Intervista a Beppe Modenese,Presidente onorario della CNMI
La moda italiana dell’ultimo mezzo secolo porta il sigillo di Beppe Modenese, grande organizzatore di eventi, ma soprattutto instancabile promotore del “made in Italy” nel mondo col suo stile personale, consapevole che per vincere occorre possedere una visione d’insieme del meccanismo, unire le forze e coniugare creatività ad esperienza, cultura a natura, classe a pragmatismo.
Definito dal prestigioso Women’s Wear Daily “Primo Ministro della Moda Italiana”, Modenese è l’arbiter elegantiarum che nel 1978 ha lanciato il salone Modit (con il contemporaneo varo del Centro Sfilate) per l’affermazione del prêt-à-porter milanese, trasformando gli ambienti della Fiera in uno scrigno accogliente, con tanto di boutique di gioielli, ristorante raffinato, galleria d’arte, e valorizzando l’immagine di efficienza della città meneghina (“Volevo creare una città nella città, perché chi andava in Fiera non si annoiasse” ha affermato). Ma soprattutto esercitando una funzione “maieutica” nei confronti di stilisti che poi sarebbero divenuti big, assistendo alla nascita ed alla crescita di marchi, imprese, fatturati. Insomma, novello Garibaldi, anch’egli in un certo senso ha fatto l’Italia (della moda) ed ha pure cercato di fare gli Italiani (eleganti)
Consacrato come sommo maître da altre manifestazioni all’insegna del savoir faire nazionale (Modaparma, Ideacomo, Mipel, Ideabiella), si è sempre distinto per originalità e bon ton, tenendo persino una rubrica televisiva di stile.
Di recente è stato padrino del progetto “Made” (acronimo di moda, arte, design, eventi), marchio unico delle fiere milanesi del sistema moda, volto ad affermare la centralità della filiera italiana in tutta la sua complessità, dal tessile, agli accessori, all’abbigliamento.
Beppe Modenese, che è Presidente Onorario della Camera della Moda, l’ente che gestisce le più importanti rassegne del fashion system in Italia, ama molto i gioielli (di cui ha anche disegnato una linea maschile) e gli accessori in generale: “Non definiamoli accessori. Sono l’essenza dell’abbigliamento” ha dichiarato una volta, spiegando: “Sono diventati indispensabili compagni, con i loro colpi di colore, da quando, dopo le stravaganze del “˜700, i vestiti degli uomini hanno preso tonalità scure”.
Questo ambasciatore dello stile italiano nel pianeta nutre una speciale passione per i gemelli (indossa solo camicie con il polso per siffatti preziosi), che colleziona da sempre, così come colleziona gli orologi (non li indossa, però).
In virtù del suo eclettismo, della sua autorevole rappresentatività, delle sue esperienze e conoscenze, abbiamo voluto chiamarlo in causa per sapere cosa pensa delle attuali moda e gioielleria italiane, nonché dei loro reciproci rapporti.
I settori italiani d’alta gamma possono contribuire più sensibilmente a favorire il rilancio economico?
Per riuscirci devono lavorare insieme maggiormente, privilegiando la dimensione della collaborazione rispetto a quella del particolarismo.
Che rapporto ha con i gioielli e quale ruolo attribuisce ad essi nella moda?
Nutro un grande amore per i gioielli, ma ritengo che vadano usati con cautela.
Per sé quali accessori orafi ama di più? E in generale quali preziosi apprezza maggiormente?
Amo sempre molto i gemelli per le mie camicie. Ma francamente amo tutti i gioielli e le cose belle in genere.
Cosa pensa della gioielleria italiana?
Trovo meritevole che cerchi di mantenere una propria linea con coerenza, che è quella di conservare la qualità e, nello stesso tempo, cercare di considerare prezzi più ragionevoli.
E’ possibile, secondo Lei, creare eventi che cerchino di unire abiti e gioielli? Per quale motivo quelli finora svoltesi non hanno avuto molto successo?
Il gioiello è molto differente da un abito.
Quale attenzione la Camera della Moda rivolge verso il settore orafo? Sono in programma iniziative per sviluppare sinergie?
Non mi risultano iniziative particolari, anche se la Camera della Moda considera il settore orafo un elemento indispensabile per la moda.
Cos’ha in serbo il futuro per la moda italiana (gioielli compresi), secondo Lei?
Io credo che la moda italiana sia molto agguerrita e voglia conservare la posizione che si è faticosamente meritata. Io sono un ottimista, perché credo che malgrado tutto la moda italiana, con la sua creatività e competitività, riuscirà a conservare la posizione raggiunta, continuando l’operazione di unicità che l’ha contraddistinta. Sono certo che la gioielleria seguirà lo stesso percorso.
Di cosa è fatta la moda di qualità oggi?
Una volta le persone per bene dicevano che il vero lusso non si deve vedere. Io continuo a pensare la stessa cosa. C’è una differenza fra qualità e lusso: il lusso può finire, la qualità rimane.
Più collaborazione, più cautela, più qualità, più ragionevolezza nei prezzi e meno pretese di coniugare a tutti i costi abiti e gioielli: meditate, cari orafi, meditate”¦
E’ confortante, comunque, che il grande Modenese veda in questo settore “un elemento indispensabile per la moda” e sia ottimista sul suo futuro, che dovrà essere all’insegna della creatività e dell’originalità, con un occhio (anzi, due) al fattore competitività.