Il fascino discreto della bigiotteria
E’ in atto da qualche tempo un revival culturale della bigiotteria, sia essa d’imitazione o di fantasia, che asseconda il trend commerciale ascendente di questo solido comparto, il quale spesso fa letteralmente concorrenza ai gioielli autentici per design, creatività, bellezza. La dimostrazione è data dalle tante mostre che ovunque in Italia e nel mondo si susseguono allo scopo di raccontare la storia dei bijoux, antica come l’essere umano, in cui convergono moda, folclore, maestria artigianale, espressione intellettuale e spirituale.
Ultima in ordine di tempo è la pregevole esposizione organizzata dal Comune di Casalmaggiore (CR) dal 19 Marzo al 26 Maggio, intitolata “Indossare la Bellezza. La grande bigiotteria italiana”, che si tiene presso il Museo del Bijou della cittadina cremonese, a cura della storica del gioiello Bianca Cappello ed allestita in collaborazione con l’associazione Amici del Museo del Bijou, il patrocinio di Fondazione Cologni Mestieri d’Arte e dell’Istituto Italiano di Cultura di Belgrado (dove si è già svolto con successo il medesimo evento lo scorso anno).
La rassegna ci fa apprezzare una selezione di oltre 100 modelli, in gran parte inediti e visibili per la prima volta in Italia presso il Museo casalese, un’istituzione unica nel suo genere fondata nel 1986 in uno storico distretto bigiottiero nato a cavallo dei secoli XIX e XX, nel quale sono conservati oltre 20 mila articoli, inclusi macchinari, utensili, fotografie e cataloghi provenienti dalle dismesse industrie locali e da numerose donazioni di aziende e collezionisti, coprendo l’arco temporale dalla fine dell’Ottocento agli albori del Terzo Millennio.
In occasione di questa importante mostra si possono ammirare esclusivi bijoux moderni e contemporanei, tutti rigorosamente designed & made in Italy, concessi in prestito da prestigiose collezioni pubbliche e private, compresi archivi e musei aziendali. Tra di essi vale la pena di citare il sautoir con perle millefiori di Ercole Moretti, i girocolli di Moschino, Armani e Ugo Correani, i Bijoux Bozart, quelli di Luciana de Reutern per Ken Scott e le grandi spille di Donatella Pellini, erede di una gloriosa dinastia di bigiottieri milanesi, le creazioni di Giuliano Fratti, gli ornamenti per il corpo di Sharra Pagano.
In generale, la rassegna offre l’opportunità di visionare modelli di Angela Caputi – Giuggiù, Armani, Artigiana Fiorentina Bigiotteria, Bijoux Bozart, Bijoux Cascio, Casalmaggiore, Clotilde Silva, Corbella, Ugo Correani, Coppola e Toppo, De Liguoro, Ferenaz, Gattinoni, Fendi, Giuliano Fratti, Lo.Sa, Luciana de Reutern, Ken Scott, Mazzucco Romano, Ercole Moretti, Moschino, Ornella Bijoux, Ottavio Re, Sharra Pagano, Pellini Bijoux, Sorelle Sent, Fratelli Traversari, Unger, Carlo Zini.
Alcuni di costoro, solo pochi mesi prima, erano stati protagonisti a Homi, la fiera milanese del lifestyle (29 Gennaio – 1° Febbraio), che aveva proposto un’altra interessante mostra sulla storia del gioiello. Dopo aver celebrato nel 2015 la “Dolce vita” con i bijoux degli anni Cinquanta e Sessanta, la manifestazione quest’anno ha proseguito il viaggio tra ornamenti, moda e costume dedicando ampio spazio alle creazioni italiane dagli anni Settanta al Duemila con la rassegna dal titolo “Dal prêt-à-porter al Nuovo millennio: il bijou italiano tra opulenza e minimalismo”. L’esposizione, curata da Lino Raggio, ha ripercorso in 200 bijoux l’austerity degli anni Settanta, il materialismo degli Ottanta e il minimalismo dei Novanta, fino alla grande crisi del XXI secolo, abbracciando un trentennio che ha mutato direzione per sempre alla storia politica, sociale e culturale del nostro Paese.
Tra le opere in mostra, si sono viste creazioni di Airoldi, Giorgio Armani, Bijoux Cascio, Coppola e Toppo, Ugo Correani, Gianfranco Ferrè, Franco Moschino, Ornella Bijoux, Sharra Pagano, Donatella Pellini, Luciano Soprani, Valentino, Gianni Versace. Ciascuno di essi ha confermato il legame viscerale che in quegli anni si venne a creare tra il bijou e la moda, a livello creativo e produttivo.
L’iniziativa ha avuto poi una sorta di bis in occasione di Milano Moda Donna, quando dal 19 Febbraio al 2 Marzo Palazzo Reale ha ospitato “L’arte del bijou italiano”, che con 300 pezzi unici firmati da stilisti e designer ha ripercorso l’evoluzione degli accessori più glamour dagli anni ’50 ai 2000, raccontando la storia del Paese attraverso i mutamenti dei gusti. La mostra, prodotta dal Comune, Palazzo Reale, Fiera Milano e Homi, e curata dal tandem Alba Cappellieri – Lino Riggio, è stata divisa in due sezioni: la prima, dedicata alle stagioni della Dolce Vita (anni ’50-’60) e del pret-à-porter (anni ’80), ha visto “sfilare” le creazioni di stilisti come Armani, Balestra, Coveri, Dolce & Gabbana, Ferrè, Krizia, Lancetti, Missoni, Moschino, Soprani, Valentino, Versace; la seconda si è tradotta in un omaggio al bijou d’autore ambrosiano, grazie ai lavori dei cinque più importanti bijoutier del capoluogo lombardo: Bozart, Ornella Bijoux, Sharra Pagano, Ottavio Re e Unger.
Insomma, tutto conferma che la bigiotteria continua a piacere di generazione in generazione, cambiando continuamente forma, ma non sostanza. “Questo perché” – come ha spiegato Bianca Cappello – “è più di ogni altro oggetto a contatto con le persone e con le loro idee e gusti…, mappandone orizzontalmente le varie espressioni culturali”. E facendolo nel nome della pura bellezza, della semplice gioia, del piccolo divertimento, rivelando così – oggi più che mai – tutta la discrezione del suo fascino.