri di Parigi). Con quel non so che di antico e gusto retrò. Eppure lui, che lavora a Parigi con il suo omologo giapponese Kenzo, ha voluto raccontare una storia. Russa. Musiche da Chopin a Ciaykoswy e clima da Bolscioiy, con ballerine, attrici ancora mezzo vestite da lavoro, calze al ginocchio e ciabatte, e giacche eleganti, su gonne morbide, accessori pensati per un incontro d’amore.
A Marras piacciono le contaminazioni, e in questa presentazione s’è visto. Pizzi, giacche sofisticate e dal taglio creativo, gonne importanti, ruches, e poi calze che vanno bene per stare in casa.
Pur ricco, non è mai eccessivo. Siamo di fronte a donne sognatrici, semplici e antiche insieme.
L’abito a palloncino blu, le preziosità, i giochi asimettrici, pantaloni larghi, e anche i fiocchi. Un vestito nero con fiori colorati ricamati portato su pantaloni larghi. Lo spolverino kimono, lucido è un omaggio all’amico Kenzo.
E poi camicia bianca e cravatta che si vede a metà perché finisce sotto il vestito. Tanti i modi di essere donna, sottolineati da forme diverse, importanti, a volte eleganti, altre volte più casual. Il tutto messo insieme. Ma con uno studio motivato e dietro ogni proposta c’è una novità.
Sembra una moda senza età, che poteva andar bene nei secoli lontani, ma potrebbe andar bene anche nel futuro.
C’è anche una citazione alla Sardegna, alla sua tanto amata patria: donna in bianco a pizzo.
Insomma un linguaggio che si rinnova quello di Marras, nelle forme: sono tante le novità, nel taglio dei tessuti per le giacche, i pantaloni, le gonne e gli abiti. Per i vari rimescolamenti, coprispalla che diventano artistici, non omogenei nel colore e nello stampato. Per una donna che cambia, che passa dal lavoro all’appuntamento con l’amato con nonchalance. La musica classica, in particolare la Morte del Cigno, sottolinea il clima di romanticismo. Il tutto un po’ più essenziale rispetto alle collezioni precedenti.
La sfilata si conclude con un quadro. Protagoniste? Le modelle sedute come fossero a teatro, in attesa di recitare e in posa per essere ritratte, e i tutù, che assurgono come lampadari, e invadono la parte alta della scena. Un Degas? Un Renoir?
Pareva più un quadro fiammingo del “˜600 che non un quadro dell’impressionismo.
Nel back stage Marras racconta come nasce la collezione: “Sono rimasto impressionato dalla bellezza del teatro di San Pietroburgo, dove hanno lavorato le sarte cagliaritane. I riferimenti sono all’opera di Gogol “Notte di Natale”.
Contrasti nel look? “Il look è stridente: calze nere con ciabatte. Ci sono dettagli degli abiti di scena delle attrici, che uscendo dalla porta degli artisti per un appuntamento galante, si sono messe eleganti, ma indossano ancora qualche dettaglio del lavoro”.
Oltre allo stile mischia anche i tessuti?
“Sì. La mia ricerca sui materiali è quasi maniacale. Mi piace rielaborare, inventare nuove cose”.
Come nasce la sua collezione? Disegna?
“Non disegno il figurino, ma direttamente sul manichino”.
Le camice sono super costruite, e si nota la derivazione dall’altamoda, per i suoi modi di trattare i tessuti e di dare una forma davvero da couture.
La moda per lui è spettacolo, musica, danza e gioia.
Per lo meno quella che riceviamo noi spettatori.