Il rapporto fra moda e spettacolo raccontato in un convegno
Nell’ambito del Progetto “Archivi della moda del “˜900” si è tenuto il primo di dicembre, presso il Teatro dei Dioscuri a Roma, un convegno di studi dal titolo “Lo stile italiano nella moda e nel costume tra teatro e cinema. Per la memoria degli archivi”, un percorso ricco di stimoli e contributi, strutturato attraverso i linguaggi e a partire dalle connessioni, che uniscono i macrocosmi della moda e dello spettacolo: alla scoperta dei preziosi giacimenti di manufatti e documenti (carte, fotografie, disegni, abiti, accessori e costumi) prodotti e conservati nelle sartorie cine-teatrali, nei grandi teatri e negli archivi privati.
Il convegno è stato introdotto e presieduto da Donato Tamblé, Soprintendente archivistico per il Lazio e da Isabella Orefice per ANAI, Coordinatrice del Comitato Nazionale Progetto “Archivi della moda del 900”, con l’intervento della dottoressa Benintende in rappresentanza di Maurizio Fallace, Direttore generale per le Biblioteche, gli Istituti Culturali e il Diritto d’Autore. Sono stati presentati i saluti di Luciano Scala, Direttore generale per gli Archivi e di Marco Carassi, Presidente dell’Associazione Nazionale Archivistica Italiana.
La giornata è stata suddivisa in due momenti. La prima sessione ha messo a confronto gli archivi della moda tra teatro e cinema, attraverso gli interventi di Paola Bignami, docente di Storia del Costume presso l’Università di Bologna Alma Mater Studiorum, che ha riassunto i contenuti di una scheda archivistica in riferimento ai costumi creati da Marella Ferrera, per il Macbeth portato in scena al Teatro Comunale di Bologna nel giugno del 2005, e Nora Santarelli, funzionario della Sopraintendenza archivistica per il Lazio, che ha raccontato il processo che va dal censimento alla valorizzazione delle sartorie cine-teatrali romane, introducendo inoltre, l’universo favoloso dei Costumi Tirelli. Maria di Napoli Rampolla del DAAP ha presentato il caso della sartoria teatrale e cinematografica Annamode.
Stefano Dominella, Presidente di Gattinoni, ha illustrato il rapporto fra la maison e le dive del cinema e dello spettacolo che, dagli anni gloriosi della Hollywood sul Tevere, hanno sempre frequentato l’atelier e amato lo stile glamorous lanciato da Fernanda Gattinoni: dalla passione di Anna Magnani per le petite robes noir, agli abiti con drappeggi “da dea” prediletti da Ingrid Bergman, dal gusto di Lana Turner , che amava indossare creazioni sensuali e molto lavorate, alla allure di Kim Novak, quasi imperiale nella sua bellezza, fino alla classe perfetta, caratterizzata da un approccio“meticoloso” allo stile, di Audrey Hepburn.
Costanza Lisi della RomArchivi S.r.l. ha spiegato gli aspetti più tecnici legati alla catalogazione del patrimonio dell’Archivio Bulgari mentre Monica Brannetti, ha mostrato i gioielli da sogno della maison, attraverso immagini e filmati che illustrano la passione delle grandi dive di Hollywood e di Cinecittà per le creazioni preziose del brand, indossate sia sul set che nella vita privata. Per citare un aneddoto che riassume la liaison fra Bulgari e le grandi star del cinema internazionale, Richard Burton arrivò a dichiarare: “The only world Liz (Taylor n.d.r.) knows in italian is Bulgari”.
Serena Angelini Parravicini Condirettore della Fondazione Roberto Capucci ha proposto un viaggio meraviglioso attraverso le creazioni del Maestro Capucci realizzate per il cinema, il teatro, l’opera e la danza. Sono stati proiettati filmati relativi a due grandi eventi Rai, trasmessi in Eurovisione e ideati da Vittoria Cappelli e Vittoria Ottolenghi: “Questa è l’Arena, qui è nata Maria Callas” del 1986 (per la regia di Pier Luigi Pizzi) che ha consentito di ammirare l’uscita, sulle note di Casta Diva, di 12 Vestali vestite dal Maestro con incredibili creazioni in taffetas di seta impreziosita da cordoni argento e “Gli specchi di Trieste” del 1991 (per la regia di Adriana Borgonovo) con una superba esibizione della soprano Raina Kabaivanska resa unica da un’incredibile creazione del Maestro. Dagli abiti realizzati per Silvana Mangano e Terence Stamp per il film “Teorema” di Pier Paolo Pasolini, ai vestiti creati per le amiche Franca Valeri e Valentina Cortese o per le regine del bel canto, dai costumi pensati per l’opera “Capriccio” di Strauss, portata in scena nel 2002 al Teatro San Carlo di Napoli con le scenografie di Arnaldo Pomodoro alla “˜Marsina’ in taffetas plissé divenuta emblema della mostra “Mozart. Experiment Aufklarung” organizzata presso il Muso Albertina di Vienna nel 2006 per celebrare il 250enario della nascita del grandissimo compositore austriaco, il dialogo instaurato da Roberto Capucci, praticamente con tutte le arti, è il racconto di una grande storia d’amore. Mariaelisa Nannini ha illustrato la ricchezza e la varietà dell’Archivio Storico della Fondazione Roberto Capucci, focalizzandosi principalmente, sui materiali audiovisivi.
