Imperscrutabile Gemma
La bella stagione si avvicina e con l’estate arriva il colore, anche nei gioielli, che si fanno più leggeri, freschi, vivaci, prediligendo pietre dure, semipreziose, capaci di far sbizzarrire la fantasia. Largo, quindi, al verde marino della giada!
Un ponte fra cielo e terra: così i Cinesi considerano questa pietra dal fascino indecifrabile (Yu in lingua originale), conosciuta ed utilizzata per ornamenti, armi ed utensili già nel IV Millennio a.C. Ancora oggi in Cina è diffusa la credenza che questa gemma sia dotata di poteri mistici e possa predire la buona o la cattiva sorte di una persona, a seconda che presenti aspetto brillante od opaco.
In effetti, la giada è da sempre un “fenomeno” strettamente cinese, sebbene giacimenti notevoli siano stati individuati, secoli or sono, in Guatemala, California, Russia, Giappone e soprattutto Myanmar (ex-Birmania), regione che attualmente rappresenta la fonte primaria per il materiale di più elevata qualità.
L’uomo primitivo, con molta probabilità, raccoglieva facilmente tali gemme in sassi lungo i corsi d’acqua, mentre oggi l’estrazione risulta assai meno agevole, specie quando i depositi sono ubicati in mezzo a giungle frequentate da pericolosi guerriglieri, come sovente avviene in Myanmar.
Fino al 1863 col termine giada venivano designati vari minerali, ma in quell’anno lo studioso francese Damour distinse rigorosamente la giadeite e la nefrite (varietà dominante negli impieghi degli antichi), entrambe classificabili come giada.
La durezza e la tenacia sono i fattori più rilevanti per valutare questa pietra. La tenacia, in particolare, è direttamente correlata alla struttura microscopica interna (mentre la nefrite presenta una massa di fibre unite, la giadeite ha un assetto granulare compatto, con elementi costitutivi fibrosi). Importanti sono anche il colore e la tessitura, che dipendono dalla distribuzione dei diversi elementi chimici. Tali caratteristiche sono insite nella gemma già al momento della sua formazione geologica, ma possono subire modificazioni successive, ad esempio nell’alveo dei fiumi dove i ciottoli sono esposti agli attacchi di acidi organici portati dalle acque. Questi acidi dissolvono le parti più tenere e generano una tessitura più porosa che consente agli ossidi di ferro di penetrare nella materia e di conferirle la tipica colorazione.
L’aspetto cromatico della giada, tuttavia, è suscettibile di decise variazioni per effetto di trattamenti termici; ma è anche risaputo che è possibile alterare il colore e la tessitura mediante il contatto con sostanze organiche in decomposizione. Si ritiene, addirittura, che non pochi commercianti privi di scrupoli seppelliscano intagli di giada moderni in fosse con cani morti, così da ottenere una patina di antichità sulle gemme.
Come anticipato sopra, la più cospicua sorgente di Giada è quella birmana e proprio a Rangoon (capitale del Paese) ogni anno si svolge una grande asta denominata “Emporio Gemmologico”. E’ fondato il sospetto, comunque, che una parte sostanziale della produzione sia oggetto di contrabbando attraverso la giungla nel nord della vicina Thailandia per essere smerciata a Bangkok, da cui prende soprattutto la via dello sconfinato mercato cinese.
Il maggior centro di commercializzazione resta comunque Hong Kong, città che ospita numerose attività di intaglio e trattamento.
Accanto alla vera giada, si possono inoltre collocare vari minerali e rocce di tonalità verde noti appunto come “simulanti della giada”: tra questi, il serpentino bowenite, il quarzo avventurina, il calcedonio verde e miscele di albite, diopside e giadeite, tutti alquanto ingannevoli (in passato, comunque, gli abili intagliatori già conoscevano l’effettiva differenza, al punto che i lavori migliori con pietre di qualità superiore venivano eseguiti su giada autentica).
Oggi, oltre all’occhio esperto, per riconoscere a colpo sicuro la giada dalle imitazioni ed identificare i materiali trattati, sono di notevole ausilio lenti, microscopi, costose apparecchiature per diffrazione a raggi rossi, sofisticati spettrofotometri.
Infine, alcune simpatiche curiosità.
Il termine nefrite deriva dal greco nephros, rene, in riferimento alla presunta capacità della gemma di curare le malattie di questo prezioso organo. Utilizzata fin dalla preistoria più remota, la nefrite assunse un valore religioso e, in particolare, in Cina venne legata al culto funerario, poiché ritenuta in grado di impedire il disfacimento del cadavere. Durante la dinastia Chang (secoli XVI-XI a.C.) la scultura in giada raggiunse il suo acme di perfezione, tuttora insuperabile, che portò a realizzare perfino complessi strumenti musicali, mentre nei secoli successivi divenne più minimalista e trovò espressione piena nella rappresentazione del prestigio dei Mandarini. Da sempre tipica dell’arte cinese è la creazione di statue di Buddha in giada, la più celebre delle quali, alta 1,50 cm, è tutt’oggi visibile nella Sala del Trono Mongolo, all’interno della Città Proibita di Pechino. Ai secoli XVI-XVIII d.C. risalgono, invece, le famosissime “montagne di giada”, blocchi di enormi dimensioni su cui venivano incisi poemi: una di queste, del peso di 300 Kg, è custodita al Walker Art Center di Minneapolis (USA).
La parola giada, donde il derivato giadeite, deve propriamente la sua origine allo spagnolo “ijada”, cioè fianco, in quanto i Cinesi credevano che per risolvere le affezioni dell’apparato urinario bastasse appoggiarne sul fianco un pezzo. In Cina la giadeite, che era molto nota ed usata in Giappone ed in America Centrale (Olmechi, Maya ed Aztechi la operarono stupendamente), cominciò ad essere importata solo a fine Settecento e fu battezzata “feits’sui”, ossia “martin pescatore”, poiché i colori vivaci delle piume di tale uccello evocano la brillantezza della gemma lucidata. A lungo, tuttavia, prevalse in Cina l’opinione che essa non fosse vera giada, per cui fu necessario attendere fino alla seconda metà dell’Ottocento per vederla impiegata in lavori di una certa importanza.
E per finire in bellezza, un suggestivo proverbio orientale: “Se la giada fosse distrutta, i ladri scomparirebbero, perché non resterebbe più nulla di valore da rubare”.
bellissima pietra importante.
bellissime pietra ,importante.