Il vestito “s’adda sapè purtà!”
L’ho scoperta quasi per caso e mi è piaciuta subito moltissimo questa poesia di Eduardo De Filippo intitolata “Il vestito alla moda”, tanto che adesso voglio condividerla con voi.
Pochi sanno che il sommo drammaturgo, attore e regista napoletano, morto 30 anni fa, componeva anche versi bellissimi, in apparenza semplici e lievi, in sostanza intensi e profondi, che gli sgorgavano dalla penna quando voleva “rilassarsi” durante la stesura di un’opera teatrale. Come ha raccontato egli stesso, “mi succedeva, a volte, riscrivendo una commedia, d’impuntarmi su una situazione da sviluppare, in modo da poterla agganciare più avanti a un’altra, e allora, messo da parte il copione, per non alzarmi dal tavolino con un problema irrisolto, il che avrebbe significato non aver più voglia di riprendere il lavoro per chissà quanto tempo, mi mettevo davanti un foglio bianco e buttavo giù versi che avessero attinenza con l’argomento e i personaggi del lavoro interrotto. Questo mi portava sempre più vicino all’essenza del mio pensiero e mi permetteva di superare gli ostacoli… A poco a poco ci ho preso gusto e ora scrivo poesie anche indipendentemente dalle commedie” (dalla quarta di copertina de “Le poesie di Eduardo”, Torino, Einaudi, 1975).
La poesia che qui propongo risale alla fine degli anni ’40, un periodo di grande creatività artistica che aveva già sortito importanti commedie come “Napoli milionaria” e “Filumena Marturano”, destinate ad un successo internazionale.
Rispecchiando lo stile ironico e giocoso di tanta parte della produzione edoardiana, anche questi versi piacevolmente scherzosi sottendono in realtà una visione seria e – si potrebbe dire – “filosofica” del mondo, che nasce da una lucida e disincantata meditazione sui problemi dell’esistenza, specie se contestualizzati in una città come Napoli dove l’arte di sopravvivere ha sempre giocato un ruolo fondamentale.
Vestirsi “da fesso” diventa così una scelta di vita per andare avanti, per conquistarsi un posto nella società, per essere riconosciuti, accettati e amati. Comunque – afferma Eduardo – “non è un vestito facile…. s’adda sapè purtà!”. In effetti è un abito di fattura complessa, la cui trama elaborata “si tesse con l’età”, ma ti garantisce che “quando te lo cuci su misura, dovunque arrivi fai la tua figura”.
Alla fine però si intravede in controluce una domanda inespressa, che il poeta lascia al fascino del silenzio: “Dove resta intanto il nostro vero abito, quello non alla moda, quello che avremmo preferito indossare e che forse abbiamo ormai perduto o ridotto in brandelli?”.
Lasciamo allora la scena a Eduardo De Filippo. Ed ecco qui finalmente le argute tre strofe de “Il vestito alla moda”, che senza dubbio anche voi gradirete assaje:
1.Ci sta chi vuol vestire con abiti sportivi, e chi si vuoi sentire nel classico.Perciò, si fa il due petti grigio, e quello blù da sera; e per il pomeriggio si sceglie un bel marrò.Ci sta chi compra e mette int’ ‘o stipone addirittura una collezione. Per la caccia mi vesto così. Per le corse mi metto colì.E gli manca, vi giuro, un bel dì, pure il tempo di fare pipì.Io senza st’impaccio riscuoto successo; sapete che faccio? Mi vesto da fesso.Però, però…. c’è un «ma»: Non è un vestito facile…. s’adda sapè purtà! 2. La stoffa è delicata I fiocchi di filato Ma quando te lo cuci su misura, Tu non parli; ti metti a sentì, Ti togli lo sfizio, Però, però…. c’è un «ma»: 3. Ce vò l’atteggiamento, Perchè ti metti a posto Assumere lo sguardo un poco assente, Tu, distratto, te miette a sentì, Ho visto che, in fondo, Però, però…. c’è un «ma»:
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