Il ritorno della Haute Couture di Raffaella Curiel sulle passerelle di Milano
Bella!
E’ la sintesi assoluta della collezione haute couture autunno inverno 2018-19 di Raffaella Curiel presentata con un giorno in anticipo sull’apertura della MFW P/E 2019: un interessante preludio alle collezioni del pret-a-porter. Forse un invito a portare a Milano anche le sfilate dell’Alta Moda italiana? Anche quelle che sfilano a Parigi? Perché no! Altaroma da tempo ha tolto dai suoi eventi di gennaio e luglio a Roma, il lemma Altamoda, definendo così un cambio di rotta sul contento delle sue manifestazioni. Vedremo cosa ne pensano i “signori della moda”, coloro che hanno voce nei vari enti che promuovono il Made in Italy.
Ma andiamo alla collezione di Lella Curiel.
Abituate alle, numericamente, ricchissime collezioni della stilista milanese-che spaziavano dall’abito da mattina fino alla mise da red carpet o da matrimonio reale, per terminare nell’abito della sposa stessa, come è di prassi nelle sfilate di haute couture-, al passaggio dell’abito bianco siamo rimaste deluse. Avremmo voluto che la collezione autunno inverno 2018-19 ci mostrasse ancora altro del lavoro della stilista milanese che ritorna sulle passerelle dopo il passaggio due anni fa sotto il controllo cinese, e dopo le ridotte, ma ugualmente preziose, presentazioni in Via Montenapoleone e la bella esposizione storica del settembre del 2016 che narrava la storia dell’atelier e ne anticipava il futuro.
Una collezione haute couture, questa di settembre 2018, di completi quasi esclusivamente da sera – pochi gli abiti corti con soprabito- realizzata con grande opulenza nei tessuti e nelle lavorazioni, quasi a voler abbagliare i partners cinesi, ma anche con tutta la sofisticata maestria dell’alta moda italiana.
Una collezione dai forti richiami orientali mediati dall’arte del viennese Gustav Klimt, e dal Movimento della Secessione Viennese. Raffella Curiel, non è nuova a trovare la sua ispirazione nell’arte pittorica, specialmente nella Mitteleuropa di fine ottocento, inizi novecento. Accoglie qui con grande capacità di assimilazione e espressione personale, molte delle istanze dei seguitori di Klimt nell’avventura Secessionista: le sublimate geometrie di Hoffman, di Otto Wagner e Koloman Moser, o il colorismo fauve ed espressionista di Egon Schiele; se ne allontana poi per esprimersi attraverso il surreale optical e la cifra architettonica ipercromatica di Hundertwasser, pittore contemporaneo austriaco. Forse è il riferimento a questo pittore che rende impossibile definire la paletta dei colori della collezione che si rompe in mille sfumature, come nell’abito e mantello di velluto stampa multicolor, mantello reversibile con fodera di chiffon plissé o l’abito lungo con mantello in broccato oro e velluto decoupé. Il blu si declina in nuances infinite e cangianti: turchese, lapislazzuli nell’abito di chiffon plissé con mantello georgette turchese e bronzo con collo fil coupé foderato di velluto dévoré turchese e bronzo; bluette e verde nell’abito ricamato con mantello di velluto stampato verde, oro, bluette. Il prugna – un altro colore non avrebbe raggiunto lo stesso risultato – rende unico l’abito longuette di jersey e chiffon con scialle di chiffon sempre prugna bordato di struzzo. L’arancio è declinato in un abito di chiffon drappeggiato con giacca di broccato arancio con occhi ellittici multicolor bordati in oro antico; un delicato rosa per l’abito di velluto e chiffon devoré: E poi i verdi smeraldo malachite o peridot. Il bianco è riservato all’abito da sposa , in tulle ricamato, con bordure cigno e visone bianco.
Chiudiamo con due osservazioni. La sfilata ha trovato un luogo adattissimo alla bellezza ed eleganza della collezione: la Casa degli Atellani, una dimora storica di Milano voluta nel Quattrocento dal Ludovico il Moro, in Corso Magenta, accanto al Cenacolo Vinciano. Una residenza dal grande fascino dove ha dimorato Leonardo da Vinci e dove è stata messa in luce la celebre Vigna di Leonardo, aperta al pubblico e visitata con curiosità durante l’EXPO di Milano.
La seconda osservazione riguarda ancora la collezione: è intitolata Curielovesyou e questa espressione riprodotta nel bordo di parecchi completi esprime quasi una promessa di Lella Curiel a custodire attraverso le sue creazioni la femminilità, quel fascino naturale della donna che l’abito deve esaltare, vigilando perché la sensualità – che accompagna naturalmente la femminilità- non scada mai in erotismo e in volgarità.