Il ritratto e la maschera ispirano Stella Jean per l’A/I 2016-17
Grande emozione alla sfilata di Stella Jean A/I 2016-17 complice la performance dal vivo del gruppo gospel ‘Soul Voices’ di Milano che ha accompagnato le uscite ed ha e coinvolto emotivamente il pubblico. Emozionatissima la stilista nel backstage che ha certamente sentito nel lungo applauso finale la piena condivisione del pubblico per il suo lavoro.
La collezione rappresenta un nuovo passo avanti nella sua maturazione professionale da parte della stilista che in questa prova dimostra di aver raggiunto una più convincente sintesi tra la sua anima europea e le sue radici creole. Si tratta di una maturità stilistica che parte evidentemente da un maggiore approfondimento del suo concetto di multiculturalità ed anche dall’esplorazione di ambiti sempre nuove, non solo di culture diverse, ma di espressioni diverse all’interno di ogni cultura esplorata.
Per realizzare questa collezione Stella mette a confronto il ritratto, espressione, nella cultura europea, del ricordo degli avi e la maschera lignea che nella cultura africana è evocativa degli antenati; indica poi una sintesi artistica di queste due modi di rapportarsi, a chi ci ha preceduto, nei ritratti di Brâncuși, Modigliani, Giacometti, Picasso che, affascinati dall’arte tribale sub Sahariana, ritraevano i volti alla maniera delle maschere africane.
Su questa linea di ispirazione la collezione è molto coerente. Ci è sembrata fuori tema, anche se la giustificazione era segnata nella cartella stampa – un omaggio ad una icona della tradizione italiana-, la riproduzione della silhouette del carabiniere sulle gonne, e sulle giacche: molto ben rappresentata, anzi affettuosamente ed elegantemente rappresentata. In omaggio all’Italia la stilista ha salutato il pubblico prelevando dalla collezione uno dei pantaloni realizzati appunto con bande laterali come sono nelle divise dei carabinieri.
Al di la del contenuto culturale ed etico che porta sempre con sé il lavoro di Stella Jean, la collezione si ammira perché la stilista è capace di riprodurre ancora una volta con tratti europei composti ed equilibrati, capi africani dirompenti nelle forme e nei colori o di stampare su tessuti come seta i contorni astratti di una maschera tribale o i disegni geometrici della pittura murale di alcuni popoli africani.
Un classico tubino midi è realizzato in stoffa a stampe africane e sulla candida pettorina si fronteggiano due scimmie color oro. Le coloratissime coperte tribali che potremmo definire blokcolor recintate da greche in cotone sono ben portate dalle modelle e non stonano accanto ai classici capospalla della più pura tradizione europea. Giacche arricchite da stampe e ricami; trench, Montgomery e loden coprono abiti e gonne di cotone con sovrapposizioni di pannelli che riproducono le colorate geometrie delle pitture murali dei popoli Ndebele dello Zimbawe o gonne in seta sono adornate con maschere africane elegantemente riprodotte. Riuscitissimo, chic, l’abito lungo scuro con una ampia pettorina profilata in rosso con geometrie astratte che richiamano i totem. Elegante la maglieria che come il resto dei capi utilizza frammenti di disegni o maschere africane.
Anche gli accessori hanno un richiamo africano, come le ciabattine piatte con motivi ricamati e applicazioni di pelliccia che possono stare anche nelle galosce “copriscarpe” trasparenti.
Le clutch in plexiglass e con applicazione di piume colorate i sono realizzata ad Haiti con la collaborazione della designer keniota-americana Carol Muthiga anche lei vincitrice di “Who is on Next?”. I gioielli provengono invece dalla Jewellery by Contemporary Artists London di Elisabetta Cipriani che invita importanti scultori e pittori internazionali a creare esclusive ‘wearable sculptures’, sculture indossabili realizzate in materiali preziosi.