JAMES: oltre la moda
Sarà il grande sarto dominicano Oscar de la Renta, insieme agli attori modaioli Sarah Jessica Parker e Bradley Cooper, oltre alla “solita” direttrice di Vogue America Anna Wintour e all’ereditiera Aerin Lauder (nipote di Estée), ad inaugurare a New York la retrospettiva “Charles James: beyond fashion”, ospitata dal Costume Institute del Metropolitan Museum dal 6 Maggio al 10 Agosto di quest’anno. La mostra, ambientata nelle nuove gallerie museali, è un’occasione imperdibile per ammirare 100 dei più famosi capi creati dal raffinato stilista anglo-americano in 50 anni di carriera (dal 1929 alla morte avvenuta nel 1978, all’età di 72 anni).
James fu il “Leonardo da Vinci della moda” (come lo soprannominò il mitico cappellaio Roy Halston Frowick quando lo assunse nel suo atelier) ovvero il maestro indiscusso dei tagli architettonici e dei modelli plasmati come sculture. In questo senso esercitò un’influenza sensibile su couturier come Christian Lacroix, Zac Posen, Gianfranco Ferrè e appunto Oscar de la Renta. I suoi lussuosi abiti da sera erano il “sogno” delle donne degli anni ’40, periodo in cui egli si trasferì dalla capitale francese a New York, realizzando i suoi “classici”, a cominciare dalle straordinarie cappe a fiocco e sontuose mantelle, per arrivare ai fastosi esemplari da ballo con tagli a spirale e volumi a palloncino. Facoltosi personaggi come la mondana Mona Bismarck (considerata una delle donne meglio vestite al mondo), la giornalista di costume Austine Hearst, la collezionista d’arte nonché fashion icon Millicent Rogers, persino le colleghe stiliste Coco Chanel ed Elsa Schiaparelli lo adoravano e ne erano assidue clienti.
Charles James, il maggior couturier che la moda americana abbia mai prodotto, era effettivamente “beyond fashion”, come recita il titolo dell’esposizione al Met, oltre la moda, perché era all’incessante ricerca delle proporzioni ideali da applicare al suo stile, con rigoroso approccio scientifico, per valorizzare al meglio il fisico femminile. In questo modo egli giunse a ridefinire la silhouette negli anni ’40, sposando la preziosità del velluto alla levità del satin, la morbidezza della seta al dinamismo del crêpe, e arrivando a concepire abiti fastosi i cui nomi erano programmi di fanta-scultura: “Leaf Clover”, “Butterfly”, “Tree”, “Swan”, “Diamond”
In mostra a New York, oltre ai modelli più noti, sono esposti vari bozzetti, disegni e fotografie, come quella scattata nel 1948 da Cecil Beaton per Vogue, considerata tra le immagini più belle e significative di tutta la moda di James.
Amico di sommi couturier francesi come Madame Gres, Christian Dior, Paul Poiret, da cui certamente trasse ispirazione, Charles James si considerava prima di tutto un artista e, di fatto, le sue creazioni ancora oggi appaiono come opere d’arte: lo comprova il lungo studio estetico che egli dedicava ad una “semplice” cucitura o ad un dettaglio apparentemente secondario; poteva focalizzare l’attenzione su una manica per anni! Ad ogni stagione non esitava a rielaborare tutti i modelli originali, i cui componenti erano intercambiabili, e non a caso ebbe sempre difficoltà ad adattarsi alla logica dei grandi numeri ossia alle esigenze della grande distribuzione (pure collaborò con la catena E. J. Korvette), preferendo sempre la nicchia dell’haute couture, a lui assolutamete congeniale. Così, per tutta la vita James continuò ad inventare nuove tecniche sartoriali e tessili, cimentandosi anche nel design di gioielli e addirittura di mobili.
E’ un giusto omaggio, dunque, quello che il Metropolitan Museum di New York gli rende con questa importante rassegna, riconoscendogli un ruolo di prim’attore nella storia della moda americana, ovvero il titolo di “genio strutturale”, in grado di creare gli abiti più complessi e cerebralmente eleganti del XX secolo.
Post scriptum: in occasione della mostra al Met saranno inaugurati i nuovi spazi del Costume Institute col nome di “Anna Wintour Costume Center”. La ragione per cui l’influente direttrice di Vogue US si vede intestare parte di un museo – onore concesso a pochissime persone viventi – è presto detta: la Wintour, che siede nel board dell’ente dal 1999, è riuscita finora a raccogliere con eventi da lei organizzati 125 milioni di dollari, grazie a cui è stato possibile rinnovare le sale del Costume Institute. Così a Maggio ammireremo la nuova galleria principale da 400 mq e il nuovo laboratorio di conservazione per i 35mila abiti e accessori custoditi nel “leggendario” archivio museale. E scusate se è poco!