Il principe degli orafi
E’ dedicata ad un grande orafo e gioielliere la straordinaria mostra monografica “Alfredo Ravasco. Il Principe Degli Orafi” che il FAI – Fondo Ambiente Italiano propone al pubblico fino al 6 Gennaio 2016 in quel luogo di delizie novecentesche che è la Villa Necchi Campiglio a Milano.
Curata da Paola Venturelli, la preziosa esposizione vanta la presenza di oltre novanta opere, tra oggetti d’arredo e di arte sacra e devozionale, per lo più inedite e di provenienza privata, accompagnate da disegni, bozzetti, fotografie e documenti storici. L’iniziativa si inserisce nell’ambito della manifestazione “Manualmente” – a cura di Angelica Guicciardini – giunta alla quarta edizione e dedicata all’artigianato di alta qualità. Il tema scelto per il 2015 è proprio l’arte orafa e dell’intaglio.
Ammirando le magnifiche coppe, scatole, bomboniere, soprammobili e centrotavola creati da Ravasco (1873-1958), tutti ornati con gemme, coralli e perle, si comprende l’importanza e la carica “rivoluzionaria” di questo autentico Maestro modernista, il quale più di tutti “concretizza lo spirito innovatore che distinse le arti milanesi durante la prima metà del Novecento”, come ha affermato la Venturelli.
Orafo-scultore-gioielliere di primaria grandezza, Alfredo Ravasco trovò la sua cifra elettiva nella semplicità e nella purezza delle linee, agevolando il passaggio dell’oreficeria tardo-ottocentesca ad un rinnovato ordine classico. Collaborò a lungo anche con un “mito” del design come Gio Ponti, con il quale condivise l’anelito a rompere gli schemi mentali preconcetti per ridare respiro e libertà alle forme: per lui non era tanto la materia a rendere moderno un oggetto quanto la sua costruzione attraverso nuove modalità, senza abbandonare l’impiego dei materiali consueti.
Per comprendere il suo modus operandi basta contemplare in mostra, ad esempio, il sontuoso Trittico con razza e polpi, avente base in malachite e animali in smalto (proveniente dalle Civiche Raccolte d’Arte Applicata del Castello Sforzesco) o il Porta- profumo in gres e perle del 1923 (concesso in prestito dal Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci”). Non a caso Ravasco riuscì a restituire all’arte orafa milanese quella leadership che essa aveva detenuto presso le corti europee in epoca rinascimentale e barocca. In effetti, i coloratissimi materiali da lui scelti, in particolare pietre dure dalle tinte variegate quali la malachite, l’agata, l’onice, il lapislazzuli, i coralli, traggono palesemente ispirazione dalla produzione cinquecentesca delle celebri botteghe dei Saracchi, dei Miseroni, degli Scala.
Profondo conoscitore della moda parigina degli anni ’20, Ravasco creò gioielli rigorosi con iterati motivi geometrici, accostando colori accesi e spesso “conflittuali”, ad esempio abbinando i diamanti e le gemme di colore a pietre dure dal forte cromatismo. Al pari dell’orafo Fabergé, fu sempre ossessivamente attento ai dettagli nell’esecuzione dei suoi motivi preferiti come gli animali marini, i fiori, i frutti, le foglie, i rami. Ad apprezzarli furono clienti di assoluto prestigio, dai Pontefici ai Re, dai nobili ai più facoltosi borghesi dal gusto esigente.
Comunque Ravasco non si limitò a creare gioielli, volendo cimentarsi pure nella realizzazione di oggetti e complementi d’arredo, vere e proprie sculture e architetture in miniatura. Egli fu autore, tra l’altro, della tiara di Papa Pio XI, di scrigni e teche per la chiesa di San Lorenzo in Palatio ad Sancta Sanctorum di Roma, dell’Ostensorio per la Cappella dell’Università Cattolica di Milano, dove pure restaurò l’altare d’oro di Vuolvinio in S. Ambrogio. Eseguì anche il bastone del comando di Benito Mussolini e la teca con capelli di Lucrezia Borgia alla Pinacoteca Ambrosiana.
Inoltre promosse varie esposizioni in Italia e all’estero, ad esempio nel 1919 la prima mostra d’Arte Decorativa a Milano, a Parigi e Monza nel 1925, New York nel 1939, per non parlare delle diverse biennali di Venezia.
Venuto a mancare senza discendenti, Ravasco lasciò in eredità il suo patrimonio all’Orfanotrofio femminile delle Stelline di Milano, che attraverso una vendita pubblica alienò la collezione nel 1961.
Oltre alla rassegna dedicata a Ravasco, il 7 e l’8 Novembre Villa Necchi Campiglio ha ospitato la mostra-mercato “Pietra dura e gioiello”, dove sono stati presentati i manufatti di venti artigiani, orafi, incisori e intagliatori di pietre dure, selezionati tra le eccellenze italiane ed europee.