Il mito senza tempo di don Carlo alla prima della Scala
Sarà il Don Carlo di Giuseppe Verdi a inaugurare la stagione 2023-2024 del Teatro alla Scala di Milano e l’appuntamento, come sempre, è per il 7 dicembre prossimo, con la direzione affidata a Riccardo Chailly, per la regia di Lluis Pasqual.
Sarà ancora una volta l’occasione, in un rito mondano che si rinnova di anno in anno, per sfoggiare abiti eleganti e raffinati, talvolta rigorosi e sobri ma più spesso con un pizzico di stravaganza, come si addice agli outfit di una première teatrale che fa notizia a livello globale.
Un grande fermento è quindi in atto negli atelier milanesi per confezionare capi sublimi destinati all’esigente clientela, per non dire degli accessori (in primis gioielli e pochette preziose).
Il Don Carlo (o Don Carlos, com’era in origine) è un’opera verdiana in 4 atti su libretto di Joseph Méry e Camille du Locle, tratta dall’omonima tragedia del tedesco Friedrich Schiller e ispirata ad eventi storici ambientati in Spagna alla metà del XVI secolo. L’opera fu commissionata a Verdi da Parigi nel 1864 e un anno dopo arrivò il libretto.
La prima rappresentazione, in cinque atti e in lingua francese, si svolse l’11 marzo 1867 alla Salle Le Peletier del Théâtre de l’Académie Impériale de Musique di Parigi (allora sede dell’Opéra national de Paris). In seguito, venne tradotta in italiano e solo nel 1867 fu rappresentata in Italia, al Teatro Comunale di Bologna, nella traduzione di Achille De Lauzières-Thémines e Angelo Zanardini. Nell’800 parte della critica italiana accusò l’opera di “wagnerismo” per il rilievo conferito all’orchestra e per la stesura musicale sciolta ed elastica.
Opera monumentale, di alta valenza drammaturgica, frutto di una composizione laboriosa da parte del Maestro di Busseto, Don Carlo contiene diversi numeri musicali di notevole qualità estetica e fascino, che valorizzano l’arte canora degli esecutori.
Senza narrare la trama, basti dire qui che i temi di fondo sono quelli cari a Verdi, dal conflitto fra il dovere pubblico e la libertà personale al diritto di ricercare la propria felicità. Lo scontro tra un sistema politico oppressivo e l’aspirazione all’autonomia, il contrasto padre-figlio, la contrapposizione Stato-Chiesa, trovano così compiuta espressione negli accadimenti dell’opera, in cui l’autore conferma e porta al massimo livello la sua straordinaria capacità di introspezione psicologica.
Nell’edizione scaligera del prossimo 7 dicembre il tenore italiano Francesco Meli sarà il protagonista Don Carlo, il basso tedesco René Pape interpreterà il sovrano Filippo II, la soprano russa Anna Netrebko Elisabetta di Valois, mentre il mezzosoprano lettone Elina Garanca sarà la principessa d’Eboli.
Due parole sul resto della stagione della Scala, nel cui repertorio vi sarà una nuova produzione di Simon Boccanegra (Giuseppe Verdi) diretta da Lorenzo Viotti con la regia di Daniele Abbado, e le riprese dei Pagliacci (Ruggero Leoncavallo), la Cavalleria Rusticana (Pietro Mascagni) nell’allestimento di Mario Martone e il Don Pasquale (Gaetano Donizetti) nella produzione di Davide Livermore ambientata a Cinecittà.
Inoltre, nel 2024 ricorrerà il centenario della scomparsa di Giacomo Puccini, che la Scala ricorderà con nuove produzioni de La Rondine (per la regia di Irina Brook) e di Turandot (con Anna Netrebko, regia di Davide Livermore). Il 29 novembre 2024, giorno in cui cadranno i 100 anni dalla morte del Maestro, si terrà alla Scala un concerto straordinario diretto da Riccardo Chailly con Anna Netrebko e Jonas Kaufmann.