IL ritorno del cappello
Un must di stagione: ne abbiamo visti tanti sulle passerelle milanesi durante la presentazione delle collezioni uomo primavera estate 2010. Ciò significa che bisogna cominciare a prendere confidenza con questo capo di abbigliamento. Disse qualcuno che per portare bene un cappello bisogna dimenticarsi di averlo in testa. Solo la naturalezza, la disinvoltura nel portarlo renderanno elegante l’uomo che ha scelto per sé questo accessorio; perché se fino agli anni sessanta non mostrarsi a capo scoperto era una norma di buona educazione, oggi nel secolo XXI portare il cappello è una scelta…di moda.
Il cappello come altri capi di abbigliamento si porta per proteggere dalle intemperie, in questo caso la testa, dall’umidità, dalla pioggia o dal sole. La psicologia dell’abbigliamento dice che il cappello esprime prestigio, autorità, dal momento che genera un’estensione dell’io corporeo. Lo si può anche considerare una maschera, un travestimento, un modo di nascondere la propria personalità, perché il cappello modifica il profilo e, coprendo lo sguardo, impedisce di leggere le reazioni dell’interlocutore che lo porta.
Cosa può aver motivato il ritorno di questo accessorio? Non siamo riusciti a trovarne che possano evidenziare un trend culturale anche perché il modo di essere portato era molto vario: buttato indietro e quindi in modo canzonatorio come per Iceberg; calato sugli occhi e in modo poco disinvolto da Ferragamo. Ci sembra solo che si tratti della tendenza a rivisitare i classici, a tirare fuori dall’oblio cose “nuove e cose vecchie”, nella speranza di movimentare un mercato in fase di stallo.
Trattandosi di un accessorio è evidente che ogni abito, e principalmente cappotto e soprabito reclamano un diverso cappello. Le passerelle di Sì sposa ci hanno mostrato un ritorno del tight o morning dresse (perché il tight va portato solo di giorno) per il matrimonio, anche se con falde più corte del tradizionale. L’eleganza maschile dice che su questo abito bisognerebbe portare il cilindro; grigio sul tight grigio, ma solo per lo sposo; nero sul tight nero degli altri invitati. Ma oggi il cilindro è veramente difficile da trovare e comunque difficile da portare. Le occasioni limitatissime, forse una sola volta nella vita, a meno di essere frequentatori di Ascot.
Ma andiamo agli altri cappelli. Come scegliere il cappello adatto? Bisogna innanzi tutto cercare una proporzione tra l’altezza e la grandezza della cupola e la larghezza della falda che devono essere adeguate alla dimensione e forma del viso. Inoltre la proporzione del cappello deve essere in armonia con la propria corporatura; per esempio, una persona bassa di statura non deve portare cappelli dalle falde troppo larghe. Una persona con il volto rubicondo o con la barba dovrebbe indossare cappelli ampi rispetto a una persona col volto più sottile; infatti l’ombra creata dal cappello grande snellisce un volto tondo, mentre fa scomparire un viso piccolo e affilato. Per portare bene il cappello bisogna anche badare all’inclinazione della falda rispetto alla fronte: non si deve far altro che mettersi davanti allo specchio per trovare la posizione più opportuna al proprio viso. Ciò che è certo è che il modo di portare il cappello rivela l’intenzione di chi lo porta.
Altro aspetto importante è la scelta del colore che sia a tono con il soprabito o cappotto se lo si indossa, altrimenti l’accostamento è con il vestito o con le scarpe. Con soprabito grigio il cappello può essere grigio, blu o nero; con soprabito blu il cappello è blu o grigio; con soprabito verde, può essere verde o marrone.
Cerchiamo ora di abbinarli ai vari tipi di abito per non sbagliare già alla partenza.
Il cappello più classico è il fedora o Borsalino, nome della casa che produce cappelli e che si usa per indicare genericamente il cappello di feltro. Può essere portato con qualsiasi tipo di abito, allora diventa importante la scelta del colore. Si tratta appunto di un cappello di feltro soffice che può essere arrotolato quando non serve. Incavato nella sua lunghezza sulla cupola e pizzicottato anteriormente da entrambe le parti, nella forma classica ha una fascia di seta più scura; le falde più o meno larghe possono essere modellate per personalizzare il modo di portarlo. Il nome proviene dal titolo di una sceneggiatura, scritta per Sarah Bernhardt dove l’attrice interpretò la principessa Fedora, l’eroina della commedia, indossando un cappello simile a un borsalino. La fedora diventò una moda femminile che durò fino alla prima parte del XX° secolo. Poi passò ad essere copricapo maschile.
Per mantenerci tra le icone più rinomate dei nostri giorni, Michael Jackson portava un mitico e immancabile Fedora bianco o nero con fascia anche grigio perla, a seconda del costume di scena, con tesa larga e posizionato molto in avanti a coprirgli il viso. Ma un Fedora marrone è anche il cappello di Indiana Jones e, – parole di Harrison Ford – è bastato indossare il cappello e prendere in mano la frusta per rientrare nel personaggio dopo una pausa lunga 18 anni.
Su un abito sportivo o almeno con giacca tweed è d’obbligo un trilby marrone di feltro. Per intenderci è il cappello tipicamente inglese che gli uomini devono portano ad un evento ippico ed essere di una misura più piccolo della testa che lo calza. E’ a tesa morbida rivolta tipicamente all’insù dietro, sul davanti può essere rivolta anche verso il basso; pizzicottato nella parte anteriore da entrambe le parti, incavato nella parte centrale della cupola, il nastro della cupola è piccolo. Più modernamente il trilby ha la calotta depressa in forma circolare e il nastro anche colorato.
Fedora, borsalino, trilby sono i cappelli di feltro morbido, l‘homburg è invece di feltro semirigido con l’orlo delle falde rivolto in alto e bordato, ha una fascia mediamente alta e la cupola è percorsa in tutta la lunghezza da una depressione. E’ cappello adatto a persone mature e va portato con soprabiti e cappotti di una certa importanza. Era il cappello che Humphrey Bogart e più recentemente Harrison Ford portavano in Sabrina nella parte del maturo fratello uomo d’affari che conquista ed è conquistato dalla giovane e chic figlia dell’autista di famiglia
Il tweed hat, immediatamente associato al professor Higgins di My Fair Lady o all’ ispettore Clouseau del La pantera rosa, è morbido di tweed (quindi non di feltro). La stessa forma può essere di tessuto impermeabile. È portabile su un completo tweed e comunque con un completo sportivo. E’ anche il cappello scelto dai pescatori perché pare ci si possano agganciare le esche. Anche un berretto con visiera dalla linea piatta può accompagnare un completo tweed.
Ma non abbiamo terminato con il cappello. Vedremo sulle strade estive indifferentemenet portati da uomini o donne i panama. Anch’essi comodissimi, perché possono piegarsi e riporsi in una tasca e… meraviglia: quello autentico resiste ai più violenti acquazzoni estivi senza mutare il suo aspetto. Il panama è cappello esclusivamente estivo, da portarsi su abiti di lino o comunque completi un po’ ricercati. Su abiti sportivi estivi è decisamente meglio scegliere altri cappelli o dei semplici copricapo come il berretto di baseball.