Incontro con la signora della moda: Raffaela Curiel
Ci incontriamo in un tardo pomeriggio di luglio a Roma, nei giorni successivi alla chiusura dell’ ultima edizione del fashion week AltaRomaAltaModa. Raffaella Curiel mi accoglie con naturale affabilità nel salottino della sua suite invaso da scarpine multicolore disposte in ordine sparso sul pavimento, e da stender con su le meraviglie dell’ultima “elisabettiana” collezione presentata a Roma al Palazzo delle Esposizioni. Indossa un abito in seta avorio e blu, calze velate e un paio di décolleté in nuance.
In ordine, distinta, perfetta, nonostante la calura estiva.
Inizia così Il colloquio con una delle più brave couturier italiane.
La sua Maison ha radici antiche. Fondata nella Trieste della belle époqué da Ortensia Curiel, sua prozia, riproposta nella Milano del dopoguerra da sua madre Gigliola, è magistralmente condotta da lei ancora oggi affiancata dal 1993 da sua figlia Gigliola.
Quale è l’elemento di raccordo nella tradizione Curiel ?
“Una costante fatta di composta eleganza, signorilità, e doviziosa attenzione al dettaglio. Un filo teso ad un equilibrio perfetto”.
E’ noto che Raffaella Curiel attinge dall’arte l’ispirazione per la realizzazione delle sue collezioni, omaggiando nel corso del tempo artisti di varie epoche e maestranze, lo scrittore parigino Marcel Proust, l’inglese Oscar Wilde, l’iconica Zelda Fitzgerald moglie di F. Scott Fitzgerald, la coraggiosa pittrice messicana Frida Khalo, e altri illustri nomi che hanno con la loro personalità e il loro talento segnato epoche.
C’è un periodo storico o un personaggio che particolarmente ama?
“ Apprezzo tutte le epoche e la storia dell’arte mi affascina sempre. Sono stata la prima stilista ad assorbire l’arte nelle sue proposte. Mi seduce il periodo della belle époqué, e il periodo de “Il grande Gasby”, i ruggenti anni ‘20, che ho omaggiato con una collezione”.
Da ormai qualche tempo è in auge una nuova cultura della “moda”, “la moda” low cost: quale è la sua opinione rispetto a questo nuova tendenza?
“Penso che la questione possa essere considerata sotto un duplice aspetto. La si può considerare un’opportunità per il ceto medio basso, ormai tutti possono essere ben vestiti spendendo cifre contenute. L’aspetto negativo é che non sono più le persone che usano la moda come mezzo di comunicazione del sé e di personalizzazione, ma è la moda che usa le persone riducendole a strumento di massificazione di idee e immagini”.
“ Una disfatta per lo stile, l’originalità e la distinzione”.
Come percepisce il futuro della moda Italiana?
“Unicamente nella tradizione. Non vedo allo stato attuale nuove leve interessanti, non mi è dato conoscere un nuovo vero talento, non un Armani, non un Valentino; vedo con mio sommo dispiacere, superficialità nel lavoro, mancanza di approfondimento, poco studio, tradotto inevitabilmente in poca conoscenza. Il nostro lavoro richiede amore e dedizione e – non anche o non solo – fama di gloria: è l’amore che deve muovere mente e mani, non i guadagni, che non saranno poi per tutti, né per tutti uguali. I “big” della moda mondiale possono contarsi su quattro mani, dunque sono non più di venti. Per queste ragioni, l’unico futuro che in questo momento storico riesco a immaginare nella moda Italiana è quello delle storiche case di moda, e spero che loro riescano a perpetuare la tradizione delle proprie Maison in nuove leve. Confido molto nei corsi che Valentino si è proposto di realizzare.”
Cosa pensa delle scuole di moda che il panorama Internazionale offre?
“Trovo che le scuole Italiane propongano una didattica insufficiente, apprezzo Polimoda a Firenze. La scuola migliore è a mio avviso il Central Saint Martins College of Art & Design”.
Meglio la scuola o la sartoria per imparare?
“Una buona sartoria è una guida sul campo, arte pratica. C’è penuria, dunque necessità, di persone che conoscano e riconoscano i tessuti, che sappiano tagliare e cucire. Abbiamo bisogno prima di tutto di sarti”.
Cosa suggerisce ad un giovane stilista?
“Di essere curioso, fare ricerca. Per la mia ultima collezione, – ispirata ai Tudor e dedicata alla Regina Elisabetta seconda- ho letto molti libri, visitato altrettanti musei, ho trascorso molto del mio tempo all’Albert and Victoria Museum di Londra. Dunque studiare, sempre, ovunque, e molto.”
Cosa è etico nella moda?
“Aver misura.”
Si conclude così l’incontro con la Signora Raffaella Curiel .
Donna pratica, coraggiosa e schietta. Lavoratrice infaticabile carismatica talentuosa e di grande temperamento. Custode della rara abilità di interpretare sogni di donne appartenenti all’alta borghesia e aristocrazia mitteleuropea e internazionale.
La signora della moda mostra una grande attenzione all’essenziale. E lo dimostrano le plurime onorificenze ricevute, due per tutte: il Cavalierato di gran Croce della Repubblica Italiana e L’Ambrogino d’Oro della Provincia di Milano; ma anche, lo dimostra, la sua grande umanità e gli ausili concreti alle fasce sociali deboli, in favore dei bambini down, per esempio, e della lotta contro il cancro. E ci ricorda, che l’amore per il proprio lavoro e la rettitudine, sono da sempre le ragioni della vittoria.