Il Natale e i suoi significati
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Avremmo voluto pubblicare questo articolo prima di Natale, ma un problema tecnico sul sito ce lo ha impedito. Pensiamo che comunque sarà utile ancora poterlo leggere dato che il tempo Natalizio termina il 6 gennaio.
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Anche il mondo della moda celebra il Natale. Almeno così sembra, dal momento che tutti gli uffici stampa si affrettano a inviarci gli auguri di Buon Natale; ma le immagini che li accompagnano – stelline, alberelli, babbo natale con la sua slitta piena di doni-, non ricordano ciò che in verità si festeggia. Alcune maison si fanno promotori di istallazioni natalizie, ad esempio per tanti anni a Milano in Galleria, Swarovski ha illuminato un alto albero con decorazioni suggestive; quest’anno l’albero al centro della Galleria Vittorio Emanuele è firmato DiorParfumes; non manca naturalmente il tradizionale albero di piazza Duomo; altri sono distribuiti in piazze vari: in totale sono 27 gli alberi accesi a Natale.
L’Albero, con le luci e le decorazione, è un segno del Natale se sene rispetta la profonda simbologia.
Innanzitutto evoca sia l’albero della vita piantato da Dio al centro dell’Eden, sia l’albero della Croce di Cristo, vero albero della vita che ha liberato l’uomo dal peccato. Per questo molti dei 27 ‘alberi’ milanesi non si possono chiamare alberi di Natale; sono semplici figure geometriche, un semplice cono variamente decorato e colorato.
Il significato cristiano dell’albero di Natale risale ad una tradizione trecentesca dal contenuto profondamente religioso: le rappresentazioni medievali dei Misteri. Quale preludio alla festività natalizia, nella Santa Notte si metteva in scena davanti al portale delle Chiese la storia del peccato originale nel Paradiso terrestre. L’albero, inizialmente un melo, era collocato davanti alla Chiesa ed era ornato con mele e ostie (naturalmente non consacrate) sospese ai rami: alla mela, che ha condotto l’uomo alla morte si contrappone l’ostia, il pane che dona la vita, il pane eucaristico, il corpo di Cristo offerto per il perdono dei peccati. La consuetudine di portare all’interno delle case l’albero risale ai secoli XV-XVI nell’Europa del Nord, le mele sono allora sostituite dalle sfere rosse e le ostie da biscotti o da altre decorazioni.
Ma c’è un segno del Natale ancora più significativo: il Presepe.
Si tratta di una rappresentazione dell’evento della Nascita del Salvatore così come viene narrato nei Vangeli, con aggiunta di alcuni particolari tratti dai Vangeli Apocrifi o trasmessi dalla Tradizione. Il riferimento al Mistero dell’Incarnazione del Verbo di Dio è immediato.
Non sarebbe improprio se il Mondo della Moda, in particolare Italiano, se ne facesse promotore e custode nel Mondo; in fondo anche esso è un prodotto ‘Made in Italy’ ed è dal nostro Paese che si è diffuso in tutti i Continenti.
La sua prima ‘uscita pubblica’ a Greccio, nella Valle Reatina, risale al 25 dicembre del 1223 ed ebbe come ispiratore e creatore S. Francesco d’Assisi che, dopo un viaggio in Terra Santa desiderava vedere rappresentati, in una località simile alle grotte di Betlemme, i disagi materiali in cui si era trovato Gesù alla sua nascita: voleva vederlo adagiato sul fieno in una greppia tra il bue e l’asinello.
Con l’aiuto di pastori, contadini, nobili e frati del luogo, il Poverello di Assisi diede vita a quella che viene ritenuta la prima rievocazione della Natività. Il sacerdote celebrò in quel luogo solennemente l’Eucaristia, mostrando il legame tra l’Incarnazione del Figlio di Dio e l’Eucaristia. In quella notte tra i personaggi mancavano Maria e Giuseppe, mentre una statua del Bambino Gesù fu adagiato nella mangiatoia dallo stesso San Francesco. Ma durante la cerimonia qualcuno vide adagiato sulla mangiatoia un neonato in carne e ossa al posto di quello portato dal Santo.
Ancora oggi in molte località italiane, specialmente agrarie, si allestisce il presepe vivente disseminato in tutto il paese o contrada, con la partecipazione di tutti i paesani che si prestano a rappresentare uno dei tanti personaggi che popolano i presepi tradizionali.
