In oro per l’oro
Vorremmo celebrare una donna, oggi. Una donna, donna.
Bella, intelligente, brava. Grande.
Meritevole di essere arrivata dov’è e ricca ancora di molte promesse.
Abbiamo avuto tutti modo di ammirarla durante la premiazione della notte degli Oscar e di notare la sua disinvoltura così fresca e spontanea.
Non senza emozione ha dichiarato che “…quando realizzi di aver vinto è come essere investiti da una luce bianca”. Le crediamo “in toto”, certi del fatto che, pur aspettandoselo, il riconoscimento è sempre una sferzata di energia. E mai scontato.
Stiamo naturalmente parlando di Meryl Streep, talentuosa fin dagli esordi e sempre più traboccante di professionalità; vera “signora” del cinema, fiera ma quasi timida nel suo garbato modo di ringraziare, con sincera generosità, familiari, amici, colleghi. Una carezza a Viola Davis (per la quale aveva espresso il suo apprezzamento), una “corsetta” su quel palco che, a detta di tutti, fa tremare le gambe e la voce anche ai veterani del mestiere, un’esplosione di felicità mostrata attraverso gorgheggianti risatine e incontenibili sorrisi, un’esclamazione rivolta al cielo (…oh, my God!)……….. E tutti in piedi, ad applaudire quella statuaria figura, a sottolineare che, quando si ha davanti qualcuno davvero eccellente, non c’è posto che per la stima e il rispetto. Gli antichi greci veneravano la grandezza, attribuita a un dono divino, e ritenevano questa un esempio da imitare, non da demonizzare con ombrosi e cupi (ri)sentimenti.
Non abbiamo infatti rilevato note stonate tra le varie voci che si sono levate a commento della sua persona e della sua terza statuetta. Le uniche dissenzienti sono state quelle riguardanti il suo abbigliamento. Qualcuno ha avuto da dire per quel suo abito “tutto d’oro”, arrivando a definirlo simile all’involucro cartaceo di un noto cioccolatino. O come l’imitazione, di cattivo gusto, del premio ambito -quasi ad evocarlo. Mah! Può anche darsi, ma noi ci abbiamo visto dell’altro. Ben altro.
Abbiamo visto una magnifica creatura estrosa e raffinata al contempo. Avvolta dalla luce. Ironica e dotata della grazia di migliorare con gli anni, indifferente alla tendenza del “tutte giovani e immobilizzate dal botox” che, in quel mondo, le circuisce, quasi obbligandole a trasformare il proprio sé in una bizzarra caricatura alla ricerca perenne di un elisir inesistente.
Ci par di vederla mentre si “indora” tutta – a partire dai capelli biondi elegantemente raccolti- per apprestarsi a calcare quel tappeto rosso che, proprio come un “fil rouge”, accomuna passato e presente, testimone di bellezza e di bravura. Sì, in un “monocromatico” perfetto, dalla testa ai piedi, a omaggiare il più nobile dei metalli e il più prezioso dei colori. Oro, come il sole, come il grano (lei è nata il 22 di giugno, in pieno solstizio estivo, ça va sans dire..). Oro, inattaccabile, simbolo di valore e di lealtà, definito come duttile, tenero, malleabile. Senza tempo. Dunque, nei suoi “anni d’oro”, quelli della piena maturità, quelli in cui ha dimostrato di essere all’altezza di ruoli “elevati” insieme ad altri più leggeri e disimpegnati, cosa scegliere se non lo splendore aureo, lo scintillio eclatante di una tinta che esalta la personalità di chi può osare senza auto-compiacimento? Di chi può permettersi di essere “corollario” di un corollario? D’altra parte si era presentata in mise “Prada” per la nomination de “Il diavolo veste Prada”, dimostrando un anticonformismo e una voglia di giocare davvero prorompenti! Non è da tutti….
Ed ecco che per una straordinaria donna che si porta i suoi anni –e la sua vita- con la giusta sicurezza e la giusta “baldanza”, supportate da una solida fede per solidi valori (la sua famiglia numerosa, il suo amore monogamico, la sua amicizia manifesta, la sua solidarietà coi compagni di lavoro, il suo impegno sociale), non possiamo che trovare, senza neppure troppo stupirci, solamente risvolti davvero “belli”. Anche in questa sua contingente scelta di stile. Aldilà dei giudizi personali.
E scopriamo che, dietro un’apparente alterigia, quel suo abito Lanvin è stato confezionato seguendo le linee guida del “Green Carpet Ghallenge” –GCC-, iniziativa nata dalla moglie di Colin Firth (altro “regale” protagonista, lo scorso anno), l’italiana Livia Giuggioli Firth, sostenitrice di una moda consapevole ed eco-compatibile. Dunque in fibra eco-certificata. Uno sfoggio sobrio, diremmo, pur se sfavillante. Come lei, d’altronde. Lei, che ha in progetto, insieme ad altri, il “Museo di storia nazionale delle donne”. Perché, come ha dichiarato in un’intervista, “le donne hanno storie incredibili da raccontare, di cui non sappiamo nulla….”.
Bene, questa lady d’oro che, grazie ad una lady di ferro, è diventata tale per la terza volta (le altre due precedenti era in bianco accecante e nuovamente in oro, dunque sempre con un richiamo luminosissimo), accendendosi come una vera stella, l’aspettiamo di nuovo al varco, nonostante la sua esclamazione profetica un po’ negativa enunciata in mondovisione.
Nel film, la “sua” Margaret Thatcher, interpretata magistralmente e con grande veridicità, ad un certo punto si reca dal medico per un controllo e, rivolgendosi a lui, dice: “Non mi chieda come mi sento. Mi chieda cosa penso. Quello che pensiamo, diventiamo. Sono i principi a tenerci in piedi.”
Come non associare questo “flash”, mettendo insieme le cose, alla sorprendente poesia di un’altra sorprendente donna scomparsa da poco, Wislawa Szymborska…
VESTIARIO
“Ti togli, ci togliamo, vi togliete
cappotti, giacche, gilè, camicette
di lana, di cotone, di terital,
gonne, calzoni, calze, biancheria,
posando, appendendo, gettando su
schienali di sedie, ante di paraventi;
per adesso, dice il medico, nulla di serio
si rivesta, riposi, faccia un viaggio,
prenda nel caso, dopo pranzo, la sera,
torni fra tre mesi, sei, un anno;
vedi, e tu pensavi, e noi temevamo,
e voi supponevate, e lui sospettava;
è già ora di allacciare con mani ancora tremanti
stringhe, automatici, cerniere, fibbie,
cinture, bottoni, cravatte, colletti
e da maniche, borsette, tasche, tirar fuori
-sgualcita, a pois, a righe, a fiori, a scacchi- la sciarpa
riutilizzabile per protratta scadenza”.
Noi ci auguriamo che “la sciarpa” di Meryl abbia ancora tanto da svolazzare. Magari per giungere a toccare un’altra meta, un altro record, quello della “grandissima” Katharine Hepburn. Il film che la premiò per la quarta volta si intitolava “Sul lago dorato”…….
Dorato??? Guarda un po’, che coincidenza…..