La prima sessione si è conclusa con l’intervento di Patrizia Mustile che ha ripercorso la storia e proposto le immagini di magnifiche parrucche create da Rocchetti & Rocchetti per il cinema, il teatro e la televisione e di Alberto Merola per Merola Gloves, eccellenza italiana nella realizzazione di guanti, richiestissimi per altro, dalle produzioni cinematografiche internazionali.
La seconda parte della giornata è stata dedicata al tema “La tutela e la valorizzazione della memoria: metodologie e prospettive”. Fiammetta Lionti Direttore di Divisione della Biblioteca Luigi Chiarini – Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia e Laura Ceccarelli, responsabile dell’Ufficio Gestinone Fondi, Materiali archivistici e Collezioni speciali, hanno presentato l’ampia sezione della Biblioteca dedicata al costume e alla moda che comprende oltre mille documenti ed è ulteriormente arricchita da materiali provenienti dai Fondi Fama, Tosi e Sensani. Teresa Biondi autrice del volume “Segni di moda nell’immagine filmica” ha parlato del valore della moda all’interno della produzione cinematografica come forma di espressione artistica, analizzando in particolare, il lavoro svolto dalla costumista Adriana Berselli.
Il costume teatrale è stato il tema dell’intervento di Gian Domenico Ricaldone, in riferimento al Museo dell’Attore di Genova. Caterina Chiarelli, Direttore della Galleria del Costume di Palazzo Pitti a Firenze, ha presentato la ricchissima donazione effettuata da Umberto Tirelli, che raccoglie un’importante sezione delle creazioni e costumi di scena realizzati dall’omonima sartoria ma ha anche illustrato e proposto abiti dal guardaroba di Renata Tebaldi e Margherita Carosio, oltre a meravigliosi costumi di scena realizzati a partire da disegni del kaiser della moda Karl Lagerfeld.
Olga Jesurum, docente presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” e la studiosa di costume teatrale Enza Busseti hanno introdotto il progetto di censimento dei costumi del Teatro dell’Opera di Roma, condotto fra il 2005 e il 2010, che ha portato all’identificazione e archiviazione di una parte consistente di questo importantissimo patrimonio. Laura Valente, musicologa e responsabile scientifica di Memus e la costumista Giusi Giustino hanno trasportato i presenti nell’universo fantastico del Museo e Archivio Storico del Teatro San Carlo di Napoli (il più antico teatro d’opera europeo), luogo delle emozioni che raccoglie e vivifica le produzioni realizzate da grandi artisti come Kiefer, Paolini, Kentridge, Adami, Pomodoro e ancora prima da Ertè, Manzù o Rauschemberg.
Bruna Niccoli del Dipartimento di Storia delle Arti dell’Università di Pisa ha focalizzato il suo intervento sull’Archivio della Fondazione Cerratelli che ospita circa 25.000 costumi creati dall’omonima sartoria fiorentina per l’opera, la danza, la prosa e il cinema. L’intervento conclusivo di Maria Procino, basato sull’Archivio di Eduardo De Filippo, ha svelato il valore comunicativo del costume, attraverso l’opera del grande drammaturgo e attore partenopeo. Eduardo instaurò con scenografi e costumisti un rapporto di sottile complicità: il costume doveva svelare e definire un momento storico, ma anche partecipare alla costruzione dell’identità unica del personaggio. Non è un caso che nel 1954, l’apertura del Teatro San Ferdinando di Napoli, sia stata preceduta da una sfilata di abiti di Emilio Schuberth.
Il Convegno è stato ideato e organizzato dall’Associazione Nazionale Archivistica Italiana, in collaborazione con la Soprintendenza Archivistica per il Lazio, con la Direzione Generale per gli Archivi e la Direzione Generale per i Beni Librari gli Istituti Culturali e il Diritto d’Autore del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.