L’episodio di Greccio fu magnificamente dipinto da Giotto nell’affresco che si trova nella Basilica Superiore di Assisi databile tra il 1295 e il1299. Il più antico presepio conosciuto al mondo, composto da singole statue ad altorilievo è il presepio di Santa Maria Maggiore a Roma di Arnolfo di Cambio, risalente al 1289; da allora il Mistero della Natività è stato rappresentato, scolpito o dipinto, da molti grandi artisti. Inizialmente i presepi venivano allestiti nella Chiese, poi furono accolti nelle case, ma ancora oggi molte Chiese ospitano artistici presepi; ad esempio, a Roma è tradizione durante il tempo natalizio visitarli, è quasi una passeggiata obbligatoria durante il tempo natalizio.
Il presepe nelle case è una tradizione domestica che vede impegnati tutti i membri della famiglia, specialmente i più piccoli; una tradizione che negli anni rimane in ognuno, ormai adulto, come una dolce memoria.
Il mio ricordo è ancora vivo. L’allestimento doveva essere pronto l’otto dicembre compleanno della mamma. La costruzione era particolareggiata, frutto della fantasia di papà ingegnere; riproduceva un ambiente rupestre che ricordava i dintorni di Betlemme, ma poteva essere anche un angolo della Calabria. Il presepe era un capolavoro di ingegneria da parte di un uomo non praticante, mio padre, sempre attento e desideroso però, che non mancasse questa rappresentazione del Mistero dell’Incarnazione e fosse così rispettata una tradizione familiare. Non mancavano le case arroccate sui dirupi, le botteghe degli artigiani con i loro arnesi, le donne alle prese con i lavori casalinghi, spennare un gallo, fare il pane, andare alla fonte per prendere acqua, lavare i panni nel lavatoio che naturalmente, con grande meraviglia dei piccolissimi, aveva l’acqua corrente. E poi i pastori con le loro pecore, i primi che ascoltarono l’annuncio della nascita del Figlio di Dio da parte degli Angeli, da schiere di Angeli sospesi tra cielo e terra; e poi la pastorella che conduce le oche, il personaggio che porta il latte alla grotta per il neonato; un bambino che sta pescando con accanto il cesto che riempirà di pesci da depositare ai piedi di Maria: personaggi tutti colti nella loro quotidianità. E poi le luci, tante luci per illuminare le case e le botteghe, i sentieri per accompagnare il gregge verso l’ovile o per segnalare il sentiero verso la grotta. È la rappresentazione della vita ordinaria di personaggi umili, per ricordare che Cristo il Salvatore è nato ed è vissuto lì dove gli uomini di tutti i tempi possono incontrarlo, nella loro vita ordinaria. In lontananza sulle montagne si vedono i Re Magi che arriveranno, guidati e preceduti dalla cometa che brilla sopra la grotta, il 6 gennaio dopo un lungo viaggio dalle terre di oriente con i loro doni in rappresentanza delle terre allora conosciute Africa Europa e Asia. Traggono doni significativi: l’oro, il dono riservato ai re ci dice che questi sapienti riconoscevano in quel Bambino il Re dei Re; l’incenso, per venerare la sua Divinità; e la mirra, l’olio tradizionalmente utilizzato per la sepoltura che allude alla Passione di Cristo e alla sua morte per noi in quanto uomo. La presenza di questi saggi ricorda che la redenzione di Cristo è dono per tutta l’Umanità.
Nella Notte Santa, dopo la S. Messa di mezzanotte, vivevamo la consuetudine di deporre il Bambino nella mangiatoia. Ci riunivamo nella stanza da letto dei genitori e la mamma prendeva, con tutta solennità, la statuina gelosamente conservata in una scatoletta laccata di rosa. Toccava al più piccolo della famiglia portare, seguito dagli altri fratelli e i genitori, il Bambino fino a deporlo sulla paglia accanto a Maria e Giuseppe. La cerimonia culminava con il canto “Tu scendi dalle stelle, o Re del Cielo”
Mancano in questa rassegna dei significati legati al Natale, altri due simboli che sono stati assorbiti da tutte le culture, anche lì dove se ignora il significato di queste festività. Le luci risplendono in tutte le città e riempiono di gioia; esse rappresentano metaforicamente la figura di Cristo come “luce del mondo” e quindi ci indirizzano verso l’opera Salvifica dell’Incarnazione che illumina le tenebre dell’ignoranza, portando alle coscienze la conoscenza del bene e del male. Infine i regali che ci scambiamo sono il simbolo dei doni che la nascita del Salvatore ha portato all’uomo: l’essere nuovamente figli di Dio; la Grazia, cioè l’aiuto che Dio ci presta in tutte le nostre necessità; e il senso con cui possiamo riempire la nostra vita come corredentori con Cristo.
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